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Tendenze della competizione globale

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Marcos Costa Lima
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Prof.Dr. del Programma di Dottorato in Scienze Politiche dell’Università Federale di Pernambuco-Recife-Brasil. Attualmente compie studi di post-dottorato presso l’Università di Parigi XIII-Villetaneuse

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Il dominio dei brevetti e la globalizzazione diseguale

Marcos Costa Lima

Il ritardo tecnologico e le possibilità di sviluppo in America Latina attraverso il mercosud: opportunità in scienza e tecnologia

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L’America latina destina circa lo 0,6% del suo PIL a R&S, che in termini assoluti vuol dire che spende all’anno, in tutta l’area di Scienza e Tecnologia, meno che l’ IBM con la General Motors e una somma approssimativa delle spese della Toshiba. La Regione si trova in uno svantaggio critico, di fronte ai paesi sviluppati e, se volesse avere un inserimento meno passivo e dipendente dal commercio mondiale, dovrebbe fare uno sforzo doppio, graduale, selettivo e costante in R&S (Correa, 1993).

Il Brasile, paese che ha una posizione differenziata nella regione in termini di C&T, possiede il 73% degli ingegneri e scienziati che lavorano in istituti di insegnamento superiore in regime di tempo pieno e solo l’11% nelle imprese, ciò che dà origine a un settore imprenditoriale di bassa competitività tecnologica e ridotte capacità di trasformare la scienza in tecnologia. In questo senso Carlos De Brito Cruz [1], indica la pessima distribuzione di scienziati ed ingegneri, tra i tre agenti del processo, governo, università e imprese, in comparazione con quella esistente nei paesi sviluppati, Stati Uniti, Giappone e Germania, dove l’industria impiega circa il 70% di questi professionisti, ossia, l’inverso del caso brasiliano.

In Corea, che non è un paese del primo mondo, 75 mila scienziati ed ingegneri si dedicano a R&S nelle imprese del paese, mentre in Brasile questo numero non oltrepassa i 9 milioni (Prado, 2001, A-3).

Nello stesso senso che Nicolsky, Brito Cruz afferma sia sbagliato attribuire la responsabilità dell’innovazione tecnologica alle università, poiché loro è il compito di produrre conoscenze fondamentali, educare, ma non produrre innovazione. E neanche l’interazione università-impresa sarebbe l’alternativa adeguata al superamento del ritardo tecnologico del paese, dei 21 milioni di dollari in contratti per la ricerca delle università americane nel 1994, solo il 7%, l’equivalente a US$ 14 milioni provenivano da contratti di impresa. Un altro suo articolo illustra un confronto realizzato sul numero di brevetti brasiliani e coreani registrati negli USA. All’inizio degli anni ’80 erano approssimativamente uguali, quasi dieci brevetti all’anno. Già nel 1998 la Corea registrava millecinquecento brevetti, mentre il nostro paese non aveva oltrepassato i 300, ciò rende evidente il basso livello di investimento del settore privato nella ricerca. Nel 1999 la Corea aveva raggiunto 3,5 mila e il Brasile 98.

Il Programma di Appoggio alla Capacità Tecnologica dell’Industria (PACTI), ha rappresentato un importante strumento d’azione nella cosiddetta Politica Nazionale di Sviluppo Tecnologico Industriale, attivata dal Ministero di Scienza e Tecnologia. Il Programma ha meritato l’apprezzamento dell’Istituto di Studio per lo Sviluppo Industriale, che riconosce tra i suoi punti positivi l’articolazione degli strumenti, la disseminazione di informazioni, l’organizzazione di seminari specializzati e gli aiuti alla realizzazione di progetti cooperativi; alla costituzione di entità tecnologiche e settoriali e al progetto Alfa, per la piccola e media impresa. Malgrado tutto, criticano la scarsità di risorse e pochi strumenti, insufficienti alla promozione dello sviluppo tecnologico nazionale, dal momento che le restrizioni affrontate dall’industria del paese sono di carattere più profondo, strutturale, che passano attraverso una competizione davvero ineguale, considerando la rivoluzione tecnologica in corso nella congiuntura mondiale.

