Discutendo di economia applicata

ANDREA MICOCCI

Il Marzo 2007 ha visto la pubblicazione di un trattato di economia applicata, vale a dire di un’opera che a livello internazionale gli economisti aspettavano da sempre: si tratta del Trattato di Economia Applicata di Luciano Vasapollo, Jaca Book, Milano, e 52. L’arrivo di questo volume ci ha posto finalmente di fronte ad una questione fondamentale che era stata elusa fino ad oggi: cosa sia l’economia applicata, in generale ed in senso teorico. Troppo a lungo gli economisti di tutti gli orientamenti hanno praticato tale materia, producendo montagne di analisi empiriche eseguite in base all’ultima moda metodologica, che troppo spesso sono servite però solo ad aggiungere pubblicazioni al curriculum di chi le scriveva. Stando così le cose, siamo di fronte ad un cambio epocale: siamo finalmente in grado di cominciare la necessaria discussione su cosa sia l’economia applicata, e sopratutto a che cosa serva. Il libro di Vasapollo non consiste però solo nella realizzazione di questa già enorme impresa. Vasapollo ha prodotto un trattato che non è solo di approccio marxista: il volume è inteso ad esplorare il terreno comune tra l’economia politica marxista e l’economia dominante (mainstream), ed a mostrare le possibili interazioni, sinergie e questioni da dibattere. Vasapollo propone una “critica dell’economia politica” con fini applicativi. Egli parla a tutti gli economisti ma anche al pubblico istruito più vasto, ed a coloro con un interesse nella politica. Dal mio punto di vista di economista teorico io approvo fortemente l’intento dell’opera che Vasapollo propone. Con lui abbiamo lavorato spesso insieme e molto più spesso siamo stati in disaccordo teorico. Conosco bene la sua dedizione ad un uso pratico dell’economia. Infatti il volume ha in appendice un mio piccolo pezzo. Io e Vasapollo abbiamo idee diverse su cosa sia il marxismo e come lo si debba praticare, e ciò testimonia la sua apertura mentale e il suo desiderio di parlare con chi non condivide le sue idee piuttosto che di predicare ai convertiti. Cominciamo con il guardare cosa fa nel volume. Egli parte dall’idea che l’economia applicata comprenda le ricerche su questioni che possono essere riferite in termini teorici alla macroeconomia, all’economia dello sviluppo, alla teoria della crescita, alla macroeconomia dell’economia aperta ed alla economia internazionale. Nel fare ciò, Vasapollo accetta la sfida lanciata dall’insieme delle categorie dell’economia dominante, discutendo la materia come se l’agenda dei lavori fosse definita dall’approccio mainstream. Egli lo fa, tuttavia, da un punto di vista metodologico marxista. Vasapollo comincia dunque da una discussione delle origini dei concetti marxisti nell’economia politica Classica. Dà poi una panoramica del metodo di Marx (qui devo puntualizzare, per quelli che conoscono l’economia politica marxista, che l’approccio di Vasapollo è in buona parte quello ortodosso, pur se con una larga dose di elasticità ed una mentalità aperta). Dopo aver fatto tutto questo Vasapollo può affrontare la discussione di quei concetti che costituiscono il grosso della macroeconomia e di tutte le altre materie che fanno parte dell’economia applicata. Vorrei isolare come esempio dell’approccio del Trattato i concetti di PIL e PNL. In primo luogo il volume contiene estese discussioni non solo del PIL, che oggi sembra essere il solo indicatore considerato alla moda, ma anche del PNL. Ciò avviene per dare più importanza all’aspetto “nazionale”, che in un mondo oppresso dal protezionismo, dai nazionalismi, dal fascismo e dalla competizione ineguale ha un senso notevole. In secondo luogo il libro dà molto spazio non solo alla dimostrazione delle ben note limitazioni del PIL e dell’imperativo della crescita a tutti i costi che ne è corollario: Vasapollo sottopone al lettore anche discussioni di indicatori alternativi al PIL. Ve ne sono alcuni nella letteratura, e non vengono dal lato marxista. Il Trattato li discute con grande cura. Il resto del libro è organizzato come nell’esempio appena dato. Vasapollo ed i suoi collaboratori discutono una selezione indicativa di questioni con i seguenti scopi: in primo luogo, di scoprire i contenuti ed i confini dell’economia applicata. In secondo luogo, di offrire un terreno comune all’approccio marxista ed al metodo ed ai temi dell’economia dominante. In terzo luogo, il volume usa i due punti sopra detti, connettendoli, ai