Ricordo di Jorge Ramírez Calzadilla

Alessandra Ciattini

Un grande studioso, un caro amico di Cestes-Proteo

Ho conosciuto Calzadilla (o Calza come lo chiamavano i suoi collaboratori ed amici) nel 1998, in occasione di un viaggio a Cuba, fatto per stabilire relazioni dirette, politiche e culturali, con un mondo profondamente diverso da quello italiano e con istituzioni scientifiche non afflitte dalla conflittualità ideologico-accademica e dal protagonismo, che caratterizzano la nostra piatta vita universitaria. Mi fu presentato da un altro studioso e ricercatore, il quale mi disse che Calzadilla era sicuramente la persona più esperta della vita religiosa cubana e latinoamericana; ruolo che gli era universalmente riconosciuto anche dai dirigenti delle varie istituzioni religiose con cui manteneva ottime relazioni, facendo in molti casi da mediatore tra queste ultime e gli organismi politici cubani. Leggendo il suo curriculum vitae, da lui stesso redatto poco prima della sua scomparsa, è possibile avere un’idea della sua complessa e variegata esperienza sia nell’attività docente che in quella di ricerca, oltre che della sua partecipazione a attività culturali, congressi, seminari in numerosi paesi come gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, la Spagna, l’Inghilterra, l’Italia etc. Esperienza culturale ed umana che è stata anche nutrita dalla partecipazione a missioni internazionaliste. In particolare, egli aveva studiato la storia della Chiesa Cattolica in America Latina, ne conosceva profondamente il suo antico legame con il colonialismo spagnolo, la struttura gerarchica, la dottrina religiosa e sociale e soprattutto il suo pluralismo interno. Aspetto questo di grande rilevanza per la Rivoluzione cubana, che ha sempre contato sull’appoggio dei cristiani, legati alle correnti progressiste come la Teologia della Liberazione, per rendere indipendente il subcontinente americano dalla tutela nordamericana e per costruire una società socialista. Avevamo siglato un accordo di collaborazione scientifica e culturale ed eravamo riusciti a strappare alla Sapienza un po’ di denaro per portare avanti lo scambio dei docenti e dei ricercatori, appartenenti al Departamento di Estudios Sociorreligiosos (Centro de Investigaciones Psicologícas y Sociologícas), con i professori della Sapienza. Naturalmente, data l’esiguità dei fondi, la collaborazione si è potuta protrarre nel tempo perché erano subentrati tra noi - cubani e italiani interessati al progetto di ricerca - rapporti di amicizia e di familiarità, che ci hanno fatto risolvere i problemi economici relativi al soggiorno all’estero, all’attività di ricerca in maniera non accademica. Abbiamo pubblicato un libro in italiano (Religione, politica e cultura a Cuba, Bulzoni, 2002) e numerosi articoli, sempre su tematiche religiose, sia a Cuba che in Italia; articoli scritti da Calzadilla o dagli altri ricercatori del Departamento, che aveva fondato nel 1982. In tali pubblicazioni si ricostruisce la storia religiosa di Cuba e quella dell’America Latina, si indagano le diverse forme di religiosità presenti in questa parte del mondo, in cui hanno un ruolo importante sia le religioni sincretiche di matrice indigena e africana, sia il cattolicesimo popolare, sia certe forme di protestantesimo che si stanno diffondendo negli ultimi decenni incrinando la precedente egemonia cattolica. A differenza di quanto siamo abituati a vedere nelle università italiane, Calzadilla non cercò in nessun modo di monopolizzare il nuovo rapporto con l’Italia, che dava modo al Departamento di partecipare ad uno scambio scientifico e culturale interessante ed utile anche per gli studiosi italiani. Ai miei corsi sono stati invitati ricercatori di altri centri scientifici, professori universitari, studenti, dottorandi etc., i quali hanno sempre partecipato attivamente e non per mera convenienza accademica, dando vita a dibattiti anche accesi, in cui si scontravano posizioni diverse. In molte occasioni gli studiosi italiani si mostravano scettici sulla “sincerità” delle correnti progressiste cattoliche, per la convinzione che la Chiesa ha sempre voluto essere presente su tutti i fronti per potere influire sulle decisioni politiche prese dalle varie parti. Invece, i cubani si mostravano più fiduciosi, convinti che la logica del Vaticano non fosse in grado di controllare sino in fondo i cattolici latinoamericani. In occasione di questi dibattiti ho potuto stringere rapporti con altre istituzioni scientifiche, ampliando così la conoscenza del mondo culturale cubano e prospettando ulteriori occasioni di collaborazione. E’ nato così l’accordo di collaborazione culturale e scientifica con il Centro de Estudios sobre America, con il quale insieme al Departamento di Calzadilla stiamo portando avanti, ormai da qualche anno, un progetto di ricerca sui nuovi movimenti religiosi e la loro diffusione in America Latina. E’ questo un tema che sta al centro della riflessione sociologico-religiosa cubana e latinoamericana, ma che è oggetto di interesse anche da parte del mondo politico del subcontinente americano, soprattutto da quando si sta profilando un’alternativa politica ed economica che mira ad una reale indipendenza di quella regione del mondo ed alla conquista della piena sovranità. La ragione di questo interesse sta nel fatto che questi nuovi movimenti religiosi, tra cui emerge il neopentecostalismo, sono sicuramente pilotati