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Tendenze della competizione globale

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Claudio Lozano
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Segretario Studi e Formazione e Direttore dell’Istituto Nazionale della CTA. Direttore del Centro Studi e Formazione della CTA

Eduardo Basualdo
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Ricercatore aggiunto dell’Istituto di Studi e Formazione della CTA. Coordinatore Area di Economia e Tecnologia della FLACSO. Ricercatore del CONICET. Membro della Commissione Direttiva del CELS

Martin Schorr
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Ricercatore Area Economia e Tecnologia della FLACSO

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I trasferimenti di risorse alla dirigenza economica durante la presidenza Duhalde. Il nuovo piano sociale del governo
Claudio Lozano, Eduardo Basualdo, Martin Schorr


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I trasferimenti di risorse alla dirigenza economica durante la presidenza Duhalde. Il nuovo piano sociale del governo

Claudio Lozano

Eduardo Basualdo

Martin Schorr

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La situazione descritta fino a questo punto, può essere esaminata anche fornendo una schematizzazione congiunta delle tre variabili per ogni tipo di capitale. In questo caso, è ragionevole organizzarla sulla base dei dati medi di ogni impresa:

- Nelle associazioni le esportazioni si stimano in media 111,9 milioni di $US, mentre il debito in entrambe le direzioni arriva a 297,4 milioni di $US. Questo significa che il coefficiente di debito sulle esportazioni è del 2,6 o, in altre parole, si hanno 2,6 dollari di debito interno per ogni dollaro di esportazione.

- Nei gruppi economici locali le esportazioni salgono a 227,4 milioni di $US per ogni impresa, mentre l’ammontare totale del debito è di 347,2 milioni di $US, per cui il coefficiente sopra menzionato è pari a 1,5.

- Nei conglomerati esteri le esportazioni arrivano a 326,3 milioni di $US per azienda, mentre il debito totale è di 526 milioni di $US. Pertanto, il coefficiente che misura i dollari di debito per ogni dollaro di esportazione si situa, in questo caso, a 1,6.

- Nelle imprese locali indipendenti le esportazioni ammontano a $US 224,5 milioni ed il debito totale è di $US 117,9 milioni, per cui il coefficiente è 0,98 (in altre parole, in questo segmento imprenditoriale, con meno di un dollaro di debito si finanzia un dollaro di esportazione). Nelle imprese multinazionali le esportazioni rappresentano $US224,5 milioni ed il debito totale è di $UA135,4 milioni. Di conseguenza, il rapporto debito/esportazioni ammonta a 0,6.

Emerge chiaramente che le imprese che risultano maggiormente legate all’uso di capitale estero sono casualmente quelle che hanno ottenuto i migliori risultati economici durante lo scorso decennio, ossia i gruppi economici nazionali, i conglomerati esteri e le associazioni; bisogna notare che quelle che mostrano un coefficiente migliore sono quelle che hanno avuto comportamenti meno dinamici. Questa situazione fa pensare che l’indebitamento è un meccanismo che mira a ridurre il patrimonio, abbassare il carico fiscale e, nel caso degli autoprestiti, smaltire l’eccedente.

Un altro punto importante da considerare è quale è stato il meccanismo principale di indebitamento per i diversi tipi di capitale. Per le associazioni il 70% dell’indebitamento viene, in questo contesto, dalla emissione di Obbligazioni Negoziabili. Per i gruppi economici di origine nazionale la situazione è la stessa. Nel caso dei conglomerati esteri le obbligazioni costituiscono il 82% del finanziamento totale. Nelle imprese indipendenti, il 86% del finanziamento viene dall’indebitamento interno e nelle imprese multinazionali il 68% del finanziamento considerato in questa esposizione corrisponde al sistema finanziario nazionale. Discriminazione che favorisce quelle che sono le frazioni dominanti che, dopo aver liquidato i propri passivi interni che ammontavano a somme estremamente elevate, sostengono lo sviluppo di un’assicurazione cambiaria sui loro debiti esterni, vale a dire con associazioni, gruppi economici e conglomerati stranieri.

Le considerazioni precedenti possono essere completate dall’analisi della tabella 3, in cui si riporta a che tipo di entità bancaria nazionale sono debitrici le diverse strutture imprenditoriali.

