Rubrica
Teoria e storia del movimento operaio

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Roberto Fineschi
Articoli pubblicati
per Proteo (2)

Dottorando all’Univ. degli Studi di Palermo

Argomenti correlati

Nella stessa rubrica

Classe lavoratrice, sindacato, storia del Movimento Operaio
Alessandro Mazzone

Modelli teorici o descrizioni storico-sociologiche? Per una rilettura della sussunzione del lavoro sotto il capitale
Roberto Fineschi


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Modelli teorici o descrizioni storico-sociologiche? Per una rilettura della sussunzione del lavoro sotto il capitale

Roberto Fineschi

Formato per la stampa
Stampa

5. Per mostrare concretamente come le categorie formali di cooperazione interna, di essere-parte ed essere-appendice fino alla sostituzione con l’automa si delineino logicamente attraverso la produzione capitalistica, Marx usa come esempio le configurazioni concrete in cui questi processi si sono presentati storicamente, ossia la cooperazione semplice, la manifattura e la grande industria. Attraverso queste figure storiche, quelle forme teoriche hanno fatto il loro ingresso nella produzione capitalistica. Significa questo che le figure coincidono con le forme che rappresentano? Alla luce di quanto si è detto ciò appare una forzatura ed una semplificazione: identificando figura e forma si finisce per sostituire la seconda con la prima e si riduce la teoria del modo di produzione capitalistico alla descrizione storico-sociologica di come funzionava il capitalismo della rivoluzione industriale. Questo modo di procedere ha conseguenze decisive da un punto di vista teorico ma anche politico:

1) considerare il “capitalismo odierno” qualcosa di diverso da quello descritto da Marx. Se invece guardiamo alle determinazioni di forma abbiamo immediatamente la percezione di come le categorie elaborate da Marx non siano poi così estranee all’oggi, anzi di come esse indicassero allora delle linee di tendenza che oggi molto più di allora si sono realizzate su larga scala;

2) considerare lo “operaio massa” l’unico soggetto storico possibile. Se resta vero alla luce di quanto detto che in una configurazione particolare, in una fase della storia del capitalismo, l’operaio massa sia stato effettivamente la figura più rappresentativa della forma, ciò non significa che essa non possa avere altre figurazioni, anche più sviluppate. Ciò che conta - e che vale la pena sottolineare ancora una volta - è che col venir meno di una figura non necessariamente viene meno la forma. In realtà Marx parla di “lavoratore complessivo” (Marx, 1890: 555ss.), che è appunto cooperazione, parcellizzazione ed automazione progressiva del lavoro necessario, sussunzione sotto uno scopo transindividuale; è questo il nuovo “contenuto materiale” che si instaura grazie al modo di produzione capitalistico e come tale non è legato alla “fabbrica” più di quanto non lo sia qualunque altro tipo di attività che rispetti le determinazioni formali indicate. Che invece di lavorare al tornio ci si trovi davanti ad un monitor con una cuffia alla bocca non fa differenza da questo punto di vista.

6. Il lavoratore complessivo si delinea quindi come categoria molto più ampia e complessa di quanto non fosse la figura dell’operaio di fabbrica e può essere interpretato sia intensivamente che estensivamente; se da una parte lo si può leggere come singola unità produttiva, dall’altra, in senso estensivo, vi si può cogliere, nella misura in cui la connessione capitalistica della produzione si realizza su scala sempre più vasta, l’insorgere di un’umanità integrata, di un lavoratore complessivo mondiale [1]. D’altronde è una delle tendenze di fondo del capitale ridurre al minimo il lavoro necessario; il suo limite - che nella crisi si manifesta - consiste nel vincolare comunque la riproduzione sociale all’estrazione di plusvalore a dispetto della grande produttività disponibile. Ma l’insorto contenuto materiale ha proprio nel superamento del lavoro necessario - non nella sua scomparsa assoluta (si bloccherebbe altrimenti la riproduzione sociale) ma nella scomparsa dal processo meccanico di uomini che lo realizzino per recuperarli nel lavoro universale della scienza - uno dei suoi punti di forza epocali; ciò inizia a realizzarsi in forme contraddittorie già sotto il capitale. Stando così le cose la cosiddetta “scomparsa del lavoro” non solo non contraddice la teoria marxiana, ma ne conferma la capacità di previsione.

Se questa è la dinamica epocale in cui giocano le forme individuate anche grazie all’analisi della sussunzione, resta uno dei compiti dello studioso contemporaneo capire quali siano le nuove figure in cui tali forme si realizzino, in che rapporto esse stiano con i capitalismi empirici nazionali e transnazionali, con le circostanze particolari in cui sono calate. Ma confondere le figure con le forme significa far torto alla capacità teorica di Marx, oltre che privarsi di strumenti teorici fondamentali per la comprensione dell’oggi e quindi per la sua trasformazione.

 

Bibliografia

Backhaus, H.G., 1997. Dialektik der Wertform. Untersuchungen zur Marxschen Ökonomiekritik, Friburgo, ça ira.

Badaloni, N., 1971. Per il comunismo. Questioni di teoria, Torino, Einaudi.

- 1980. Dialettica del capitale, Roma, Editori Riuniti

Cazzaniga, G.M., 1981. Funzione e conflitto. Forme e classi nella teoria marxiana dello sviluppo, Napoli, Liguori.

Fineschi, R., 2001. Ripartire da Marx. Processo storico ed economia politica nella teoria del “capitale”, Napoli, La Città del Sole - Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Marx, K., 1857-58. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, 2 voll., Firenze, La Nuova Italia 1968.

- 1861. Manoscritti del 1861-63, Roma, Editori Riuniti, 1980 (traduzione di MEGA2, II/3.1).

- 1863. Manuskripte 1861-63. Teil 6, in: MEGA2 (seconda sezione, terzo volume, sesto tomo: II/3.6), Berlino, Dietz, 1982.

- 1890. Il capitale, vol. I, Roma, Ed. Riuniti, 19645.

Mazzone, A., 1981. Questioni di teoria dell’ideologia, Messina, La Libra.

- 2002. (a cura di) MEGA2: Marx ritrovato, Roma, Mediaprint (Laboratorio per la Critica Sociale - Collana Sapere Critico n. 2).

Reichelt, H., 1970. La struttura logica del concetto di capitale di Marx, Bari, De Donato, 1973.

 


[1] Fra gli anni settanta e ottanta verso quest’interpretazione del “lavoratore complessivo” si sono mossi alcuni studiosi italiani provenienti da diverse prospettive. Cfr. Badaloni, 1971: 185ss., Cazzaniga, 1981: 250ss., Mazzone, 1981:263.