fini di uno studio che aiuti a comprendere la realtà. Per Vasapollo l’economia applicata serve a studiare rigorosamente e ordinatamente la realtà empirica, entro una metodologia coerente che però sia costantemente sottoposto allo scrutinio di una mente aperta. Infatti, e siamo al quarto punto, lo studio non ha solo fini accademici. L’obiettivo è intervenire sulla realtà per cambiarla. La teoria deve essere usata fino a quando sia rigorosa; altrimenti va discussa e abbandonata. Quanto sopra è per Vasapollo il significato della nota espressione di Marx “critica dell’economia politica”. Con questo spirito egli analizza e spiega il moltiplicatore, l’acceleratore, i modelli di Harrod e Domar, quello di Solow, la cosiddetta “sintesi”, la questione della crescita, il neoliberismo. Procede poi alla teoria dell’azienda, e da questa ad una teorizzazione di cosa sia l’azienda socialista (con riferimenti pratici). Il modello cubano ed i suoi collaboratori cubani sono di molto aiuto qui, così come una nuova ed originale discussione di lavori economici poco conosciuti di Guevara. È dunque logico che si arrivi con lo stesso spirito ad una discussione di cosa sia la pianificazione economica ed un’economia pianificata. Vale la pena notare che il trattamento dato nel volume è una splendida sintesi di intenti socialisti e di concetti dell’economia mainstream che va molto oltre il mero aspetto didattico. Qui ci troviamo di fronte ad una analisi profonda della teoria e della pratica del capitalismo e del socialismo, reale e futuro. Una discussione delle tabelle input/output apre la strada al trattamento dell’economia aperta. A questa è aggiunta una discussione del commercio internazionale. Il risultato inevitabile, che è affrontato di petto, è una discussione dell’imperialismo vecchio e nuovo. Qui Vasapollo mostra di nuovo la sua apertura mentale nei confronti del marxismo proponendo una nuova e alternativa versione della teoria di Lenin che indica l’imperialismo come conseguenza del capitalismo finanziario. Infine il volume presenta una discussione delle tendenze dei nostri giorni. Il neoliberismo e le politiche economiche di oggi vengono criticate, il “profit state” (oggetto di molti altri libri di Vasapollo, da solo o in compagnia di James Petras, Henry Veltmeyer, Hosea Jaffe, usciti in varie lingue compreso l’inglese) viene descritto. Vasapollo mostra anche la necessità di una reazione a queste tendenze e di una protezione delle classi lavoratrici. In conclusione, il Trattato chiama ad un nuovo raggrupparsi per opporsi al capitalismo a livello internazionale, basato sulla solidarietà e su mezzi di azione pacifici e di massa. È bene notare che Vasapollo è un acuto osservatore della realtà dell’America Latina, che è il laboratorio contemporaneo nel quale il cambiamento e l’opposizione alla globalizzazione neoliberista stanno avendo luogo nel nome di una nuova forma di socialismo che non sia tecnocratico ma basato sull’uomo. Ancora una volta Vasapollo mostra la propria capacità di modernizzare e rendere flessibile il suo retroterra marxista. La prima parte è eccellente. Concetti teorici vengono discussi con chiarezza, e vi è un generoso tentativo di creare un ponte tra gli approcci marxista e dominante. Vi è ben poco qui che possa dare adito a disaccordi. Era semplicemente ora che qualcuno ritornasse in sé e lo facesse. Troppo a lungo abbiamo finto che vi fosse, oltre alla pretesa opposizione politica (che io personalmente non ho mai visto: ormai da 15 anni sostengo che dal punto di vista filosofico i due approcci condividono esattamente le stesse basi culturali e logiche), una incomunicabilità tra l’economia dominante e l’economia politica marxista a livello metodologico. Un altro interessantissimo aspetto del Trattato è che Vasapollo usa pochissima formalizzazione nelle sue spiegazioni. Il volume è quasi privo di matematica e grafici. Ciò aiuta di molto la chiarezza di esposizione, ed è assolutamente commendevole. Gli studenti sono così incoraggiati a pensare da soli ed ad allargare le proprie prospettive, mentre il pubblico generale non è respinto, e viene portato per mano attraverso questioni estremamente complesse e sopratutto controverse. Tutto questo è potentemente sorretto dal riferire la genesi dei concetti marxisti e mainstream agli autori Classici, Hodgskin, Ricardo, Proudhon e molti altri. Il lettore è indotto alla necessità di allargare il proprio approccio da un lato, ed a non