L’economia d’impresa. Il caso di Telefónica

Pedro Andrés González Ruiz

Introduzione

Riflettere sull’economia dell’impresa ci è stato sempre rappresentato come una via per comprendere meglio la realtà imprenditoriale nella quale si svolge l’attività sindacale. Oltre ad introdurci in alcuni aspetti sulla concezione marxista della realtà (e particolarmente sulla sua critica dell’economia politica1), si tentava di introdurre questa concezione nella cassetta degli attrezzi teorici del sindacalismo. Ed ancora, secondo i dettami della 1ª Internazionale, unire la teoria del socialismo alla pratica del movimento operaio, perché senza detta teoria si riproduce solamente il mito di Sísifo2. La prima volta che ci si pose questa questione, nella sezione sindacale della Commissione Operaia della Telefónica a Siviglia, fu nell’anno 2000, e solo ad aprile del 2006 avemmo l’opportunità di portare a termine uno studio specifico che, pubblicato già per la rivista Laberinto in Spagna, andiamo oggi a riproporre.

L’esposizione si struttura in sei sezioni: 1. Il Gruppo Telefónica 2. La formula generale del capitale 3. La generazione del plusvalore 4. La riproduzione del capitale 5. L’accumulazione del capitale 6. La distribuzione del valore aggiunto in Telefónica

Tanto la prima come la sesta sezione affrontano il caso concreto del Gruppo Telefónica, che è applicabile a qualunque impresa. Nella prima sezione si presenta la realtà imprenditoriale che ci serve da base per l’analisi: bilancio, conto dei risultati, organigramma imprenditoriale, distribuzione delle principali cifre economiche (entrate) impiego, profitti e rendite, aspetti sulla proprietà ed il possesso (Consiglio di amministrazione). In tutti i casi, i dati si riferiscono all’anno 2004 perché quando fu realizzata l’inchiesta si disponeva solo dei dati dell’anno 2005 che si riferiscono all’attività dell’anno 2004. Nell’ultima sezione si analizza la distribuzione del valore aggiunto in Telefónica mostrando come si ripartisce tra i lavoratori, i fornitori, gli agenti finanziari e gli azionisti. Il concetto di capitale è il tema della seconda sezione. Il concetto di capitale che si espone è quello del valore stimato, valore che genera plusvalore. Questo si sintetizza in una formula che è denominata la formula generale del capitale. Nella terza sezione, il tema è capire in quale fase dell’attività imprenditoriale scaturisce il plusvalore, come e dove sorge, chi lo produce. Per tale ricerca svilupperemo la formula generale del capitale, utilizzando una formula più vicina all’attività imprenditoriale capitalista. La riproduzione del capitale si affronta nella quarta sezione. Qui si osserva il capitale come processo che si riproduce, come fenomeno che genera le condizioni del proprio sviluppo, per contro si mostra la forza-lavoro come elemento che è respinto ed attratto contemporaneamente, nella circolazione del capitale. Attratto perché è necessario per la valorizzazione, respinto perché gli è negato il godimento del ripartizione del plusvalore. La quinta sezione, il cui titolo è “l’accumulazione del capitale”, cioè la reversione del plusvalore alla circolazione del capitale, collocando tale reversione come il comportamento che caratterizza il capitalista. L’ultima sezione entra nel caso concreto di Telefónica, su come si distribuisce il valore aggiunto tra gli agenti implicati nel processo di accumulazione del capitale.

1. Il gruppo Telefonica

In questa sezione descriviamo il Gruppo Telefónica, come gruppo di imprese che agiscono nell’ambito dalle telecomunicazioni, attraverso le cifre più significative. Conviene chiarire che l’informazione è presa dal Bilancio dell’anno 2006 riferito alle cifre dell’anno 2005. Quanto capitale è utilizzato nell’attività del gruppo, che forma materiale acquisisce e quali sono le sue fonti di finanziamento, il risultato finale e come si ottiene in termini contabili. Quali sono le imprese che formano il gruppo, come contribuisce ognuna in termini di entrate, impiego, produttività e rendimento. Un altro aspetto trattato è la proprietà del capitale, tanto la sua forma come la composizione dei principali titolari delle azioni. Infine, la struttura organizzativa dei padroni del capitale, il Consiglio di Amministrazione. Quanti membri lo compongono, come si organizzano e quanto guadagnano per la loro attività. Ne scaturisce che il gruppo imprenditoriale rappresenta un’organizzazione basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione che contratta forza-lavoro per ottenere utili attraverso la vendita di prodotti per il mercato. Il Gruppo Telefónica è un gruppo di imprese che opera nell’ambito delle telecomunicazioni come: • Operatore integrale. • Operatore globale. • Operatore di riferimento.

