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Tendenze della competizione globale

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Gladys Hernandes
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Prima ricercatrice al Centro di Investigazione sull’Economia mondiale (CIEM), L’Avana, Cuba.

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Sfide per la Cina nell’organizzazione mondiale del commercio

Gladys Hernandes

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3. La Cina, la OMC e le Relazioni con i Suoi Principali Partner Commerciali

Risulta evidente che la adesione della Cina (insieme a Taiwan) ha modificato la composizione ed il carattere della OMC, e questo dovrà influire direttamente nelle relazioni della Cina con altri paesi, specie i vicini asiatici.

Analizzando brevemente la congiuntura presente dell’economia mondiale vengono fuori vari elementi importanti che incidono nelle relazioni di forza nell’area. Il principale elemento è il processo di crisi economica attraversato dal Giappone, dove in più di 12 anni non sono stati sintomi apprezzabili di recupero. Nel 2001, la crescita economica non ha superato lo 0.9%, ed il 2003 vedrà probabilmente una possibile caduta, dell’1.3%.

Senza dubbio la dipendenza dai mercati dei paesi sviluppati ai fini dell’eliminazione o della diminuzione delle tensioni della crisi economica ha determinato una situazione delicata per molti paesi sottosviluppati, tra i quali quelli del Sud Est Asiatico.

Altro elemento chiave è che la recessione economica è evidente per molti dei paesi asiatici che ancora non hanno risolto i problemi economici e finanziari che originarono la crisi del 1997. Questi paesi dipendono dal boom delle esportazioni per il recupero delle loro economie.

La Cina ha così iniziato a provocare timori in relazione alla sua capacità economica ed alla possibilità di diventare leader della regione, soprattutto considerando la situazione che il Giappone sta attraversando.

In questo senso, lo sviluppo come paese esportatore della Cina già costituiva una sfida per le nazioni dell’area in anni precedenti alla crisi del 1997. In questo momento però è arrivato a rappresentare una preoccupazione grave.

Gli argomenti più importanti in questo senso si riferiscono al fatto che con l’entrata della Cina nell’OMC si incrementeranno i volumi del commercio, dell’investimento straniero e del trasferimento tecnologico verso la Cina, a detrimento del resto dei paesi dell’area.

Un altro elemento è la possibilità che la Cina arrivi a sviluppare una tale competitività da riuscire a penetrare un mercato ancora maggiore di quello che già possiede.

Le opinioni degli esperti vanno da chi assicura che lo sviluppo cinese beneficerà la regione, fino a quelli che argomentano che i paesi dell’area si troveranno gravemente in difficoltà a causa del potere economico cinese.

La proiezione della crescita per la Cina nei prossimi 20 anni è importante, visto che è stato pronosticato un incremento della sua partecipazione nel PNL mondiale dal 3.7% nel 2000 all’8% nel 2020.

Tra il 1995 ed il 2000 la partecipazione della Cina alle esportazioni mondiali è cresciuta dal 2.9% al 3.9%, mentre le esportazioni di Tailandia ed Indonesia sono rimaste stagnanti. Negli ultimi anni la Cina ha superato la Malesia e Singapore nell’esportazione di prodotti elettronici verso gli Stati Uniti.

L’approccio che asserisce la crescita e lo sviluppo potenziale della Cina basa la sua analisi nelle riserve di crescita del paese a partire dal progresso che potrebbe verificarsi negli investimenti stranieri, il movimento della politica di investimenti verso ovest e l’ampliamento delle riforme. Questi elementi ipoteticamente potrebbero contribuire ad aumentare la competitività delle produzioni del paese.

Tuttavia i timori generati da questa crescita potrebbero non risultare oggettivi se si analizza che già in diverse fasi storiche, l’Asia ha assimilato l’impatto di accadimenti come l’evoluzione economica del Giappone, i cui tassi di crescita aumentarono del 3.9% medio negli anni 60, e fino al 12.9% medio negli anni 80; o lo sviluppo dei Paesi di Recente Industrializzazione, che hanno ottenuto tassi di crescita del 3.8% medio annuale negli anni 80 e tassi del 9% negli anni 90.

Questa idea si sostenta nel potenziale effettivo del mercato cinese, la sua capacità importatrice e la nozione realistica sul fatto che la Cina può essere analizzata non come paese nettamente esportatore ma come una nazione in via di sviluppo di enorme potenziale di importazioni. Questo elemento tenderà a rinforzarsi quanto più la Cina metterà in atto le trasformazioni necessarie a mantenere gli impegni presi con l’OMC.

L’esperienza dei Paesi di Recente Industrializzazione rinforza questa idea. Questi paesi sono fioriti negli anni 90 in parte grazie al loro commercio con la Cina. Per Taiwan, Singapore ed Hong Kong, la Cina è diventata un punto chiave. L’adesione della Cina all’OMC può anch’essa tradursi in una crescita del prodotto interno lordo dei paesi con esportazioni di valore elevato.

Secondo un recente studio della Banca di Investimenti Warburg UBS, l’adesione della Cina potrebbe provocare a Taiwan un boom economico per il 2005 equivalente all’1.7% del PIL di Taiwan del 2000. Esistono anche calcoli per altre economie dei Paesi di Recente Industrializzazione, che mostrano benefici dell’1.1% del PNL del 2000 parallelamente allo sviluppo della domanda cinese delle loro esportazioni.