Un altro aspetto che accentua le distorsioni esistenti nelle politiche brasiliane in campo tecnologico riguarda gli investimenti ineguali del settore in termini regionali. Secondo lo scienziato Ennio Candotti, in 25 anni sono stati investiti nel sud est circa R$ 11 miliardi, che sommati ai tre milioni del FAPESP, arrivano a R$ 14 miliardi contro i R$ 4,5 miliardi per il resto del paese. Guardando al totale degli investimenti applicati in laboratori ed istituti di ricerca post laurea, nell’ultimo quarto del XX secolo, come da fonti CNPq, CAPES e FINEP, si è arrivati ad un risultato di 5 miliardi che, sommati ai valori delle Fondazioni di appoggio e alla Ricerca (organismi statali di stimolo in C&T), totalizzano 8,5 miliardi escludendo le risorse dei Ministeri di Salute ed Agricoltura.

Le borse della CAPES e di CNPq, nello stesso periodo furono equivalenti a dieci miliardi di real. Ebbene la distribuzione di queste risorse è profondamente ineguale, quasi il 75% si concentra nella regione centro sud. Secondo l’ex presidente della SBPC, nessun indicatore socio economico giustifica questa distribuzione, dato che il centro sud corrisponde, in termini di PIL a non più del 60% del totale. Perciò in termini di equivalenza, la distribuzione delle risorse in C&T nel paese dovrebbe essere di 11 miliardi per il centro sud e 7 miliardi per il resto del paese, malgrado alcuni “filosofi sudisti illuminati” vengano a dire, in modo preconcetto e vorace, che sarebbe lo stesso che “gettare denaro”.

3.2 C&T nel Mercosud

In relazione alle attività di C&T specifiche al Mercosud, nonostante la natura retorica delle intenzioni, soffrono le stesse restrizioni precedentemente menzionate in questo lavoro. Le reti regionali di cooperazione si sono ampliate, non ci sono dubbi, con alcuni progressi sostanziali, soprattutto per quello che riguarda le strutture di analisi, ma una politica coordinatrice, che definisca priorità, strutture, programmi e risorse, ancora non è stata attivata, subendo in questo modo sia l’instabilità macroeconomica, sia il modello di dipendenza tecnologica in vigore.

In verità il settore privato investe molto poco in C&T in America Latina. Le partnership internazionali, sia per problemi che coinvolgono le frontiere nazionali, sia per la riduzione dei costi, o ancora per evitare l’obsolescenza, stimolano la necessità di condividere sistemi tecnologici aggregati. La cooperazione tra paesi dell’Unione Europea è aumentata in tutta l’area di C&T e cresce principalmente nelle aree che sono state oggetto di programmi speciali (target area).

Nelle regioni a minore sviluppo, le collaborazioni internazionali tra “uguali” sono sostanzialmente minori e soffrono alcuni “effetti della tradizione”. La ricerca di partnership è normalmente stipulata con paesi sviluppati, in un senso quasi unidirezionale, e provoca problemi di inadeguatezza a livello delle installazioni, della allocazione delle risorse finanziarie, o ancora, dell’intermittenza delle stesse.

Un alto effetto di ciò che chiamo “tradizionale” è la non conoscenza tra paesi a minore sviluppo, delle potenzialità date, perché la logica è sempre stata quella che i paesi “poveri” avessero poco da imparare tra di loro [2].

Dal punto di vista delle imprese multinazionali è illusorio supporre sforzi di innovazione tecnologica nei paesi periferici e molte volte, per necessità di recupero dei costi e del capitale investito e ammortamenti, la diffusione di nuove conoscenze avviene con un certo ritardo.

Il contesto sopra presentato indica la necessità di alterare questa dinamica ed è in questa ottica che gli incentivi alla cooperazione scientifica nel Mercosud offrono vantaggi significativi.

In uno studio realizzato dal Ministero della Scienza e Tecnologia e dall’organizzazione degli Stati Americani, viene evidenziato che i paesi del Mercosud ancora non hanno una posizione di rilievo nell’agenda della cooperazione internazionale. Questi programmi si è soliti darli con molta maggiore intensità ai paesi “ricchi” sia a livello federale che statale. Da qui si deduce che l’orientamento degli scienziati del Mercosud viene fatto nel senso di adottare il modello teorico metodologico dei grandi centri scientifici mondiali. Nonostante questa tendenza egemonica, le esperienze, particolarmente tra Brasile e Argentina, si strutturano a partire dalle aree della biotecnologia
 che abbiamo selezionato per sviluppare e presentare alcuni risultati nel corso di questo lavoro -; del settore aereo spaziale e dell’energia nucleare [3].

