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L’analisi-inchiesta: lavoro che cambia, lavoro che non c’è

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Jacob Carlos Lima
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Professore Universidade Federal da Paraìba (Brasile)

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Sul lavoro atipico in America Latina

Jacob Carlos Lima

La “nova informalidade” e i lavoratori: più guadagno (?), meno diritti

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Alla fine dell’emergenza il programma non era stato disattivato ma al contrario incrementato. Nel 1993 il governo dello Stato, grazie a tale programma, aveva ricevuto un premio dall’UNICEF per la riduzione dell’indice della mortalità. Nello stesso anno era stato assimilato dal Ministero della Salute e aveva iniziato, attraverso il PAS (Programma de Saúde da Família do Ministério da Saúde), ad essere utilizzato in altri Stati della federazione [1].

Tra gli elementi considerati responsabili del successo del programma Tendler (1997) evidenzia la flessibilità del contratto di lavoro. Questa flessibilità avrebbe eliminato la pesante ed inefficiente burocrazia creata per i funzionari pubblici con poca dedizione, demotivati, non soddisfatti ed insicuri. Gli assistenti, in loro maggioranza donne senza altra principale occupazione remunerata, amministravano la loro attività in modo da poter conciliare quella domestica con il lavoro di assistente, con l’obbligo però di visitare un determinato numero di famiglie al mese. La selezione universale, così come l’addestramento ricevuto, è l’altro elemento considerato positivo per evitare il patrocinio politico. Secondo Tendler (1997), avrebbe ottenuto risultati positivi dagli assistenti che, perseguito un mutamento di status nella città, avrebbero assunto la leadership nella prestazione di soccorso ad una popolazione con molte carenze e avrebbero rappresentato, in una certa maniera, lo Stato stesso. Nella sua analisi, Tendler introduce indirettamente l’importanza della rete sociale, del capital social, nello svolgimento di mansioni attraverso la conoscenza e il controllo della comunità.

L’effetto positivo di questa politica, nel frattempo era, e lo è tuttora vincolato alla saldezza della proposta governativa che è ciò che ha permesso la sua implementazione in tutto il paese con risultati soddisfacenti. Questo non significa che nel frattempo il suo funzionamento non abbia avuto problemi.

Il modello adottato a livello nazionale, recupera il programma cearense ampliandone la sua attuazione. Gli assistenti sociali ricevono un salario minimo come anticipo o “borsa” fino a quando pochi comuni sostengono contratti di lavoro. Le loro attività includono informazioni sulle cure base per l’igiene e la salute, la vaccinazione e i controlli per la tubercolosi e per la lebbra, la salute delle donne, la salute orale e il diabete. Sono aggiornati periodicamente e non possono fare attività politica. L’allontanamento dall’attività per non aver svolto le proprie mansioni o per altri motivi può essere decisa soltanto dal Conselhos Municipais de Saúde, al fine di eliminare in gran misura ogni interferenza da parte dei politici locali. Una situazione simile accade nelle assunzioni: la mancanza dell’interferenza della segreteria municipale della salute diminuiva l’influenza del potere locale. Il processo di selezione avviene territorialmente. Il municipio sollecita la segreteria dello Stato che organizza la selezione. Gli assistenti devono risiedere nell’area immediatamente circostante a quella in cui operano. Il supporto finanziario passa attraverso il municipio ma è direttamente vincolato al programma. La non realizzazione degli obiettivi implica la sospensione dei finanziamenti. Quando questo succede gli assistenti rimangono senza paga.

Il governo federale ha proposto ai municipi le seguenti opzioni per l’assunzione degli assistenti che, in casi come quello di Ceará, si trovavano da più di 10 anni con contratti temporanei, senza alcun contratto o con appena un termine d’adesione al programma:

a) assunzione con CLT (Contratto di lavoro temporaneo)

b) assunzione attraverso le ONG o gli OCIPS (Organizações da Sociedade Civil de Interesse Público )

c) cooperative di lavoro

d) contratto temporaneo

e) concorso pubblico

Nonostante l’esistenza di queste possibilità, il concorso pubblico s’imbatte nella questione delle buste paga dei municipi, creando nuove riduzioni proprio ai finanziamenti federali. Poiché ogni agente si prende cura di 100/150 famiglie, dipendendo dal municipio, questo numero rimane troppo alto. João Pessoa, nel Paraiba, possiede 280 assistenti e sono approssimativamente 5000 in tutto lo Stato. Ciò comporterebbe l’assunzione di 5000 nuovi funzionari pubblici. Il contratto tipo CLT rappresenterebbe un problema simile.

