8. La
"ridondanza" e la "mancanza di significato" del valore in un
sistema simultaneo
Durante le ultime tre decadi, si è discusso molto della
cosiddetta "ridondanza" del concetto di valore. Gli sraffiani, così
come alcuni economisti marxisti, hanno sostenuto che anche se i saggi di
profitto possono essere espressi in termini di valore, essi sono determinati in
effetti da "quantità fisiche"--inputs, outputs e il paniere dei beni
di consumo dei lavoratori. Questa nozione di solito è stata discussa in
connessione col "problema della trasformazione," ma in effetti la
ridondanza del valore non ha nulla a che fare con le deviazioni dei prezzi dai
valori. La ridondanza è puramente una conseguenza della valutazione simultanea.
Se si rigetta la valutazione simultanea si elimina la ridondanza del valore.
Questo può essere visto chiaramente considerando di nuovo il
caso di un’economia nella quale il grano, l’unico prodotto, è prodotto
solamente per mezzo di semi di grano e lavoro vivo. (Tale "modello del
grano" è un concetto utilizzato da molti teorici del simultaneismo,
specialmente gli sraffiani.) In tal caso non ci può essere per definizione un
"problema della trasformazione"--un trasferimento di valore tra
settori- e quindi non ci può essere una deviazione dei prezzi dai valori. Così
il prezzo di grano è uguale al suo valore.
Supponiamo che i capitalisti agrari investano 10 quintali di
grano all’inizio dell’anno, da usare come seme e per pagare i salari, mentre 12
quintali di grano sono raccolti alla fine dell’anno. Se valutiamo
simultaneamente l’investimento e la produzione--cioè se si stabilisce che hanno
lo stesso prezzo per quintale-- i 12 quintali di produzione devono valere
precisamente 20% più dei 10 quintali che furono investiti inizialmente. Così
il profitto deve essere uguale a 20% della somma di valore investita. Ma il
profitto come una percentuale degli investimenti è precisamente quello che è
chiamato il saggio di profitto. Così il saggio di profitto deve essere del 20%.
Ora si osservino due cose. Prima, non interessa quello che è
il valore (= il prezzo) del grano. Che sia alto o basso, il saggio di profitto
è sempre del 20%. Conseguentemente il valore è ridondante. (Che mondo
meraviglioso! I coltivatori non devono preoccuparsi se il prezzo del loro grano
cade, né devono sciupare soldi per fare pubblicità e ricerche di mercato per
ottenere un prezzo più alto.) Secondo, il saggio di profitto è identico al
tasso di incremento del grano, il 20% è la differenza tra il grano prodotto e
il grano investito. Se il raccolto fosse stato solo di 11 quintali, il saggio di
profitto sarebbe stato del 10%. Se il raccolto fosse stato di 13 quintali, il
saggio di profitto sarebbe stato del 30%. Così il saggio di profitto è
determinato esclusivamente da quantità fisiche--inputs, outputs e il paniere
dei beni di consumo.
È chiaro che queste conclusioni dipendono essenzialmente
dalla valutazione simultanea. Se il valore del grano non è costante, ma è
determinato dal tempo di lavoro--se, in altre parole, il suo valore cade quando
la produttività cresce--le conclusioni sono completamente opposte. Supponiamo
che il valore iniziale sia di £156 al quintale, mentre il valore della
produzione del grano è anche di £156 se sono stati raccolti 11 quintali, ma
cade a £143 se sono stati raccolti 12 quintali e £132 se sono stati raccolti
13 quintali. In tutti i tre casi, il saggio di profitto è del 10%. Il saggio di
profitto non dipende più solamente su quantità fisiche. Dipende anche da
cambiamenti nel valore del grano. Il valore non è più ridondante.
Il nostro modello del grano ci permette anche di illustrare
in un modo semplice un’altra conseguenza della valutazione simultanea, i
valori negativi. Supponiamo che 10 quintali di grano siano stati piantati
all’inizio dell’anno, e i contadini lavorano 4.000 ore in quell’anno.. Ma a
causa del cattivo tempo solamente 8 quintali di grano sono raccolti. Mi sembra
che la teoria di Marx implichi che gli 8 quintali prodotti valgono più dei 10
quintali di seme di grano, perché il lavoro vivo ha aggiunto valore nuovo
durante la produzione. Ma il simultaneismo ci dice che gli 8 quintali valgono
solamente otto decimi dei 10 quintali originari. Questo conduce al risultato
senza significato che il valore per quintale misurato in termini di tempo lavoro
è - 2.ooo ore di lavoro.