Lea Velho cita alcune altre iniziative congiunte nell’ambito del Mercosud considerate ancora timide:

Recyt: che si struttura in quattro linee: i) interconnessione di reti di computer; ii) sistemi di informazione in C&T; iii) norme di C&T; iv) formazione di risorse umane;

Programma Procisud: cooperazione in agricoltura che si realizza, soprattutto, attraverso l’interscambio di informazioni, norme alimentaristiche e fitosanitarie.

Per ciò che riguarda l’iniziativa privata, le relazioni nel Mercosud non oltrepassano la dimensione meramente commerciale, non avendo progetti comuni tra imprese nazionali per lo sviluppo tecnologico, ma solo il trasferimento di conoscenze specifiche di processi, gestione ed assistenza tecnica. Un altro aspetto preoccupante è la mancanza di politiche di sistematizzazione, di appoggio finanziario specifico perché le università del Mercosud possano sviluppare una cooperazione scientifica sistemica, superando la fase preliminare, volontaristica e spontanea, che è stata la forma predominante fino ad ora.

Anche considerando queste preoccupazioni, Lea Velho è ottimista,sostenendo che la cooperazione in C&T tra i paesi del Mercosud ha la possibilità di rafforzarsi e consolidarsi, sia per il numero significativo di istituzioni di insegnamento e ricerca nei paesi membri, sia per le iniziative che sono già in atto, sia da parte delle imprese, delle istituzioni di ricerca ed insegnamento, sia da parte dei governi statali o municipali [4].

Lo studio di MCT elenca un insieme di raccomandazioni che mirano ad un progresso nel campo di C&T nel Mercosud, come:

• Aumentare le opportunità di viaggio tra istituzioni che compongono il blocco (misura che si sta applicando con esito positivo nell’unione europea), considerandoli come viaggi “nazionali”;

• Qualificare e formare i dirigenti pubblici federali e statali per affrontare le questioni di C&T legate alle relazioni internazionali e soprattutto, con il Mercosud, assumendo ed esplicitando il processo regionale in corso;

• Realizzare diagnosi dei rispettivi sistemi di C&T, identificando previamente le aree complementari e di interesse comune;

• Stabilire linee di finanziamento per progetti considerati prioritari;

• Negoziare fondi comuni di ricerca, come viene fatto nell’Unione Europea, con quote per paesi, in relazione alle dimensioni di ogni PIL;

• Approfondire, produrre e rendere disponibili informazioni attuali sul Mercosud, appoggiando e istituendo una maggiore articolazione tra le iniziative universitarie come ad esempio l’associazione delle università “gruppo di Montevideo”; e il Forum delle Università Brasiliane per il Mercosud- FORMECO, tra le altre;

• Pianificare l’avvenimento e il consolidamento dei gruppi di eccellenza dei quattro paesi più associati, mirando ai risultati a corto termine.

Nel contesto del perimetro istituzionale del Mercosud il forum specifico di coordinazione in C&T dovrebbe essere la Riunione Specializzata in Scienza e Tecnologia (RECyT) [5], creata nel 1992, che, malgrado le sue iniziative, non ha “coperto” le diverse dimensioni del campo. Ciò nonostante, nel dicembre del 1997, in occasione del XV RECyT, sì è approvato il Programma di Lavoro per il biennio 1998-1999, che mostra ancora caratteristiche abbastanza preliminari e di portata ridotta tra i suoi principali punti:

• L’inclusione delle aree programmatiche di chimica e chimica fine nelle tematiche applicate; della politica di occupazione nello sviluppo tecnologico tra le tematiche sociali;

• La creazione di programmi nazionali nei paesi membri per dare impulso alle attività del RECyT;

• La creazione di master in Politica di Innovazione in scienza e tecnologia nell’ambito del Mercosud;

• Lo studio di leggi di incentivazione allo sviluppo e all’innovazione tecnologica;

• L’istituzione di un insieme di seminari tematici relativi alle questioni di sicurezza alimentare; ambiente; tecnologie pulite; ingegneria degli alimenti, tra le altre.

• La pianificazione di una infrastruttura di rete internet con connessione diretta tra i quattro paesi; articolata con Internet 2 e con iniziative simili nell’unione europea, tra le altre.

Recentemente è stato lanciato il piano di lavoro per il 2000-2002 [6], che ha come obiettivo centrale la pianificazione strategica e la sua articolazione in tappe, oltre che a cercare un maggior legame con gli altri sottogruppi di lavoro nel Mercosud.