Operatore multidomestico

Le attività del Gruppo Telefónica: • Le più grandi: Mobile, TdE e T Latinoamerica. • Con il più alto tasso di occupazione: Atento, TdE e T Latinoamerica • In crescita: Atento, Mobile e T Latinoamerica. • Con maggiori utili: Mobile, TdE e T Latinoamerica. • Le più redditizie: Directorios, T

Il capitale sociale è di 4.995.891.361 euro diviso in un pari numero di azioni con valore nominale di un euro. Gli azionisti più significativi sono: Caixa (5,377%), BBVA (5,731%), i membri del Consiglio di Amministrazione (0,19%) e Autocartera (4,182%).

Il Consiglio di Amministrazione è l’organo di gestione incaricato di eseguire il mandato della Giunta degli Azionisti. È formato da 19 membri dei quali, 7 esecutivi e 12 di nomina esterna. Vi sono 7 commissioni: esecutiva, di controllo, per le nomine e le retribuzioni, strategie ed investimenti, risorse umane, affari internazionali e qualità e attenzione commerciale. Tali commissioni sono composte da 3-4 consiglieri e svolgono 10 sessioni annue.

I consiglieri sono remunerati in funzione delle proprie competenze nei diversi organi:
  Consiglio di Amministrazione
  Commissione Esecutiva
  altre Commissioni

E per le attività legate a:
  incarichi fissi
  partecipazione alle riunioni

In conclusione, il gruppo Teléfonica è un’organizzazione:
  fondata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione (azioni).
  che ha come obiettivo il conseguimento di utili (redditività).
  attraverso la vendita di beni e servizi (merce).
  che richiede la contrattazione della forza-lavoro (salariati).

2. La formula generale del capitale

Il termine capitale ha attualmente molte accezioni. Anche nell’ambito dell’economia del lavoro la parola capitale si usa frequentemente e non sempre con un significato preciso. Dare un significato logico alla parola capitale è l’oggetto di questa sezione, perciò iniziamo con la domanda: cos’è il capitale? Non tutto il denaro funziona come capitale. Per esempio, il lavoratore che si reca in un negozio per acquistare alimenti dà denaro in cambio, ma dal punto di vista del lavoratore non si tratta di capitale. L’idea di capitale si sintetizza in una formula, la formula generale del capitale. Il denaro funziona come capitale quando si spende con l’intenzione di ottenere più denaro (= valore). Il capitale è valore che genera più valore (= plusvalore). Se avanza una quantità di denaro (D), si acquisisce una merce (M), e questa si vende per un valore superiore, D’, che aggiunge al denaro originario (D) il plusvalore (D). Questo si esprime sinteticamente mediante una formula, la formula generale del capitale.

D - M - D’ / D’=D+∆D

n Che cos’è il CAPITALE? Non tutto il denaro è capitale. n Il denaro che crea PLUSVALORE. n Rappresentazione attraverso la formula: D - M - D’ / D’=D+∆D n Cosa ci dice la formula? • Comprare per vendere. • L’obiettivo è il plusvalore. • Idem il valore d’uso. • Però, non solo denaro ma valore che si valorizza.

3. La generazione del plusvalore

Nella precedente sezione abbiamo visto che l’obiettivo del capitale è il plusvalore, ma quando si genera il plusvalore? Da dove scaturisce? Come si ottiene? Quali sono le forme di incrementarlo? analizzeremo ora tutte queste questioni. Ora bisognerà passare dalla formula generale del capitale alla sua formula particolare; bisognerà fare alcuni ipotesi metodologiche che semplifichino l’analisi, presentando il capitale produttivo nella sua forma più pura. Scopriremo che la chiave sta nel processo di produzione del capitale, dove l’attività creativa della forza-lavoro sotto il comando del capitale farà germogliare il plusvalore. Ciò implica il passare alla formula generale del capitale produttivo: D - (Mp+Ft) -... P... - M’ - D’ / D’=D+ D. Dove: D rappresenta valore in forma di denaro; Mp rappresenta valore in forma di mezzi di produzione; Ft rappresenta valore in forma di forza-lavoro; P rappresenta il processo di produzione; M’ rappresenta il nuovo valore d’uso con un valore maggiorato, comprendente il plusvalore; D’ rappresenta il nuovo valore maggiorato in forma di denaro. Abbiamo visto che l’obiettivo del capitale è il plusvalore. Si tratta, partendo dalla formula D - M - D’ / D’=D+∆D di rispondere alle seguenti domande:
  quando si genera ∆D;
  da dove scaturisce ∆D;
  come si ottiene ∆D;