Il concorso pubblico, inoltre, non incontra soltanto l’opposizione delle giunte municipali. Le organizzazioni di rappresentanza degl’infermieri sono decisamente contrarie, sostenendo che l’assistente non ha formazione specifica in materia, nonostante i corsi di formazione, e che sarebbe una minaccia per gli infermieri professionisti.

Senza entrare in merito alle politiche adottate, l’inesistenza, nella maggior parte dei casi, di un contratto di lavoro non compensa il coinvolgimento nella comunità degli assistenti. Questo coinvolgimento si è mostrato funzionale nell’esecuzione delle mansioni programmate e come mezzo di controllo sociale, mentre non ha eliminato la rivendicazione dei diritti da parte dei lavoratori. Associazione d’assistenti si sono formate in tutto il paese rivendicando un contratto di lavoro dopo aver lavorato per anni senza. In vari Stati esistono già proposte, ma non includono nessun contratto a tempo indeterminato e certo. La maggior parte sono contemplati nell’ambito della flessibilità, attraverso forme diverse d’assunzione, come già elencato: cooperative, ONG, OCIPs. Per esempio, Camaragibe nella Região Metropolitana de Recife, ha optato per le cooperative di lavoro mentre a João Pessoa, la giunta comunale ha presentato un progetto di contratto temporaneo. Il progetto è stato ritirato su pressione dell’Associação dos Agentes Comunitários della città, che ha chiesto s’indicesse un concorso pubblico.

Conclusione

Le tre situazioni brevemente presentate riflettono vari tipi di rapporti di lavoro flessibile differenti tra loro ma indicativi di forme alternative di rapporti salariali. Allo stesso tempo evidenziano la mancanza di linearità di un processo che convive simultaneamente con tendenze apparentemente contraddittorie.

Il caso dell’area del Pernanbuco si presenta con le classiche caratteristiche di produzione e lavoro atipico. Prerogativa di piccole unità di produzione familiare diventata, in maniera relativamente facile, un modo di svolgere attività produttiva permanente. Questo avviene per diverse ragioni: lavoro intensivo e tecnologia rimediata, produzione in piccola scala, sottocontratto di lavoro domestico, assunzione di lavoratori stagionali e senza vincolo, evasione fiscale e attività illegali e criminali [2]. I lavoratori, principalmente sarte, imparano il mestiere in casa, nelle officine e negli atêlies, con un passaggio generazionale di competenze. Nonostante il guadagno è superiore al salario minimo il carattere stagionale della produzione ne abbassa la media. Senza alcun contratto, la mancanza di lavori di “cucitura” comporta l’assenza di qualunque guadagno. La famiglia è il sostegno di queste lavoratrici e conta diversi membri coinvolti, in un modo o nell’altro, nell’attività del cluster.

Come abbiamo visto, la crescita della produzione e il basso costo hanno attratto grandi catene di negozi con grandi commesse. Questo ha comportato una formalizzazione della produzione e conseguentemente ha significato, sebbene in piccola scala, l’assunzione di lavoratori. Per questo, nonostante i lavoratori riconoscano l’importanza dell’assunzione e la mancanza d’accesso ai diritti sociali associati a questo tipo di rapporto, temono una riduzione delle entrate, in considerazione anche del predominio culturale dell’informalidade e del dinamismo del cluster, la cui possibilità di maggiori guadagni è più virtuale che reale. È interessante osservare che le imprese che operano nella formalità non hanno perso la loro competitività, ma al contrario hanno aumentato la produzione con l’istituzione di contratti con imprese nazionali.