La cooperazione tecnico scientifica tra il Brasile e l’Argentina è stata costruita gradualmente dal 1985, quando nel novembre di quell’anno si realizza, a Foz di Iguaçu, l’incontro brasiliano-argentino di Biotecnologia. A partire da questo incontro, che ha avuto come maggior obiettivo il mutuo riconoscimento dei progressi in questi campi, ma anche un carattere propositivo, (considerando l’importanza della biotecnologia nel quadro del C&T mondiale), di creazione di un’istituzione bi-nazionale, capace di stabilire una politica comune che si occupasse delle aree di salute, agricoltura e allevamento, ingegneria biochimica, e che fosse anche capace di estendere i meccanismi di finanziamento per la cooperazione nel settore.

Nel luglio del 1986, in occasione della firma di nove protocolli [7] tra i due governi, ha formato il Protocollo 9
 Biotecnologia e suoi annessi, avendo intanto costituito il Centro Brasiliano-Argentino di Biotecnologia (CBAB) o Centro Argentino-brasiliano di biotecnologia (CABBIO)

Per il funzionamento del CABBIO venne definito che il Centro sarebbe stato vincolato alle strutture esistenti di C&T di ogni paese, poiché il Protocollo 9, tra gli altri punti importanti, stabiliva che le risorse sarebbero state collocate dai due governi in maniera equivalente e che un Consiglio Bi-nazionale sarebbe stato costituito da rappresentanti dei ministeri nazionali coinvolti nelle aree di interesse tecnico-scientifico ed economico comuni, connesse alla Biotecnologia, principalmente la salute, l’agricoltura e l’ambiente.

Il CABBIO, fin dalla sua creazione, ha funzionato attraverso corsi [8] e progetti bi-nazionali di ricerca e sviluppo nelle aree di innovazione. Questi corsi di formazione comprendevano le aree: Vegetale (ottenimento e studio di piante transgeniche, marcatori molecolari, eccetera); Animale (coltura di cellule embrionali, importanti nella fabbricazione di vaccini); Microbiologia (sequenza di geni, interazioni tra DNA e proteine); Salute Umana (diagnosi molecolare di malattie genetiche); e anche le attività in relazione alla ricerca, attenzione per la produzione di processi, prodotti e servizi tecnologici.

Tra i maggiori risultati, si possono segnalare:

• Produzione di aglio libero da virus (Embrapa);

• Ottenimento di due cloni di patata ACHAT transgenica (resistenti al virus mosaico) con il potenziale per ridurre l’applicazione di agrotossici;

• Controllo biologico di insetti, si sono ottenuti risultati promettenti per le colture di soia e cotone;

• Controllo della manifestazione del virus dell’epatite 3, con conseguente produzione di vaccino per l’Istituto Butantã;

• Scoperta di un metodo complementare per la diagnosi della Malattia delle Piaghe;

• Sfruttamento e coltura di crostacei di acqua salata che ha beneficiato le industrie di Bahia, Santa Catarina e Patagonia (Assad, Correa, Torres, Henriquez, 2000; 162:163).

Questi risultati attestano la capacità di iniziativa, anche se funzionano con scarsità di risorse, dimostrano che si possono ottenere risultati importanti per i paesi coinvolti, finché i progetti abbiano una certa continuità, non soffrano interruzioni e si mantenga il finanziamento. L’esperienza del CABBIO evidenzia che l’iniziativa può e deve essere allargata ad altre aree di conoscenza, lo sforzo per l’avanzamento scientifico e tecnologico tra di noi deve essere più rapido e sostenuto, affinché i paesi della regione possano ridurre lo scarto di non-convergenza in campi tanto vitali per lo sviluppo.

Diversi analisti hanno riconosciuto come incipiente la cooperazione in nome di C&T tra i paesi del Mercosud, benché indichino un insieme di misure e diverse opportunità nel processo, sulla base dell’esistenza nella regione di un numero significativo di istituzioni di insegnamento e ricerca con quadri professionali di riconosciuta capacità e che hanno, negli ultimi cinque anni, scoperto le potenzialità dello spazio regionale. C’è, in questo campo, un lungo processo da percorrere, di riconoscimento dei partners e instaurazione di programmi congiunti, che ha bisogno di essere fermamente appoggiato.

