Acqua, casa, e qualità della vita. L’attacco dei comitati d’affari in Campania

ANTONIO MUSELLA

Oltre un anno fa grazie alla mobilitazione dei Comitati Civici contro la Privatizzazione dell’Acqua, veniva ritirata la delibera del ATO 2 (ambito territoriale ottimale, istituti dalla Legge Galli del 1992) che sanciva la privatizzazione del Sistema Idrico Integrato tra le Province di Napoli e Caserta. Una battaglia lunga quella dei Comitati che sembrava aver raggiunto un punto di affermazione con il ritiro della delibera. Ma le mani della goverance locale non hanno certo dismesso un disegno complessivo che mira alla privatizzazione e soprattutto alla massimazione del profitto sulla gestione dei beni comuni. Da tempo infatti assistiamo in Campania ad un opera di dismissione dei servizi sociali pubblici in favore dei grandi potentati economici in combutta diretta con tutti gli enti locali governati dal centro-sinistra. “L’affare acqua”, che sembrava sfumato grazie alle mobilitazioni dei comitati, dei movimenti ed all’indignazione determinata della cittadinanza attiva in Campania, non ha smesso di essere tra le principali mire di quel “comitato d’affari” che governa la Regione, il Comune e la Provincia di Napoli. La diatriba sulla gestione del SII (sistema idrico integrato) è ancora tutta sul campo e numerosi sono gli attori privati coinvolti a vario titolo anche rispetto alla creazione di una società mista che controlli il SII. EniAcqua, oggi trasformatasi in Acqua Campania, e la ACEA sono tra le principali aziende interessate all’affare, nel contesto di un sistema di potere che lancia l’attacco ai beni comuni che vede le grandi aziende private legate a doppio filo con il potere politico regionale. La stessa Acea, che gestisce l’illuminazione dell’intera città, e che recentemente è stata travolta dallo scandalo della mancata manutenzione dei pali di illuminazione stradale il cui cedimento ha causato due morti nell’ultimo inverno, è legata direttamente ai Ds attraverso il coinvolgimento nell’azienda della signora Anna Maria Carloni, ovvero la signora Bassolino. Mentre lancia l’assalto alla possibile gestione dell’acqua la stessa Acea riceve cospicui finanziamenti dalla Provincia di Napoli per sponsorizzare iniziative di carattere culturale gestendo intere rassegne musicali con il coinvolgimento di artisti internazionali come Goran Bregovic ad esempio, sintomo questo della necessità per questi colossi della speculazione di farsi un immagine “pulita” assolutamente necessaria per partecipare alla sottrazione dei beni comuni alla gestione pubblica. Mentre si gioca la partita sulla gestione del SII, poche settimane fa l’amministrazione comunale attraverso il suo assessore al bilancio il potentissimo Enrico Cardillo (ex segretario regionale della Uil ed oggi Assessore alle Risorse Strategiche del Comune di Napoli, uomo di fiducia di Bassolino e dell’Unione Industriali) ha annunciato l’aumento delle tariffe sull’acqua: circa 100 euro di aumento all’anno e la stipula di un contratto con la Gest Line, società privata di recupero crediti, per il recupero delle morosità. Aumenti sull’acqua dunque per sanare i buchi di bilancio dell’ARIN (azienda municipalizzata che gestisce l’erogazione dell’acqua), gestita da quasi 20 anni dal barone Barraco (grosso azionista di riferimento del Corriere del Mezzogiorno/Corriere della Sera e, notoriamente, uomo della FIAT in Campania), e quelli del Comune di Napoli. Un obiettivo di recupero di circa 26 milioni di euro in un anno. Il coinvolgimento della Gest Line nell’operazione non è secondario. Questa società di recupero crediti, anch’essa vicina all’Unione, è partner del Comune di Napoli nella riscossione delle presunte morosità sulla T.A.R.S.U. (tassa sui rifiuti solidi urbani) ed è stata protagonista di avvenimenti incredibili. La Gest Line opera da alcuni anni in città inviando un solo avviso di morosità ed avvia immediatamente il pignoramento e successivamente la vendita diretta