credere (come secondo la mia esperienza purtroppo spesso accade) che l’economia sia il risultato del genio del capitalismo dei nostri giorni. Ci sono parti naturalmente controverse, in primo luogo perché trattano questioni difficili e coraggiose. Importanti decisioni come quella di riparlare di imperialismo in economia ed economia politica sono più che benvenute, non solo perché ci troviamo di fronte a invasioni e sfruttamenti economici nella realtà, ma anche perché la questione teorica è tutt’altro che risolta. Era ora di riportare in evidenza tale problema e sottoporlo di nuovo al giudizio dell’analisi economica. Il lettore marxista troverà anche una discussione piuttosto obliqua del ruolo della lotta di classe nella chiamata a larghe coalizioni popolari contro il neoliberismo. Un’altra importante e complessa questione viene dunque sottoposta all’attenzione degli economisti, degli studenti e del largo pubblico. Non si corre il pericolo di dare troppo peso ad un’altra importantissima questione che il volume di Vasapollo riporta all’attenzione degli scienziati e di chi si interessa di politica: quella della pianificazione economica. Forte della propria conoscenza della teoria e della maniera in cui la dirigenza cubana è stata capace di resistere all’embargo americano, alla caduta dell’URSS, alle sfide della globalizzazione, ed ora al progressivo ritiro dalla scena di Fidel Castro, Vasapollo ha un robusto argomento per tornare a parlare di pianificazione. La questione non è il modello cubano, sul quale il mio disaccordo è evidente e infatti sono tra quelli che non lo ama particolarmente, ed in questo le mie posizioni sono completamente differenti da quelle di Vasapollo; il centro del problema è che la pianificazione economica è stata troppo facilmente abbandonata anche in quei paesi che non sono mai stati socialisti, che pure hanno sempre operato una pianificazione, e continuano a farlo malgrado, e spesso a causa, della retorica neoliberista. La pianificazione è anche il nocciolo dell’economia dello sviluppo, che è stata uccisa troppo presto e non può rinascere come tale. La si deve ripensare radicalmente, ed il volume di Vasapollo è un ottimo inizio, visto che comincia dalle questioni di base. Ma il piano è anche la base delle teorie della crescita, della stabilizzazione e delle politiche anti-cicliche che tutti i governi occidentali perseguono. Il trend discendente delle idee neoliberiste è cominciato, e discussioni come quella di Vasapollo servono come il pane. Anche la questione dell’alleanza popolare contro l’imperialismo e lo sfruttamento economico internazionale va posta. Il punto centrale non è quello che propone Vasapollo, ma il fatto di riproporre il tema nella nuova cornice delle relazioni industriali post-fordiste, del commercio ineguale a livello internazionale, e della violenza e terrorismo che ne seguono. Non possiamo fingere che si tratti di un problema che riguarda solo la sinistra. Dobbiamo tutti contribuire a tipi di “democrazia diretta” non violenti e pacifici, visto che tali forme sono sempre esistite a complemento delle istituzioni democratiche. Negligerle significa abbandonarle alla mercé dei demagoghi o ai piaceri perversi della violenza pura, come mostrato dai recenti moti metropolitani francesi. Finora ho lodato il volume di Vasapollo. Il libro è esattamente ciò di cui avevamo bisogno, ed arriva al momento giusto. È ben scritto per gli standard italiani, e coraggioso. Affronta importanti rischi, portando una boccata di aria fresca nelle chiuse stanze dell’accademia. È assolutamente imperativo tradurlo in inglese, visto che traduzioni spagnole sono già in corso. Chi dovrebbe leggere il Trattato di Economia Applicata? Chiunque sappia leggere e scrivere, ovviamente. A chi è indirizzato? È stato concepito come un testo universitario ed un riferimento per l’economista professionista, il funzionario (ad esempio, sindacale) e l’attivista politico. Ciò lo rende perfetto per il pubblico generale composto da chi si interessa seriamente di politica e vede criticamente ciò che accade. Gli economisti marxisti e dominanti continuano a pensare che ciò che fanno è incompatibile, e che lo scontro sia inevitabile. Questo libro dà loro una possibilità di rivedere questa idea, sia che tale revisione vada a rinforzare il conflitto sia che provi la necessità di un più attento confronto. Ma non vi sono più scuse per la superficialità.

Professore Università di Malta-Link Camps