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Continente rebelde

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Jaime Cesar Coelho
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Professore del Dipartimento di Economia e Amministrazione dell’Università Federale del MS. Insegnante in Sociologia Politica (UFSC) Dottorando dell’area di Stato e Politiche Pubbliche (IFCH-Unicamp)

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La sinistra, il nuovo governo e i movimenti sociali: la speranza brasiliana

Jaime Cesar Coelho

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Silver e Slater (2002) richiamano alla nostra attenzione il fatto che nei momenti di dominanza dell’alta finanza c’è una maggiore tendenza alle turbolenze d’ordine politico. Il rapporto tra il mercato e lo Stato (Polanyi) è sempre, in questi momenti, conflittuale, perché ciò che è in gioco è la disputa per l’eccedente in regime di scarsezza e l’alta competitività all’interno della struttura imperfetta del mercato. I governanti della sinistra camminano sul filo del rasoio dinnanzi alla disputa tra le aspettative della popolazione che lo ha eletto e i signori del mercato che possono rendere più o meno proibitiva la sua permanenza al potere. Il tempo è una variabile chiave. Su quest’aspetto Lula dovrà fare una scelta ora che non potrà fare in futuro, poiché il suo governo ha una speranza di vita di quattro anni, con la possibilità della rielezione secondo la legislazione elettorale in vigore.

Uno dei meccanismi che l’attuale governo è riuscito a creare per uscire da questa disputa è stato il Consiglio per lo Sviluppo Economico e Sociale (Conselho de Desenvolvimento Econômico e Social), con rappresentanti delle forze sociali più organizzate del paese, ossia coinvolgendo pastori, preti, organizzazioni non governative, centri sindacali e organizzazioni di rappresentanza dell’imprenditoria. Il coordinamento del consiglio è stato affidato all’ex prefetto di Porto Alegre, Tarso Genro. Figura conosciuta per le raffinate doti intellettuali e per l’amministrazione, piena di successo, dello stato del Rio Grande do Sul, l’ex prefetto sta cercando di portare avanti lo spinoso compito di ricerca di alcuni elementi di consenso sul tema della riforma previdenziale e tributaria. La strategia del governo è quella di assumersi la responsabilità esclusiva dell’elaborazione delle proposte che saranno avviate dall’esecutivo al legislativo.

È difficile sapere quale è il limite delle concessioni all’interno del gioco di interessi. L’unica certezza è che il governo ha la responsabilità non soltanto di governare, ma anche di sostenere un progetto della sinistra che è stato costruito con molto sacrificio dalle generazioni presenti e da quelle passate. In qualche modo il governo non potrà governare nella stessa maniera per tutti. Il progetto principale dell’attuale gruppo al potere è quello di costituire un ambiente sociale meno diseguale. Per questo è necessario approfondire la democrazia e pertanto limitare la libertà del capitale, che nel mio modo d’intendere differenzia la sinistra dalla destra liberale. È molto chiaro, sin dall’immediato dopo elezioni, che il governo Lula non si fa carico di una proposta di governo socialista. Spesso molti settori all’interno della sinistra e del PT fanno resistenza nell’ammetterlo, ma è importante che si chiarisca: il PT non è un partito di sinistra tradizionale e il suo programma attuale è molto più moderato di quanto si proponeva alla sua fondazione.

Del resto, fino ad ora, si è avuta l’impressione che l’attuale governo si sia mostrato più vicino alle aspettative dei suoi elettori tradizionali nella politica estera. La risoluta posizione nel conflitto venezuelano e la chiara manifestazione di dissenso verso la guerra contro l’Iraq, hanno mostrato un governo vicino al popolo e ai principi dei partiti che fanno parte dell’attuale gruppo governante. Sul piano interno le discordie sono aumentate. La gestione ortodossa dell’economia e la gestione confusa delle politiche sociali hanno provocato le reazioni d’importanti settori della società.

La grande sfida, mi sembra, debba essere quella di trovare delle risposte alle proposte di riscatto sociale che sono alla base della vittoria di Lula, poiché questo governo dovrà agire in maniera ferma nella costruzione di un nuovo modello economico, senza mettere a rischio la governabilità. È giusto avere pazienza, senza dimenticare che il futuro si fa a partire dal presente.