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Per la critica del capitalismo

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Andrew Kliman
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Professore Dipartimento di Economia, Pace University, Pleasantville, New York

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Se è corretto, non correggetelo

Andrew Kliman

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È precisamente questo fatto che costituisce l’evidenza più forte che queste ‘interpretazioni corrette’ sono sbagliate. Lo scopo di un’interpretazione, dopo tutto, è di dare senso alle opere originarie. Dato che il TSSI fa questo ma le cosiddette “interpretazioni corrette” non vi riescono, queste interpretazioni debbono essere rigettate come inadeguate.

 

5. La valutazione simultanea contro la teoria del valore di Marx

Ma perché sono sbagliate le prove delle contraddizioni interne di Marx? Perché le cosiddette versioni corrette delle sue teorie negano i suoi risultati teorici? E come può il TSSI ottenere questi risultati senza ‘correggere’ Marx?

La risposta è semplice. Le prove dei critici, così come tutte le loro ‘correzioni’, sono simultaneiste, cioè adoperano una procedura nota come valutazione simultanea. Come vedremo tra poco, tale valutazione è incompatibile col principio su cui si basa la teoria del valore di Marx, il principio che il valore è determinato dal tempo di lavoro. Cosi tutte le ‘correzioni’ negano i suoi risultati perché rigettano implicitamente il nocciolo della sua teoria del valore. Le prove delle contraddizioni falliscono perché le cosiddette contraddizioni scompaiono se non si valutano le cose simultaneamente. [1] E il TSSI ottiene i risultati di Marx soprattutto perché rifiuta la valutazione simultanea sostituendola con la valutazione temporale e con il principio che il valore è determinato dal tempo di lavoro. [2]

Ma che cos’è la valutazione simultanea e come contraddice il sopramenzionato principio?

La valutazione simultanea è il metodo che sopprime i cambiamenti nei prezzi, o valore delle merci, nel tempo. Si immagini che il grano è prodotto usando solo grano dello stesso genere, piantato come seme, più il lavoro dei contadini. Un teorico del simultaneismo sosterrà che un quintale del seme di grano piantato al principio dell’anno vale tanto quanto un quintale di grano raccolto alla fine dell’anno.

È facile vedere come questa procedura contraddice il principio di Marx secondo cui il valore è determinato dal tempo di lavoro. Secondo la valutazione simultanea, se un quintale di seme di grano vale &5, un quintale di produzione del grano deve valere anche &5, senza tenere conto di quanto i contadini hanno dovuto lavorare per produrlo. Avrebbero potuto affaticarsi per 1000 ore, o solamente per 10 ore--o per nulla del tutto! Non fa differenza; il valore del grano prodotto non può essere al di sopra né al di sotto del prezzo del seme di grano. Così la dimensione del valore del grano non dipende dall’ammontare di lavoro richiesto per la sua produzione.

In altre parole, la valutazione simultanea in effetti impedisce ai cambi nella produttività di influenzare il prezzo, o valore, del grano. Si contrapponga questo al mondo reale: quando la produttività aumenta--quando lo stesso ammontare di lavoro genera più prodotto----i prezzi delle merci tendono a cadere. Questo è in essenza ciò che Marx voleva dire quando sostenne che il valore è determinato dal tempo di lavoro. Ma in effetti non c’è bisogno che Marx ci dica questo; ogni coltivatore sa che può ottenere un prezzo più alto per un quintale del suo grano dopo un cattivo raccolto che dopo uno buono. Simultaneismo, d’altro canto, implica che un quintale del grano prodotto non può valere più di un quintale del seme di grano dopo un cattivo raccolto, né meno di un quintale del seme di grano dopo un buon raccolto.

Naturalmente, nessuno crede veramente che i prezzi rimangano costanti nel tempo nel mondo reale. Tuttavia, ciò è esattamente quanto i teorici del simultaneismo sostengono quando tentano di dimostrare che Marx ha peccato di contraddizioni interne e tentano di correggerlo. Se i suoi risultati teorici contraddicono i risultati teorici ottenuti da loro quando valutano tutto simultaneamente, essi dichiarano che Marx pecca di errori e contraddizioni interne.