I numeri confermano il processo di esterizzazione del sistema finanziario nazionale, evidenziando che il 73,3% del totale del credito esaminato è assegnato alla banca straniera; il secondo posto, come si può osservare, è occupato dalla banca pubblica (aspetto che potrebbe mettere in dubbio, ovviamente in base a dei dati più completi, il ruolo della stessa banca come supporto dello sviluppo delle PyMES e delle economie regionali). D’altro canto, mentre le associazioni costituiscono il soggetto di credito principale delle banche straniere, i gruppi economici hanno questo ruolo per la banca pubblica; l’importanza che le associazioni hanno anche come soggetto di credito della stessa banca non può, chiaramente, essere considerata separatamente dal fatto che in queste strutture partecipano anche molti gruppi economici a capitale locale.

Certamente, e nonostante ciò che si è detto rispetto all’importanza che ha per le Associazioni il finanziamento attraverso le obbligazioni negoziabili rispetto al loro debito totale, la rilevanza che mostrano come soggetto di credito del sistema finanziario nazionale indica che sono state, insieme ai gruppi economici, una dei principali beneficiari del processo di liquidazione implicito nella pesificazione 1 a 1.

3. I benefici ottenuti dal vertice con la svalutazione e la pesificazione

Le tabelle 4 e 5 offrono una prima panoramica sia in valori assoluti che in termini medi per ogni azienda della partecipazione di ogni tipologia imprenditoriale nelle variabili analizzate. Così, e confermando ciò che si è detto a proposito delle scelte e della concentrazione dei trasferimenti delle entrate prodotti, si può osservare che vi sono solo 7 imprese che sono presenti in tutte le variabili; sette imprese che rappresentano il 15,8% delle esportazioni totali, il 11,1% del debito interno, e il 19,3% delle obbligazioni negoziabili emesse, congiuntamente, dal vertice imprenditoriale qui analizzato. L’unità economica considerata presenta esportazioni di aziende che ammontano a $US 413,5 milioni e un volume totale di indebitamento per impresa che raggiunge i $US 646,2 milioni. Il coefficiente del debito sulle esportazioni di queste unità economiche si situa a 1,6, che significa che per ogni dollaro di esportazione si richiedono 1,6 dollari di debito. Questa specie di “vertice dentro il vertice” incorpora tre gruppi economici, tre conglomerati stranieri e soltanto una associazione (vedere l’Allegato 1 di questo documento). Inoltre, è chiaro che, vista la maggiore tendenza all’esportazione dei tre conglomerati stranieri e dei tre gruppi economici, questi stessi sono i maggiori beneficiari dalle risoluzioni del governo.

Per completare la descrizione dei vantaggi ottenuti a seguito delle misure adottate dalla presente amministrazione, è necessario aggiungere alle 7 imprese già esaminate, le 51 aziende che mostrano una presenza simultanea in due delle variabili analizzate; all’interno del sottogruppo, quelle che occupano il ruolo principale in termini di benefici ottenuti sono, principalmente, le 14 aziende che compaiono contemporaneamente come esportatrici e come debitrici interne (Allegato 2). Infine, esaminando le imprese che compaiono solamente in una delle variabili, devono essere considerate beneficiate dalla strategia ufficiale le 33 aziende indebitate con il sistema finanziario nazionale (Allegato 4) e le 48 esportatrici (Allegati 5 e 6). Inoltre, le sette imprese che appaiono nelle tre variabili, le 26 aziende che combinano obbligazioni negoziabili e indebitamento interno, le 11 che possiedono obbligazioni e esportazioni e le 36 che hanno solamente obbligazioni negoziabili sono quelle che oggettivamente spingono per la stipulazione di una nuova assicurazione sui cambi, che permetta loro di liquidare e statalizzare i debiti con l’estero. In questo senso, si deve dire che il debito globale tramite obbligazioni negoziabili di questo ridotto gruppo di grandi aziende ammonta a un totale di US$ 18.787 milioni.

La tabella 6 fornisce i risultati dell’esame del coefficiente tra le esportazioni e debito interno che può certamente essere considerato un indicatore della “liquidazione o guadagno cambiario” realizzato dai principali agenti dell’economia argentina.