Le cooperative, nonostante si sia discusso sul fatto che possano essere effettivamente considerate generatrici di “lavoro informale”, poiché relativamente istituzionalizzate, presentano alcune caratteristiche nel rapporto di lavoro che permettono di considerarle come tali. Per prima cosa i lavoratori associati sono “autonomi”, ossia il pagamento degli oneri sociali e l’accesso a diritti come il riposo remunerato, le ferie, le assenze per malattia, dipendono da negoziazioni interne alla cooperativa o, nel caso in cui si riferisca al pagamento d’assicurazioni sulla salute e alla previdenza sociale, da decisioni personali. L’adesione o anche l’abbandono della cooperativa avviene con procedure interne in mancanza di leggi regolatrici in materia. Inoltre, lo stesso CLT nel paragrafo unico dell’articolo 442, stabilisce che non esistono vincoli impiegatizi tra i lavoratori delle cooperative e chi compra servizi da queste. Per un’impresa il subappalto alle cooperative della produzione o del lavoro è un rapporto commerciale come qualunque altro, e quindi “flessibile” anche nel caso dell’acquisizione della forza lavoro necessaria.

Il caso analizzato, può essere considerato valido per le cooperative pragmatiche o strumentali o anche per le pseudo-cooperative conformi a questa realtà. Ossia cooperative create senza la possibilità d’interferenza da parte dei lavoratori, ma nel rigonfiamento di una politica pubblica d’attrazione di capitali industriali, di generazione di ricchezza e quindi, nel caso delle imprese interessate, di riduzione dei costi. Intanto l’incremento di queste cooperative, come anche delle cosiddette cooperative fênix (quelle risultanti dal tentativo di salvataggio d’alcune industrie e dei loro dipendenti dopo la chiusura, e legate al risanamento industriale) organizzate, non soltanto in Brasile, dai sindacati o dall’ONG, ha portato ad affrontare problemi comuni ad un tipo d’impresa “collettivista” nel segno di un mercato capitalista. Con l’eccezione di quelle organizzate da movimenti sociali specifici, la maggior parte delle cooperative soffre della difficoltà da parte dei lavoratori di accettare il “collettivo” in una società segnata da valori individualisti.

Le cooperative cearensi sopra menzionate hanno coinvolto lavoratori provenienti da ogni settore ed in particolare da attività agricole di sussistenza, in impieghi informali in città all’interno dello Stato. Il tipo di lavoro in queste cooperative e il rapporto con le imprese, hanno avuto poco a che vedere tanto con l’autonomia o con la proprietà collettiva quanto con la forma di lavoro flessibile nell’impresa, senza quei diritti sociali che un lavoratore regolare dovrebbe avere. La somiglianza con il lavoro salariato, senza i suoi benefici, anche se virtuali, ha perso qualsiasi senso ai fini della proprietà e della gestione formalmente collettiva di queste cooperative, poiché non c’è alcun vantaggio tangibile.

Il Programma Agentes Comunitários de Saúde, ha introdotto un elemento nuovo nell’utilizzazione della forza lavoro che è il “capitale sociale” del lavoratore, ossia l’importanza della rete sociale, delle relazioni sociali nella comunità per la realizzazione d’attività specifiche. Nel frattempo l’esigenza di questi capitali sociali, per quanto abbia potuto significare un certo prestigio e status del lavoratore in una comunità, non ha sostituito mai un contratto di lavoro che garantisse un minimo di stabilità. Sebbene i risultati nel lavoro sono stati riconosciuti come positivi dalla popolazione coinvolta, i termini d’adesione al programma da parte dei lavoratori hanno significato per questi la permanenza in una condizione precaria e senza diritti.

Le tre situazioni sono caratteristiche per l’America Latina dei nuovi e dei vecchi tempi: dei nuovi - per la tendenza ad un maggior lavoro femminile, alla flessibilità e all’informalizzazione del lavoro svincolato dal contratto, dalla stabilità e dai diritti sociali. I lavoratori delle cooperative erano preparati all’interno del Programma e in generale erano istruiti, avendo frequentato i corsi o i cicli base dell’istruzione. La diffusione delle cooperative “programmatiche”, come subappaltatrici delle imprese, è ugualmente recente e riflette le trasformazioni provocate dal risanamento economico. Nel Programma ACS (Agentes Comunitários de Saúde), la novità sta nel lavoro decentralizzato d’equipe e nell’importanza attribuita al “capitale sociale” nella conoscenza della comunità nel quale va ad operare come condizione di selezione.