Questi esempi dimostrano che la valutazione simultanea
implica che il valore è ridondante, e che i valori possono essere negativi,
anche quando i prezzi sono uguali ai valori. Questi problemi non hanno perciò
nulla a che fare col cosiddetto "problema della trasformazione". E
quindi anche le interpretazioni del simultaneisti di Marx che "risolvono il
problema della trasformazione" implicano che il valore è una nozione
ridondante e senza significato.
9. La legge del saggio crescente di profitto nell’interpretazione
simultanea
Ritorniamo, infine, al perno della teoria di Marx della crisi
capitalista, la legge che Marx considerò essere "la legge più importante
dell’economia politica moderna": la legge della caduta tendenziale del
saggio di profitto. Come abbiamo visto, la valutazione simultanea contraddice
elementi chiave delle teorie di Marx per una ragione molto semplice: è
incompatibile con la determinazione del valore dal tempo di lavoro. In altre
parole, la valutazione simultanea impedisce artificialmente che aumenti di
produttività riducano i prezzi (valori) delle merci. Questa è la ragione per
cui il simultaneismo implica che la legge di Marx è falsa.
Marx argomentò che il saggio di profitto tende a cadere quando la
produttività aumenta e a causa di tale aumento di produttività [1]. I teorici simultaneisti hanno tentato di
provare che questo non può essere il caso. Essi sono d’accordo che il saggio di
profitto può cadere, ma non perché aumenta la produttività. In effetti, se
tutto è valutato simultaneamente, una produttività crescente tenderà
necessariamente a aumentare il saggio di profitto, non ad abbassarlo. Come si è
visto sopra, se aumenti di produttività causano un aumento della produzione del
grano da 11 quintali a 12 quintali, a 13 quintali per ogni 10 quintali di grano
investiti, questo " saggio di profitto materiale" aumenta
necessariamente dal 10% al 20% al 30%.
Tuttavia, non appena riconosciamo che un aumento della
produttività tende a deprimere i prezzi, la legge di Marx sembra del tutto
sensata. Spinte a cercare profitti sempre più alti, le imprese introducono
innovazioni sempre più produttive e labour saving. Da una parte gli aumenti di
produttività aumentano la produzione fisica in relazione agli inputs fisici. È
questo l’effetto su qui si focalizza il simultaneismo.
D’altra parte però c’è anche un effetto contrario che il
simultaneismo ignora: questi stessi aumenti di produttività tendono a causare
una caduta nel tempo dei valori e dei prezzi. Conseguentemente, il saggio di
profitto reale (in valore o prezzo) tenderà a cadere in relazione al "
saggio di profitto materiale" dei teorici del simultaneismo. È così
possibile che il saggio di profitto reale diminuisca continuamente nel tempo
sebbene il " saggio di profitto materiale" salga continuamente (si
veda, e.g., Freeman e Kliman 2000).
Senza informazioni ulteriori, non è possibile dire di più
sull’andamento del tasso di profitto nel tempo. Il suo percorso dipende da
come, e con che velocità, cambiano la tecnologia, i prezzi, i salari, e altri
fattori. Ma quanto detto dovrebbe essere sufficiente per spiegare come aumenti
di produttività possano causare una caduta del saggio di profitto e
quindi per spiegare cosa ci sia di erroneo con i tentativi del simultaneismo nel
dimostrare che tale caduta è impossibile.
Questo punto è molto importante, perché i critici di Marx
hanno tentato di respingere le sue teorie della caduta del saggio di profitto e
della crisi economica senza neanche esaminare l’evidenza empirica. Come John
Roemer (1981:113), un ’Marxista Analitico’ critico di Marx, ha notato, perché
esaminare l’evidenza empirica se la teoria Marxista della caduta del saggio di
profitto non può essere giusta?
La dimostrazione del TSSI che la teoria di Marx potrebbe
essere valida dimostra allo stesso tempo che questa teoria merita di essere
esaminata di nuovo, senza pregiudizi e sulla base dell’evidenza. I marxisti e
non-marxisti che escludono la teoria di Marx dal loro insegnamento e dalle loro
riviste non eliminano errori dalla scienza ma fanno opera di censura.
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[1] Qui e più
sotto uso la parola “tende” per indicare ciò che accadrebbe se non vi
fossero altri cambiamenti che controbilanciano o soppiantano la tendenza. Per
esempio, un eccessivo accumulo di debito pubblico e privato può stimolare la
spesa e quindi può controbilanciare la caduta tendenziale dei prezzi quando la
produttività aumenta.
Se i prezzi rimangono costanti o aumentano, la caduta
tendenziale del tasso di profitto può essere dislocata; le crisi economiche
possono prendere la forma di crisi finanziarie piuttosto che di crisi provocate
da una caduta della profittabilità.