Il lavoro ”cognitivo” nella fase dell’accumulazione flessibile: uno schema interpretativo del “fenomeno“ dei cosiddetti “lavoratori della conoscenza”
Gianni Cirino
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5. Conclusioni
I risultati della ricerca IRSO permettono di trarre le seguenti
provvisorie conclusioni:
• pur in assenza di una precisa definizione concettuale ed
operativa, i lavoratori della “conoscenza” (knowlodge workers) sono in forte
crescita nei paesi industrializzati considerati e si apprestano a divenire
la categoria centrale di lavoratori in questi paesi;
• si è in presenza ad una riduzione generalizzata delle fasce
a minor contenuto professionale, confermata anche dalle proiezioni;
• l’ipotesi di una polarizzazione marcata di un ristretto
gruppo sociale di detentori delle conoscenze ed un ampio gruppo di lavoratori
a bassa qualificazione non sembra evidente, almeno sotto il profilo della
distribuzione degli occupati in base alla qualificazione.
Chi scrive, spera di aver sufficientemente “sensibilizzato”
il lettore sulla necessità di effettuare ricerche ed inchieste per approfondire
il cosiddetto fenomeno dei lavoratori della “conoscenza”, anche in riferimento
alla realtà sociale dell’Italia, ma e’ consapevole che sia soprattutto necessaria
un’analisi, corroborata da dati sperimentali, delle caratteristiche specifiche
del lavoro “cognitivo”, proprio per verificare le ipotesi dello schema interpretativo
teorico, che è stato presentato, relativo al capitalismo “cognitivo” nella fase
economica dell’accumulazione flessibile.
Un dibattito che si intreccia con il tema della definizione
e della articolazione del concetto di “conoscenza” e con il problema dei diversi
modi organizzativi con cui, in questo modo di produzione capitalistico, le conoscenze
vengono sviluppate, incorporate ed utilizzate.
Due aspetti, in particolare, sono al centro dell’attenzione
della analisi teorica ed andrebbero puntualmente verificati tramite una ricerca
statistica e l’analisi-inchiesta:
1. la “conoscenza”, che risulta sempre più all’origine
del successo competitivo della aziende del capitalismo ad accumulazione flessibile,
non è solo e forse neanche prevalentemente conoscenza di tipo razionale e
tecnico-scientifica, ma deve comprendere termini come la creatività
“coatta”, il problem solving, la sensibilità per la comprensione del contesto
culturale entro cui si opera, l’interpretazione dei simboli che si producono
nell’interazione uomo - macchine - sistema informatico, la comunicazione,
la gestione flessibile delle ambiguità, ecc;
2. nell’impresa attuale privata, ma anche pubblica, non si
assiste affatto allo sviluppo di una conoscenza, che è appannaggio esclusivo
di professioni, elite della conoscenza scientifica, ma si genera tramite
lunghi processi istituzionalizzati di formazione e training aziendale.
Queste ed altre tematiche, che nel presente articolo non sono
state discusse, potrebbero costituire una “griglia”, ovvero un’insieme di caratteristiche
del lavoro cognitivo da verificare ed integrare attraverso un indagine specifica
sulla realtà sociale italiana, anche perché, soltanto conoscendo più in profondità
il lavoro ed i lavoratori della conoscenza, il movimento antagonista potrà organizzare
una adeguata rappresentanza sindacale degli stessi.