Il FSE finanzia programmi al fine di :
• offrire assistenza alle regioni europee che presentano
difficoltà socio-economiche;
• lottare contro la disoccupazione di lunga durata, facilitare
l’inserimento professionale dei giovani e di persone minacciate d’esclusione
dal mercato del lavoro, promuovere le pari opportunità sul mercato del lavoro
tra i due sessi;
• favorire l’adattamento dei lavoratori ai cambiamenti industriali
e all’evoluzione dei sistemi di produzione.
La copertura monetaria del FSE arriva fino al 75% del costo
totale dei progetti nei settori che necessitano di maggiore assistenza mentre
negli altri finanzia fino al 50%.
Nel novembre 1997 in Lussemburgo si è svolto un vertice dei
paesi dell’Unione Europea in materia di occupazione ed il Consiglio ha concordato
la creazione di una struttura comune per i Piani di Azione Nazionali (PAN).
Il Pilastro Occupabilità invita gli Stati membri ad
intraprendere azioni concrete per raggiungere gli obiettivi:
• orientamenti 1 e 2: applicare un approccio preventivo in
modo da ridurre significativamente il passaggio di disoccupati giovani e adulti
nella categoria della disoccupazione di lunga durata;
• orientamento 3: incentivare il passaggio del disoccupato
da una condizione di dipendenza dai sussidi sociali verso il lavoro e la formazione,
attraverso una politica del mercato del lavoro più attiva;
• orientamenti 4 e 5 : sviluppare la compartecipazione come
quadro per la fornitura di formazione e formazione permanente;
• orientamenti 6 e 7 : agevolare la transizione dalla scuola
al mondo del lavoro.
Il Pilastro Adattabilità invita gli stati a raggiungere
gli obiettivi di:
• orientamento 13: le parti sociali sono invitate a negoziare
accordi per modernizzare l’organizzazione del lavoro. Tali accordi possono
riguardare diverse configurazioni dell’orario di lavoro e diverse forme di
lavoro. In esse si dovrebbe raggiungere un equilibrio fra flessibilità e sicurezza;
• orientamento 14: per tenere in debito conto la varietà
crescente delle forme di occupazione, gli Stati membri cercheranno di introdurre
tipi di contratti più adattabili, garantendo al contempo adeguati livelli
di sicurezza;
• orientamento 15: gli Stati membri incoraggeranno lo sviluppo
della formazione interna alle imprese e gli investimenti nelle risorse umane.
Il pilastro relativo alle Pari Opportunità
invece persegue i seguenti obiettivi:
• orientamento 16: colmare il divario tra i sessi nell’occupazione
e nella disoccupazione;
• orientamento 17: conciliare la famiglia e il lavoro;
• orientamento 18: facilitare il reinserimento nel mondo
del lavoro;
• orientamento 19: promuovere l’inserimento delle persone
disabili nel mondo del lavoro
Varilevatocomunque che nonostantegli obiettivi proposti
nelle elaborazioni dei PAN dei vari Paesi il fenomeno della disoccupazione è
affrontato in modo diverso dai vari Stati: è quindi fondamentale oltre che interessante
analizzare più da vicino le varie situazioni.
Tra le politiche apparentemente ritenute valide per risolvere
il problema della disoccupazione va ricordata anche la nascita in questi ultimi
anni del cosiddetto Terzo settore e delle aziende non-profit.
Salamon e Anheier hanno effettuato uno studio a livello internazionale
su questo argomento rilevando che circa 11 milioni di occupati (in sette paesi
sviluppati) appartengono a questo settore (negli USA circa il 6,8% degli occupati,
in Germania il 3,7%, in Italia l’1,8%, il 4% nel Regno Unito e il 4,2% in Francia).
Negli anni ‘80 in Germania le imprese non profit hanno creato
l’11% di nuovi posti di lavoro, in Francia il 16%, negli USA il 12,7% e in Italia
il terzo settore ha creato il 39% di nuova attività lavorative; va rilevato
però che questi dati si accompagnano ad un peggioramento delle condizioni di
lavoro e ad una diminuzione dei salari, ad una precarizzazione in sostanza delle
condizioni salariali e di lavoro, assumendo nel contempo la forma di “concorrenza”
e svuotamento del Welfare e delle politiche pubbliche a carattere di
intervento pubblico.