Secondo Plosky e Furtado, “l’analisi delle tendenze recenti delle esportazioni brasiliane e degli investimenti diretti esterni [9] in Brasile conferma che l’importanza economica del Mercosud per questo paese è molto maggiore rispetto a quella che in generale gli è attribuita”(Ibidem,65). E qui bisogna ricordare la necessità di studi approfonditi sul processo di costruzione dell’ALCA, che cammina in simultanea con il consolidamento del Mercosud e che, in termini non soltanto politici, ma di industria e commercio estero, ha già rappresentato un danno per il Brasile, come è stato osservato nella recente crisi vissuta dall’Argentina.

Passati oggi 11 anni dal trattato di Assunção e avendo vissuto forse la sua crisi maggiore, a causa del collasso argentino, il Mercosud ha dato dimostrazioni formidabili delle sue potenzialità. Anche con tutte le sue debolezze, dalla fragile istituzionalizzazione, dall’asimmetrico coinvolgimento dei paesi membri, allo scarso finanziamento per consolidare un progetto strategico virtuoso, il Blocco è andato avanti anche oltre la sfera commerciale ed ha iniziato ad esistere sia nell’immaginario delle popolazioni che prima si ignoravano, sia in diverse istanze infra-nazionali. Nelle accademie dei quattro paesi membri c’è stato un avvicinamento, un riconoscimento del terreno, di interazione a partire dagli incontri, i simposi e dalle ricerche congiunte. Questi risultati non possono essere lasciati da parte in un momento di crisi, perché qualunque progetto di integrazione regionale che si rispetti ha bisogno di camminare nella direzione della reciprocità, della solidarietà, se l’obiettivo maggiore è cercare un’alleanza geopolitica ed economica che ci rafforzi di fronte ai paesi sviluppati e a un sistema finanziario e commerciale che, sotto l’egemonia nordamericana, è stato estremamente escludente, interventista e impositivo.

L’FMI, oggi, fa obiezioni a grandi “pacchetti” di aiuto per i paesi emergenti, quando, meno di un anno fa elogiava le fondamenta dell’economia argentina. Anche il governo degli Stati Uniti, maggior azionista del Fondo, non ha dimostrato una maggiore attenzione verso la situazione del paese, e ancora meno con il deterioramento del quadro sociale. Le recenti dimostrazioni di coinvolgimento del governo Bush nel golpe militare in Venezuela danno la misura delle intenzioni e degli interessi della politica estera degli Stati Uniti per l’America del sud.

Il 23 aprile di questo anno, un editoriale della Gazzetta Mercantile [10] intitolato “Urgenza del soccorso all’Argentina” informava che il governo brasiliano si era già mostrato favorevole ad un appoggio finanziario immediato all’Argentina, con la partecipazione delle istituzioni finanziarie internazionali e dei governi stranieri e, oltre a questo, proclamava che i paesi del Mercosud avrebbero dovuto associarsi per la gestione diretta, di fronte all’FMI, BIRD e BID, così come ai paesi sviluppati, perché fosse deciso un Programma di Soccorso all’Argentina.

L’Argentina è il nostro secondo partner commerciale e, molto più che questo è un paese associato, con il quale abbiamo stabilito un trattato di Cooperazione ambizioso, che eccede di molto le questioni economiche e commerciali [11].

In questo mese di maggio economisti brasiliani [12] di riconosciuta competenza hanno lanciato una proposta abbastanza obiettiva ed eseguibile di appoggio al socio in difficoltà, il cui complesso di misure è il seguente:

1. Il governo brasiliano aprirebbe una linea di credito in reali non convertibili per l’Argentina di 18,4 miliardi (8 miliardi di dollari). La misura permetterebbe all’Argentina di acquistare prodotti brasiliani senza spendere in dollari, riattivando gli scambi fra i partners che, nel primo trimestre di questo anno sono scesi del 70% in relazione allo stesso periodo del 2001;

2. Il Tesoro brasiliano offrirebbe titoli del governo brasiliano convertibili al fine di importazione di prodotti brasiliani, per i correntisti delle banche brasiliane con risorse congelate dal “corralito”. In parallelo il governo brasiliano si impegnerebbe a dare inizio ad una campagna per l’acquisto di prodotti argentini;

3. La BNDES aprirebbe linee di credito a lungo termine alle imprese brasiliane interessate ad investire produttivamente in Argentina;

4. Infine, (il Governo) rinforzerebbe i meccanismi di consulta del Mercosud e proporrebbe la creazione di un Comitato di Coordinazione Economico tra i due paesi, con i rappresentanti delle Banche Centrali e dei Ministeri e dell’Economia.