Osservando la formula generale del capitale: D - M - D’ / D’=D+∆D
  Se compriamo e vendiamo attraverso il valore, come si produce un profitto?
  Per risolvere il paradosso dobbiamo risolvere: D - (MP+FT) - ...P... - M’ - D’ / D’=D+∆D

Osservando tale formula:
  Se partiamo dal fatto che nulla inganna nulla, tanto nel comprare che nel vendere si scambiano valori equivalenti.
  Pertanto, il plusvalore si genera nel processo di trasformazione dei mezzi di produzione per la forza-lavoro.
  Mentre i mezzi di produzione danno solo il valore che hanno già: si consumano o si ammortizzano.
  La forza-lavoro rappresenta l’aspetto dinamico e creativo del processo di trasformazione. Il nuovo valore è il risultato dell’azione della forza-lavoro sui mezzi di produzione. Durante il processo di produzione capitalista: D - (MP+FT) - ...P... - M’ - D’ / D’=D+∆D
  Il capitalista (o i suoi agenti) si incarica di trarre il massimo profitto dalla forza-lavoro contrattata, per ottenere valore aggiunto.
  In cambio il capitalista deve pagare il lavoratore per l’uso della sua forza-lavoro: salario.
  Il plusvalore risultante è: valore aggiunto meno salario.

Metodi per aumentare il plusvalore: n Prolungamento della giornata lavorativa: • Unilaterale; • Ore di straordinario; • Disponibilità. n Aumento dei ritmi: • Eliminazione delle pause; • Aumento del ritmo di lavoro; • Flessibilità e mobilità. Turni. n Riduzione del salario: • Nominale; • Formule di contrattazione più economiche (lavoro a tempo, apprendistato, borsisti, autonomo, ...); • Contrattazione di lavoratori più economici (immigrati, giovani, donne, anziani, disabili, ...); • Aumenti salariali al di sotto del costo della vita; • Logica di scambio: io ti pago, tu lavori. Ideologia dell’impresa; • Stili di comando: dispotico e autoritario, ...; • Vigilanza e repressione; • Retribuzione per obiettivi; • Mecanizzazione, Automatizzazione; • Cambi nella organizzazione del lavoro. Parcellizzazione e specializzazione degli incarichi. Dequalificazione professionale; • Deregolazione delle condizioni lavorative; • Separazione e divisione tra lavoratori.

4. La riproduzione del capitale

Vedremo che il capitale nel suo percorso attraversa tre fasi concatenate dalla circolazione del capitale. Alla fine della circolazione del capitale, la situazione con la quale ci troviamo è simile - a meno che il capitalista non disponga di più denaro - all’originale, riproducendo tutte le condizioni affinché il capitale torni a circolare. La reiterazione alla circolazione del capitale si definisce riproduzione del capitale. La continuità della produzione alla sua stessa scala (riproduzione semplice). Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno,... finisce per cancellare le tracce del capitale iniziale.

Il capitale, nel suo sviluppo, attraversa tre fasi:
  Acquisto di materie per il processo di produzione: mezzi di produzione e forza-lavoro.
  Processo di produzione, durante il quale si consumano gli elementi precedenti;
  Vendita del prodotto in cambio di denaro.

Queste tre fasi sono rappresentabili con la seguente formula: D - (MP+FT) - ...P... - M’ - D’ / D’=D+∆D

Una volta conclusa la circolazione ci ritroviamo con:
  il capitalista torna ad avere denaro (iniziale più plusvalore), mantenendo la proprietà dei mezzi di produzione;
  Il lavoratore ha denaro che spenderà per la sua sopravvivenza. La situazione finale è simile a quella iniziale: D - (MP+FT) - ...P... - M’ - D’ / D’=D+∆D

Questa ripetizione, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, finisce per cancellare le tracce del capitale originale. Il capitale originario sparisce, ma rimane il lavoro dell’operaio. Vediamone un esempio.