 

6. Profitto senza pluslavoro nella valutazione simultanea

Sopprimendo i cambiamenti nei prezzi che risultano da cambiamenti nella produttività, il simultaneismo implica che in effetti il profitto non ha nulla a che fare col lavoro non retribuito dei lavoratori. Per capire perché questo è così, sarà utile considerare l’uso che V. K. Dmitriev fa della valutazione simultanea per tentare di confutare la teoria di Marx del profitto.

Dmitriev è il più famoso predecessore della teoria economica di Sraffa. Scrivendo un secolo fa, perseguì inflessibilmente la logica del simultaneismo fino alla sua conclusione logica: il profitto non richiede per nulla il lavoro umano. Possiamo, argomentò, "immaginare un caso nel quale tutti i prodotti sono prodotti esclusivamente dalle macchine, così che nessuna unità di lavoro vivo,..partecipa alla produzione... Vi può essere [un] profitto industriale... [,] un profitto che non differirà essenzialmente in qualsiasi modo dal profitto ottenuto da capitalisti attuali. [Dmitriev 1974:63]

“[Sebbene] il lavoro salariato non è usato nella produzione,... vi sarà ciononostante plusvalore, e... ci sarà di conseguenza, profitto sul capitale.” [Dmitriev 1974:214]

Dmitriev non menzionò mai Marx per nome, ma dal suo uso di termini come "lavoro vivo" e "plusvalore" è chiaro chi il suo obiettivo era Marx. Che il redattore del libro di Dmitriev potesse affermare che "il suo sistema di pensiero è compatibile con le teorie economie marxiane" (Nuti 1974:7) indica solamente come fosse lontana la teoria economica marxiana convenzionale da quella di Marx fin dal 1974.

Per tentate di provare questa tesi, Dmitriev costruì un esempio complesso nel quale vari tipi di macchine producono macchine nuove così come beni di consumo. Tuttavia, il punto essenziale emerge più chiaramente se noi consideriamo un caso nel quale un tipo di macchina produce repliche di se stessa senza qualsiasi lavoro umano. Supponiamo che l’anno comincia con 10 macchine. Queste macchine non esistono più alla fine dell’anno,--si sono consumate--ma nel frattempo hanno prodotto 12 repliche di se stesse.

Il profitto è qualsiasi valore le 12 macchine nuove hanno meno qualsiasi valore le 10 macchine originali avevano. In principio, quindi, il profitto potrebbe avere qualsiasi valore. Il profitto sarà alto se una macchina nuova vale più di un uno originale, e basso o anche negativo se vale meno.

Mi sembra tuttavia che la teoria del valore di Marx implica che il profitto sarà zero. Nella sua teoria, il lavoro vivo è la sola fonte del "valore nuovo," cioè di tutto il valore aggiunto nel processo di produzione. Qui non c’è lavoro vivo, così non c’è nessuno valore aggiunto. La somma di valore col quale i capitalisti incominciarono l’anno, il valore delle 10 macchine originarie, è la somma di valore con la quale essi finiscono l’anno. Così le 12 macchine nuove valgono precisamente quello che le 10 macchine originarie valevano, e il profitto è zero.

Si noti che il prezzo di una macchina è caduto. Ciascuna macchina nuova vale solamente dieci dodicesimi di quello di una macchina originaria.

È precisamente per evitare questa caduta nel prezzo--cioè, precisamente ricorrendo alla valutazione simultanea--che Dmitriev dotò le sue macchine della capacità di creare valore nuovo, e così il profitto. Se il prezzo di una macchina rimane costante, le 12 macchine nuove devono valere più delle 10 macchine originarie, così che il profitto deve essere positivo.

E tuttavia, perché mai il prezzo unitario dovrebbe rimanere costante? Dmitriev non utilizzò una sola parola per giustificare questa asserzione. Senza di essa, tuttavia, il suo tentativo di confutare la teoria di Marx crolla.

Ciò che Dmitriev in effetti dimostrò fu la incompatibilità della valutazione simultanea con la teoria marxista del profitto. Non importa che un’economia completamente automatizzata non sarebbe capitalista; il punto è che il profitto in tale economia "non differirebbe essenzialmente in alcun modo dal profitto ottenuto da capitalisti attuali". Ne segue che anche se il lavoro umano è impiegato, esso non è la fonte del profitto. La fonte del profitto, secondo il simultaneismo è il fatto che l’output fisico è più grande dell’input fisico.