Dei tempi “vecchi”: la tendenza al lavoro femminile ha sempre caratterizzato il settore dell’abbigliamento che ha, nella naturale abilità delle donne per il cucito, la sua ragione. Lo stesso il lavoro informale a domicilio, nelle piccole officine e negli sweatshops, il lavoro sottocontratto, senza certezze o in gran misura senza contratto alcuno.

Altra caratteristica comune è l’origine dei lavoratori e il luogo di lavoro. Piccole e medie città del nordest. Nonostante non è mai stata considerata, la questione dei diritti sociali è sempre dipesa dalle assunzioni. Nel caso dell’area considerata, il continuo cambiare condizione ora da proprietario(a), ora da operaio(a), rappresentato dal lavoro nei fabricos e nelle organizzazioni non basta a trasformare l’assunzione in qualcosa d’attraente, nonostante continui ad essere sinonimo d’accesso ai diritti sul lavoro. Nelle cooperative il rapporto con l’assunzione è stato più diretto, data la caratteristica di queste “cooperative”, che poco differivano da un’impresa regolare, se non per la mancanza di diritti. Nel frattempo avevano mantenuto per un certo periodo un carattere positivo (in alcuni casi), poiché garantivano un guadagno e la possibilità della permanenza nella città. Situazione analoga al cluster, ma che era rapidamente scomparsa con la crisi e la successiva chiusura delle cooperative. In queste i lavoratori avevano cominciato a rivendicare un contratto in cambio della “autonomia” rappresentata dal lavoro associato. Alcuni erano stati assunti, con il passaggio da alcune cooperative ad imprese regolari, altri avevano perso l’impiego con la chiusura delle cooperative, ritornando così a precedenti attività di sussistenza o emigrando nella capitale dello Stato o nel sudest del paese.

Gli assistenti, così come i lavoratori delle cooperative, passando per l’addestramento comune, per il lavoro in equipe e per ciò che gli aveva permesso lo sviluppo di una lista di rivendicazioni, reclamavano un rapporto salariale stabile. Per questi lavoratori, la prospettiva di entrare nella classe degli statali appariva come l’opzione più interessante, sebbene a volte fosse la più remota in quel contesto. Intanto, il movimento degli assistenti continua in questa direzione e alcuni risultati sono stati ottenuti, come il già citato ritiro del progetto, della giunta comunale di João Pessoa, per l’assunzione con contratto temporaneo. Questo quindi significa che il concorso per funzionario statale sarà possibile.

Nelle tre situazioni l’assunzione si contrapporrebbe alla produzione a basso costo per le imprese o all’implementazione di politiche dello Stato all’interno del modello della competitività e della produzione specifica. Anche quando appare come una tendenza, come nel caso dell’area considerata, rimane il dubbio sulla sua efficacia. Opzioni come le cooperative, mettono in scacco l’effettivo coinvolgimento del lavoratore nel progetto collettivo o la sua adesione solamente per mancanza d’altre opzioni nell’impiego fisso. Lo stesso occorre con altre tipologie di lavoro, che incorporano elementi nuovi come il lavoro in equipe, mansioni differenziate e coinvolgimento nella comunità, ma mantengono la precarietà rappresentata dall’assenza di contratti.

In questo modo, la precarietà nei rapporti di lavoro, ha caratterizzato l’alternativa al rapporto salariale stabile, anche se questa ha significato, nell’immediato, maggiori guadagni o reso possibile un lavoro più diversificato. Nel bene o nel male, il rapporto salariale rappresenta comunque una prospettiva d’accesso ai diritti del cittadino, più di quanto lo sia la condizione di precarietà. Finora, nuove esperienze, seppure con proposte d’autonomia e di controllo dei lavoratori, non hanno eliminato la mancanza nell’offertadi prospettive.

 

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[1] Oltre a Ceará, il Programma de Agentes Comunitários de Saúde fu implementato prima del 1993 a Niteroi nello Stato di Rio de Janeiro.

[2] Soares evidenzia nella sua indagine (2001) la scoperta da parte della polizia di una deviazione di camion rubati verso Santa Cruz, per conto di commercianti locali, carichi di prodotti tessili venduti ai produttori senza fatturazione.