dei beni immobili e mobili dei presunti morosi, che in numerosi casi non sono risultati tali. Dalle “cartelle pazze” si procede in maniera molto celere alla vendita coatta di abitazioni, terreni, auto, moto e tutto ciò che è di proprietà dei morosi. Un escalation incredibile che ha provocato enormi proteste in città contro la Gest Line e la copertura politica di cui gode. Acqua, fisco, ma anche le abitazioni popolari. La Romeo S.p.a. è una delle principali società di gestione di immobili in Italia. Gestita dal signor Alfredo Romeo, iscritto, oltre che notevole finanziatore, al Pci negli anni ’80, ed oggi tra i principali sovvenzionatori della Margherita in tutta Italia. La Romeo gestisce il patrimonio di edilizia pubblica residenziale a Napoli, Milano e Venezia, gestisce il global service delle strade del Comune di Roma e parteciperà al bando lanciato dal Comune di Napoli; inoltre risulta essere in affari con la Caltagirone S.p.a. insieme alla quale possiede la più grande flotta di navi porta-cemento d’Europa. Come si evince una collaudata ragnatela di interessi ed una consistente intrapresa dai caratteri speculativi ed affaristici. La Romeo S.p.a. con la complicità di tutto l’arco costituzionale ha messo in piedi un sistema di speculazione efficace che mortifica la dignità nell’abitare degli abitanti delle case popolari in particolar modo a Napoli Nord e nella periferia Est dove si raggiungono standard allucinanti di degrado urbano. La Romeo ogni anno beneficia di un finanziamento sulla manutenzione ordinaria e straordinaria per gli alloggi da parte del Comune di Napoli, oltre la riscossione delle mensilità d’affitto, tali finanziamenti non sono legati alla effettività degli interventi svolti ma è un finanziamento di carattere “forfettario” ed indiscriminato. La Romeo omette volutamente di effettuare la manutenzione ordinaria negli alloggi popolari, così facendo tutti gli interventi di manutenzione ordinaria diventano di manutenzione straordinaria e necessitano dunque di un ulteriore autorizzazione di spesa da parte del Comune di Napoli che prontamente viene concessa senza nessun controllo o certificazione aggiuntiva. Un sistema di speculazione spaventoso che permette alla Romeo S.p.A. degli introiti incredibili, un sistema che si regge in piedi grazie alla compiacenza degli amministratori locali di centro sinistra che utilizzano la Romeo unicamente in campagna elettorale. Anche rispetto alla Romeo i movimenti negli ultimi mesi hanno aperto una vertenza attraverso la rete Napoli Arcobaleno e i comitati di lotta dell’area nord. Questa ridda di esempi, elencati volutamente uno dietro l’altro per dare un idea d’insieme, prefigura un attacco ben preciso mosso dal mondo politico ed economico contro beni comuni come l’acqua, la casa e teso a prendere dalle tasche dei cittadini una quantità enorme di denaro. Un sistema vero e proprio che trova nel centro sinistra guidato da Antonio Bassolino in Campania il “deus ex machina” capace come una piovra, di mettere in piedi un sistema di potere trasversale in tredici anni di governo creando un vero e proprio comitato d’affari. Senza dubbio il DDL Lanzillotta varato nel giugno scorso dal governo Prodi agevola la privatizzazione dei servizi pubblici ed il peggioramento consequenziale della qualità della vita nella città di Napoli. Il DDL Lanzillotta infatti vuole riordinare il sistema dei servizi pubblici, aprendo al mercato e alla concorrenza, e quindi, all’ingresso dei privati con conseguente aumento delle tariffe, peggioramento della qualità ed ulteriore peggioramento dei rapporti di lavoro. La strada delle liberalizzazioni aperta dal ministro Bersani ed avallata dal governo Prodi viene definita dal Ministro Lanzillotta. Su questa scia il Comune di Napoli intende trasformare le aziende municipalizzate in società miste (come avvenuto a suo tempo per la Romeo, che da Ente Romeo si trasformò in Romeo S.p.a.) con una presenza dei privati fino il 49 % dei capitali. Ciò