Le misure proposte, oltre che creative, rompono con l’inerzia nel dibattito della crisi, segnalando alternative concrete endogene e dimostrano che esistono soluzioni possibili oltre al rimanere “in attesa del FMI”, con le sue esigenze draconiane insostenibili. Ma, oltre a tutto, sono auspicabili per l’alto tenore di solidarietà che includono, elemento indispensabile se vogliamo costruire un Mercosud e una regione che ne valga il nome e che non sia inghiottita dall’ALCA.

Concludendo, è spiacevole l’assenza di una politica industriale chiara nel Mercosud ed è ancora più grave il non riconoscimento del ruolo del C&T come politica strategica di sviluppo nazionale e regionale. Abbiamo cercato di mettere in evidenza in questa riflessione che nell’attuale stadio della globalizzazione le variabili di C&T sono determinanti per un miglior inserimento dei paesi nel commercio mondiale; che i brevetti sono stati utilizzati come strumenti di forza dei paesi sviluppati sui periferici; e che, sia nel settore farmaceutico che in quello biotecnologico non solo sono estremamente forti le asimmetrie Nord/Sud, ma i paesi tecnologicamente dipendenti devono fare uno sforzo doppio nel settore e devono anche inglobare, e lottare per nuove espressioni di diritto che siano meno dannose per le loro popolazioni nelle relazioni multilaterali. Il Mercosud è un progetto istituzionale strategico che deve essere ripreso ed appoggiato incisivamente. E riprendo le parole significative dello scienziato argentino Jorge Sábato, quando, in un mondo non ancora mondializzato, era possibile pensare all’autonomia in termini di nazione isolata:

“L’autonomia scientifica esprime la capacità di decisione propria di un paese a scegliere, progettare, programmare e realizzare la propria politica scientifica”.


[1] Attuale presidente della FAPESP- Fondazione di Appoggio alla Ricerca del Governo dello Stato di San Paolo e direttore dell’Istituto di Fisica dell’Unicamp.

[2] I paesi dell’america Latina, in termini di pubblicazioni scientifiche collettive hanno articolazione assai maggiore con gli USA (17%), con l’Europa (15%) che fra se (2,7%).

[3] Questa cooperazione era svantaggiata dal fatto che fino ad allora i due paesi usavano metodi differenti: il Brasile come la Germania usava il metodo di centrifugazione; l’Argentina la diffusione gassosa.

[4] Vedi il progetto Mercocitta (Del Huerto Romero, 1999).

[5] Il RECyT si struttura in un coordinamento nazionale per ogni paese, con le sue due commissioni tematiche, anche quelle per paese.

[6] Nel sito del Min. Sc. E Tecnol. (www.mct.gov.br) si può trovare il dettaglio delle attività corsi, workshops realizzati in un’ampia gamma di aree (energia, salute, biotecnologia, agroindustria, ambiente, nuovi materiali, chimica fine, tecnologia industriale, proprietà intellettuale e altro).

[7] Gli altri protocolli firmati trattavano di informatica, del settore nucleare,dell’energia, di imprese bionazionali, dell’espansione del commercio e altro.

[8] Fino ad oggi sono stati emessi 14 bandi per il finanziamento di corsi strictu-sensu e 5 bandi per progetti binazionali per progetti di ricerca e sviluppo. Nel portaolio di CABBIO, 149 corsi realizzati tra il 1985 e il 2000, presso università, istituti di ricerca e, più recentemente, gestiti da imprese in associazione con università e altri enti (come ad esempio Embrapa, Fiocruy, USP, UNB,UFPE,UFRGS, INTA,PROINI, ecc.).

[9] Cfr. sugli IDE negli anni ’90 in America Latina (Lima, 2000)

[10] Gazeta Mercantil (2002), 23 abril, p.1-2.

[11] Una ricerca recentemente pubblicata in Argentina ha rivelato che il 40% degli argentini preferiscono una alleanza con il Brasile piuttosto che con la UE o gli USA.

[12] LACERDA, Antonio Correa de; ERBER Fabio; PRADO Luiz Carlos (2002), “Propostati del Ajuda a Argentina”, Gazeta Mercantil, 8 maggio.