Ancora una volta, esponiamo la situazione dei diversi tipi di capitale; si può notare come raddoppi il coefficiente in tutti i casi7, e come restino situati in una situazione privilegiata le imprese multinazionali ed i conglomerati stranieri. L’ampiezza di questi benefici o “Guadagno Cambiario” in termini di valori assoluti si dà nella tabella [1].

I risultati ottenuti indicano che il guadagno cambiario realizzato ammonta a US$13.132 milioni, considerando il tasso del cambio che vige in media attualmente (due pesos per un dollaro) [2]; questo guadagno è il risultato del sussidio statale (0,4 pesos per dollaro), della liquidazione, sentita dai risparmiatori intrappolati nel “corralito finanziario”, e, in linea più generale, delle caratteristiche di insieme della società. Si tratta dunque di una cifra superiore a quella necessaria per finanziare lo shock distributivo che la CTA e il FRENAPO hanno provocato, e che è stata avallata da una Consulta Popolare, con conseguenze per più di 3 milioni di argentini. Somma che, d’altro canto, indica che nei quaranta giorni di vita della attuale amministrazione gli agenti economici considerati in questa sede si sono appropriati del 9% del PIL; di questo totale, il 30,2% è stato preso dai conglomerati stranieri, il 27,0% dalle imprese internazionali, il 22,2% dai gruppi economici nazionali ed il 14,6% dalle associazioni.

Infine, la tabella 8 presenta il ranking dei principali agenti economici che hanno beneficiato della svalutazione e della pesificazione dei debiti privati, in base al tipo di cambio che vigeva durante la convertibilità (1 peso=1 dollaro). Bisogna specificare che questa tabella, costruita in base all’Allegato 6 che comprende le 139 imprese avvantaggiate dalle misure officiali sopra dette, è elaborata esaminando i diversi tipi di imprese (associazioni, gruppi economici locali, conglomerati stranieri, imprese internazionali e imprese nazionali indipendenti) e quindi, nel caso dei gruppi economici e dei conglomerati stranieri, raggruppa i dati delle esportazioni, dell’indebitamento interno in base alle holdings proprietarie delle diverse imprese. In altre parole, la tabella indica l’appropriazione di guadagni straordinari realizzati sia dalle imprese che dai principali gruppi imprenditoriali del paese. La presente stima, bisogna specificare, è per difetto, dal momento che sono state prese in considerazione solamente le 139 aziende che sono indicate nell’Allegato 6, circostanza che esclude l’esame di imprese esportatrici o indebitate con il sistema finanziario locale, che fanno parte dei gruppi elencati nella tabella 8, e che si situano dopo le 80 principali aziende che si presentano in ogni variabile.


[1] Questo raddoppiamento del coefficiente deriva dal fatto che, come frutto della svalutazione, l’ammontare delle entrate delle imprese esportatrici si raddoppia (considerando un cambiamento del tipo di cambio dell’ordine del 100%), mentre i suoi passivi interni, dopo la pesificazione alla pari 1 peso=1 dollaro, sono rimasti costanti. In relazione con quest’ultimo fatto, bisogna sottolinare che, come risultato della politica di svalutazione promossa dal governo e della pesificazione di tutti i debiti in rapporto 1dollaro = 1peso, si registra una liquidazione diretta di tutti i debiti in dollari (probabilmente, la maggioranza), e una indiretta di quelli in pesos (un debito di, per esempio, $100 milioni equivaleva, prima della liquidazione, a $USA 100 milioni , mentre ora, considerando la parità di 1 dollaro=2pesos, ammonta a $50).

[2] Prima delle recenti misure del Governo per imporre limitazioni alle esportazioni (20% per quelle del petrolio, 10% in quelle agricole e pastorizie e 5% nelle comodities industriali), è necessario sottolineare che le stesse esportazioni sono estremamente ridotte, considerando l’esperienza storica, ad esclusione delle esportazioni del gas che sono sempre più importanti e si inseriscono in un contesto nel quale gli esportatori mantengono la capacità di regolare il tipo di cambio mediante la liquidazione di divisa.