In marcato contrasto con Dmitriev, teorici posteriori del simultaneismo hanno dato meno rilievo a questa contraddizione tra i loro modelli e la teoria di Marx. Ma la contraddizione ancora è là, perché non ha nulla a che fare con come il teorico si pone nei confronti Marx. È una conseguenza necessaria della valutazione simultanea.

 

7. Pluslavoro senza profitto nella valutazione simultanea

 

Abbiamo visto che “le correzioni” simultaneiste implicano che vi può essere profitto anche se non vi è pluslavoro. Ma queste correzioni implicano anche che il profitto potrebbe essere negativo anche se vi è stato pluslavoro. Così secondo queste correzioni qualche cosa di più che pluslavoro sarebbe necessario per il profitto. Ma anche questa conclusione contraddice la teoria di Marx.

Il problema è di nuovo il simultaneismo. Fluttuazioni nei livelli di produzione e dei prezzi di beni diversi possono produrre profitti negativi nonostante un pluslavoro positivo quando le cose sono valutate simultaneamente. I lettori che desiderano verificare questo fatto dovrebbero considerare l’esempio presentato nella Tabella 1 [3].

Questa tabella è presentata a guisa di dimostrazione, non per una chiarificazione supplementare. I lettori che non desiderano verificare la prova possono saltarla senza perdita di continuità.

In questo esempio il profitto è negativo, sebbene il pluslavoro sia positivo, a causa del modo nel quale il livello della produzione e il prezzo di bene B hanno fluttuato. In realtà, tali fluttuazioni non sono probabilmente abbastanza grandi da produrre casi nei quali il profitto è negativo, sebbene il pluslavoro sia positivo. Tuttavia ciò non vuole dire che il simultaneismo è compatibile con la teoria del profitto di Marx. Al contrario, vuole dire che il simultaneismo implica che qualche cosa più del pluslavoro--livelli di produzione e prezzi che non fluttuano troppo--è necessario affinché il profitto sia positivo.

Questa conclusione, come la conclusione che il pluslavoro non è necessario affinché il profitto esista, si applica a tutte le interpretazioni simultaneiste di Marx, anche quelle che "risolvono il problema della trasformazione". Tali soluzioni valgono solamente per un caso speciale (e non interessante) nel quale i tassi di interesse di tutti i settori sono uguali. Tutte le interpretazioni simultaneiste implicano in generale che il pluslavoro non è né necessario né sufficiente affinché il profitto esista.

Il TSSI, al contrario, implica che il pluslavoro è necessario e sufficiente affinché il profitto (corretto per l’inflazione) esista. La prova è complessa. Il lettore interessato dovrebbero consultare Kliman (2001).


[1] Nel suo tentativo fallito di dimostrare che la spiegazione di Marx della trasformazione dei valori in prezzi di produzione conduce ad un collasso del processo di riproduzione, Bortkiewicz naturalmente adottò la procedura non simultaneista di valutazione di Marx. Tutti gli altri tentativi di dimostrare l’esistenza di errori o di contraddizioni interne si basano su valutazioni simultaneiste.

[2] Al fine di ottenere i risultati teorici di Marx, la valutazione temporale deve essere combinata con la interpretazione di “un unico sistema”. Secondo tale interpretazione, Marx sostenne che l’ammontare di denaro che i capitalisti investono nel processo di produzione dipende dai prezzi degli inputs che essi comprano. Non usò un altro, immaginario, sistema in cui gli investimenti dipendono dai valori di tali inputs. Come vedremo, non è possibile combinare la valutazione simultanea con l’interpretazione di “un unico sistema”.

[3] Alcuni simultaneisti definiscono il ‘lavoro necessario’ (che si ottiene sottraendolo dal lavoro vivo al fine di ottenere il pluslavoro) come il valore dei beni consumati dai lavoratori. Se il tasso del salario è minore di &1 per ora e se i lavoratori consumano solo il Bene A, il pluslavoro nell’esempio di cui sopra sarà positivo secondo tale definizione. I fautori della ‘nuova interpretazione’ e la interpretazione simultanea del sistema unico al contrario definiscono il lavoro necessario come i salari monetari diviso per il MELT (l’espressione monetaria del tempo di lavoro). Il pluslavorodeve essere positivo secondo tale definizione perché il MELT simultaneista è negativoin entrambe le ore nell’esempio.