Per la maggior parte del Sudest Asiatico, tuttavia, le prospettive non sono così brillanti. La UBS Warburg calcola che le economie della regione perderanno per il 2005 tra lo 0.1% e lo 0.2% del loro PNL del 2000. Per l’India questa cifra potrebbe arrivare allo 0.7%.

È certo che la maggioranza di queste economie dovranno effettuare serie trasformazioni per poter garantire la crescita delle proprie esportazioni. Altre economie più avanzate della regione potranno invece sviluppare il loro commercio.

Per attenuare l’impatto negativo che la crescita dell’economia cinese ha causato si sono cominciati ad osservare altri approcci che mostrano elementi interessanti in relazione alla realtà economica e sociale della Cina.

Uno di questi argomenti è in relazione con la manodopera cinese, considerata storicamente come la più economica, cosa che influirà sul processo degli investimenti stranieri. In questo senso conviene mettere in evidenza che forse già è in corso di svolgimento in Cina una trasformazione strutturale in relazione alle produzioni di manifatture di valore aggregato più basso.

Le zone economiche speciali possono aver iniziato la loro partecipazione alla produzione di manufatti di maggior valore, per cui il costo della manodopera tenderà ad elevarsi, cosa che pone le prospettive della manodopera in relazione diretta con l’espansione ad ovest. Questo genererà forte domanda di infrastrutture, specialmente nei settori delle comunicazioni e dei trasporti.

Un altro fattore importante si riferisce alle politiche di controllo della natalità cinesi. Ora la popolazione cinese tende ad invecchiare, ed il drammatico incremento dell’invecchiamento potrebbe essere superiore a quello dell’India e dell’Indonesia. Questo potrebbe implicare un movimento delle produzioni a manodopera intensiva verso altri paesi dell’area.

Sarebbe anche conveniente mettere in evidenza che la Cina non è una economia monolitica, e non deve essere analizzata come un intero. La Cina è fatta di numerosi centri regionali dove le barriere al commercio risultano a volte superiori a quelle internazionali. Sebbene con l’entrata nell’OMC queste condizioni dovranno cambiare, è probabile che ancora esista un margine di tempo prima che realmente la Cina funzioni come una unità intera ed arrivi ad imporre condizioni di competitività.

Si suppone che sia i paesi sottosviluppati che alcuni paesi sviluppati possano approfittare di questo margine di riserva per ampliare le proprie relazioni con la Cina. Non si può nemmeno scartare la questione delle economie comparate, visto che la Malesia e Shangai producono praticamente la stessa quantità di esportazioni intensive in termini di manodopera. Un caso simile si presenta quando si vada a comparare il commercio della Tailandia e quello della zona cinese di Beijing/Tianjin.

Malgrado queste realtà non è meno certo il timore che si è risvegliato nella regione asiatica per l’entrata della Cina nell’OMC. Questa è una delle ragioni per le quali la Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico e la Cina si sono accordati per cercare di liberalizzare il commercio reciproco.

4. Relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina

Il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Cina dipenderà dal grado di compimento da parte della Cina dei suoi obblighi come membro dell’OMC e del rispetto che mostrano gli Stati Uniti per queste regole internazionali.

Le frizioni commerciali tra Stati Uniti e Cina non scompariranno con l’adesione della Cina all’OMC, come non sono scomparse le frizioni tra Stati Uniti e molti dei paesi con i quali commerciano, fondamentalmente a causa delle violazioni commesse in relazione agli obblighi determinati dall’OMC.

Esiste il potenziale per un aumento del commercio, principalmente nei primi anni, mano a mano che cresce il volume e l’estensione delle relazioni commerciali. La Cina già gode di un importante eccedenza commerciale con gli Stati Uniti. Se le compagnie americane scoprono che l’accesso promesso ai mercati della Cina non si materializza tanto rapidamente il risultato potrebbe essere una combinazione instabile di crescita lenta delle esportazioni degli Stati Uniti, un’eccedenza commerciale bilaterale cinese politicamente insostenibile ed un livello elevato di frizioni commerciali.

Potrebbe anche succedere l’esatto contrario, non resta che aspettare e vedere.

La Cina deve affrontare una pressione tremenda per l’osservazione dei regolamenti internazionali e dei suoi impegni con l’OMC.

Si deve sperare che le imprese nordamericane beneficino di maggiori opportunità di esportazione verso la Cina, maggiore creazione di lavoro negli Stati Uniti e opzioni diverse per l’investimento all’estero. In proporzione allo sviluppo dei vincoli commerciali ed imprenditoriali tra questi paesi si amplierà anche il contatto personale tra cittadini cinesi e statunitensi.

Risulta evidente che con l’entrata nell’OMC la Cina ha iniziato una nuova tappa nelle riforme economiche, che implicherà una maggiore apertura agli investimenti stranieri. In questi momenti si osserva come le multinazionali straniere esperte in vendite al dettaglio, assicurazioni, finanze ed altri settori stanno penetrando nel mercato cinese. È preoccupante che queste imprese promuovono non solo fondi finanziari, tecnologie, esperienze di amministrazione, ma anche una forte influenza di stili di vita ed abitudini di consumo.

Senza alcun dubbio, in futuro, il paese più popolato del mondo dovrà sperimentare cambi anche più radicali.