e finanziati da centri di potere nordamericani e non; inoltre, come si ricava da numerosi documenti ufficiali del governo statunitense, la loro introduzione e diffusione in America Latina ha l’obiettivo di favorire l’insorgere di una mentalità religiosa congeniale alla società globalizzata, di cui gli Stati Uniti sono i portatori interessati. Bisogna aggiungere, tuttavia, che il neopentecostalismo, che pone l’enfasi sulla relazione tra fedele e Spirito Santo, il quale nei rituali collettivi discenderebbe per “effondere i suoi doni” (capacità di guarire, di profetare, di parlare lingue sconosciute etc.), si pone in sintonia con la religiosità latinoamericana e caraibica per la sua ritualità movimentata (canti e danze), per la sua pretesa di stabilire un legame diretto con sovrannaturale, tramite il quale il fedele dovrebbe poter risolvere i suoi problemi quotidiani. Questo duplice aspetto della diffusione del neopentecostalismo è studiato ed analizzato in un libro recente, frutto anche di una ricerca sul campo, cui ha dato un importante contributo lo stesso Calzadilla e che è stato pubblicato a Cuba dopo la sua morte. Il libro intitolato “Los llamados Nuevos Movimientos Religiosos en el Gran Caribe” (L’Avana 2006) analizza anche la struttura di questi movimenti, mettendo in evidenza come in molti casi essi costituiscano delle vere e proprie transnazionali religiose, nel senso che la pratica religiosa, spesso caratterizzata da un proselitismo aggressivo, è affiancata da attività economiche e speculative. Ad esempio, la Iglesia Universal del Reino Universal de Dios, fondata a Rio de Janeiro nel 1977, che è un’istituzione multinazionale accusata di evasione fiscale, è proprietaria di un canale televisivo, di stazioni radio, di un giornale “El Universal”, di una casa editrice che pubblica libri e settimanali (AA.VV. 2006: 114-116). Tale istituzione di matrice neopentecostale è riuscita a costituire questo patrimonio anche convincendo i fedeli a dare il loro contributo in denaro (in generale un decimo del proprio reddito), asserendo che Dio restituirà moltiplicato mille volte quanto è stato donato. Il legame tra ricerca e vita politico-sociale, che troviamo in questa pubblicazione, caratterizza in generale il lavoro degli studiosi cubani, che però non trascura la dimensione teorica. Tale legame sta nella differente collocazione sociale dello studioso; egli è anche un esperto consultato dai dirigenti politici per affrontare determinati problemi, come ad esempio le relazioni tra Stato e Chiesa, tema trattato dall’articolo di Calzadilla, che qui pubblichiamo. Sottolineo che Calzadilla ha avuto un ruolo importante anche nella preparazione della visita di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998. Ovviamente da noi hanno questo ruolo solo quegli intellettuali, che si identificano con l’attuale sistema politico e ne hanno sposato le finalità, e che sono trasformati dai mass media in grandi comunicatori e persuasori. Agli altri resta solo un ruolo marginale e talvolta frustrante. I risultati del progetto di ricerca, al quale stavo lavorando con Calzadilla e con gli altri ricercatori del Departamento e del CEA, saranno documentati in una nuova pubblicazione in spagnolo, nella quale sarà presentato uno spaccato della religiosità latinoamericana e caraibica oggi, con le sue complesse manifestazioni e contraddizioni. Anche in questo libro sarà presente il contributo di Calzadilla, la cui esperienza ed infaticabile attività hanno reso possibile la sua realizzazione. Come ho detto, Calzadilla era un profondo conoscitore del mondo religioso cubano. Dirigeva un gruppo di ricercatori, che continuano a lavorare sotto la direzione di Ramón Torreira, ognuno specializzato in una certa manifestazione religiosa, dal cattolicesimo alle religioni di origine africane, dallo spiritismo al protestantismo. Egli aveva anche strette relazioni con queste diverse istituzioni religiose, ne conosceva i dirigenti, i fedeli, organizzava con loro incontri, seminari, su vari temi, tra i quali possiamo ricordare la relazione tra credenti e non credenti, l’apporto della religione alla soluzione dei problemi sociali attuali, la deriva fondamentalista di talune confessioni religiose. Proprio per queste strette relazioni Calzadilla era in grado di introdurti in questo mondo religioso, di farti conoscere ed intervistare sacerdoti, pastori, babalawos (sacerdoti della Santería), di farti partecipare alle più diverse manifestazioni di religiosità. Il suo atteggiamento era aperto e rispettoso, consapevole che tutte le istituzioni religiose cubane avevano dato un contributo importante allo sviluppo della specificità culturale e politica dell’isola caraibica e alla sua complessa storia. Facendoti conoscere da vicino questo variegato mondo religioso e presentandoti come un ricercatore del suo stesso gruppo, Calzadilla ricordava che in molte università occidentali sono presenti i Cuban Studies, che sfornano i cosiddetti cubanologi, il cui scopo sarebbe quello di mettere in evidenza le gravi pecche del sistema politico-sociale cubano, per giustificarne il probabile futuro abbattimento (dal loro punto di vista). Egli affermava che metteva a disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze per formare non i cubanologi, ma i cubanisti, ossia quegli studiosi che condividono il progetto sociale e culturale dell’isola caraibica.

Facoltà di Scienze Umanistiche - La Sapienza