nell’immediato riguarderebbe la società dei rifiuti ASIA, la società dei trasporti ANM, ed anche l’ARIN che gestisce l’erogazione dell’acqua. Da un lato dunque abbiamo un comitato d’affari fatto dalla politica e dalle grandi aziende private che gestisce una mole di capitali impressionanti attraverso un sistema di rapina verso i cittadini (Gest Line) e di peggioramento della qualità della vita (Romeo ed Acea), un sistema già in piedi che con la strada aperta dal DDL Lanzillotta amplierà lo scenario dei suoi interessi intervenendo sull’acqua (Arin), sui rifiuti (Asia) e sui trasporti (Anm) attualmente società municipalizzate gestite con metodi di lottizzazione politica sia nelle assunzioni che nella gestione autoritaria dei rapporti sindacali. Appare evidente che la strada possibile per fermare la “macchina dei soldi” messa su da Bassolino & Co. in Campania è la declinazione sul territorio metropolitano delle lotte per il diritto ad una diversa qualità del territorio che sono state la grande novità dei movimenti di questi ultimi anni. Acerra, Scanzano, Rapolla, Civitavecchia, le mobilitazioni contro l’imposizione dei rigassificatori, la Val di Susa, Vicenza, forme aperte e moltitudinarie di mobilitazioni dal basso a difesa dei beni comuni e della qualità della vita che devono oggi essere declinate e generalizzate nelle grandi aree metropolitane. Napoli, da questo punto di vista, appare una città viva ed effervescente sociaqlmente grazie alla formazione di diversi comitati di quartiere a Scampia, San Giovanni, Bagnoli, in zone complesse della città interessate da grandi trasformazioni urbane o da insediamenti di vera e propria produzione di morte (come nel caso della centrale termoelettrica di San Giovanni della Tirreno Power) che dal basso e con la mobilitazione dei cittadini che rifiutano la strumentalizzazione dei partiti istituzionali e dei sindacati concertativi stanno aprendo nuovi scenari di lotta. Questo solco in città è stato aperto senza dubbio dal Coordinamento dei Comitati Civici contro la privatizzazione dell’acqua che ha dato un impulso nuovo al movimento ed alla città tutta, mettendo a nudo la crisi della rappresentanza istituzionale che in città appare evidente. Una rappresentanza istituzionale che si avvinghia al sistema clientelare di distribuzione di reddito in maniera impropria (assunzioni lottizzate, consulenze esterne, appalti nella gestione dei servizi esternalizzati) per continuare la sua riproduzione in maniera replicante. E’ palese che in questo scenario non può esistere nessun partito “di lotta e di governo” come qualcuno vorrebbe farci credere in maniera mistificante. Siamo davanti ad una divaricazione dello scontro che rifiuta la mediazione politica, da un lato gli interessi dei cittadini e dei lavoratori dall’altro quelli del comitato d’affari gestito da Antonio Bassolino. In situazioni di questo tipo: o si sta da una parte o dall’altra. Oggi in Campania si sta provando a lavorare concretamente alla messa in rete delle vertenze territoriali, un processo difficile ma dalle potenzialità enormi perché agito in una grande metropoli centro nevralgico dello scontro tra gli interessi della moltitudine e quelli imperiali. Ed è proprio questa la peculiarità da sottolineare in cui devono inserirsi tutte le sperimentazioni politiche possibilità tra cui quella delle forme di partecipazione e di autorganizzazione riconducibili ad una idea/forza di Sindacalismo Metropolitano. Le battaglie per il diritto al territorio si sono agite nel nostro paese in zone periferiche del conflitto come il Nord del Piemonte, il centro della Basilicata, oppure a Vicenza che è una città di un centinaio di migliaia di abitanti. La declinazione di queste battaglie assolutamente irriducibili alla logica della rappresentanza e della mediazione della politica istituzionale in una grande metropoli come Napoli può essere la strada per arrivare al “failure _ system”.

Laboratorio Occupato Insurgencia, Napoli.