Sia dato un capitale iniziale di 100 che si scompone in 50 di mezzi di produzione e 50 di forza-lavoro. I mezzi di produzione si consumano nella totalità. Il plusvalore generato è di 50, ed il prodotto finale di 150. Vediamo in una tavola come procede la riproduzione del capitale nelle 3 circolazioni. D (pagamento); A (capitale attivo); MP (mezzi di produzione); FT (forza-lavoro); P (plusvalore); M’ (entrate per vendite); PA (plusvalore accumulato)

Dopo ogni circolazione, la situazione finale è simile all’iniziale: D-(MP+FT) -... P...-M’-D’ / D’=D+∆D

Nella sua reiterazione, la riproduzione del capitale genera l’apparenza che le 100 iniziali danno diritto di recupero al capitalista, ed ad ottenere una rendita di 50 ogni volta che circola il capitale. Dopo la prima circolazione, le 100 iniziali sono sparite, sono investite nel processo di produzione. Inoltre, sorge un fondo (PA) al quale va a parare il plusvalore generato circolazione dopo circolazione.

5. L’accumulazione del capitale

Il capitalista può utilizzare il plusvalore principalmente in due modi: spenderlo in beni di consumo personale e familiare, o accumularlo, cioè usarlo come capitale. E questo può farlo immediatamente applicandolo alla produzione (investimento), oppure posporre tale decisione risparmiando il plusvalore fino ad un successivo investimento. In questo ultimo caso saremmo davanti ad una decisione di risparmio. Se supponiamo che tutto il plusvalore è destinato all’investimento, l’accumulazione consiste nel destinare il plusvalore ad incrementare la produzione, ben ampliando la base produttiva sulla quale lavora già o modificandola mediante nuovi sistemi produttivi. Concentreremo la nostra attenzione sulla prima ipotesi. L’accumulazione implica un aumento degli elementi del processo di lavoro: mezzi di produzione, macchinari e materie prime, come della forza-lavoro. Se nella riproduzione semplice del capitale, l’unica parte di valore originario che rimaneva era quella corrispondente ai mezzi di produzione, nel caso dell’accumulazione, tutto il nuovo capitale destinato ad ampliare la produzione, compreso quello corrispondente ai mezzi di produzione, sarà risultato del lavoro non retribuito, la parte di lavoro che si sottrae ai lavoratori, il plusvalore. In questo modo si comprende che il capitale finisce per diventare plusvalore accumulato. Che cosa succede col plusvalor prodotto? Il capitalista può utilizzarlo in due modi: consumo o accumulazione. L’accumulazione può essere investimento o risparmio. Il risparmio, passato un periodo di tempo, si trasforma in investimento, eccetto la tesaurizzazione. Quello che caratterizza il comportamento del capitalista è l’investimento. L’investimento consiste nel destinare il plusvalore ad incrementare la produzione, bene ampliando la base produttiva utilizzata, modificandola mediante nuovi sistemi produttivi. L’accumulazione implica nuovi mezzi di produzione, investimento, e nuova forza di lavoro (creazione di nuova occupazione). Generalmente, l’accumulazione si realizza con capitale generato per il lavoro, con plusvalore. Il capitale finisce per diventare il plusvalore accumulato. Il capitale è risultato dello sfruttamento della forza-lavoro.

6. La distribuzione del valore aggiunto in Telefonica

Il totale di entrate che riceve il Gruppo Telefónica per la vendita dei suoi beni e servizi appare nella finca delle entrate. Il valore aggiunto lordo (VAB) che viene ad essere il valore generato dalla forza-lavoro, deriva dalla sottrazione alle entrate della spesa in approvvigionamenti e servizi esterni che sono forniti da altri lavoratori. Il VAB si distribuisce tra:
  ammortamenti che ripongono il valore di usura delle installazioni, macchinari e squadre fisse; la differenza tra il VAB e gli ammortamenti sarà il valore aggiunto netto che verrà a coincidere con il nuovo valore creato dalla forza-lavoro;
  spese per il personale che è ciò che si paga alla forza-lavoro per generare valore;
  eccedenza che è ciò che si sottrae tra quello che la forza-lavoro crea di nuovo e quello che le è pagato. A sua volta detta eccedenza si ripartisce tra le istituzioni finanziarie, le amministrazioni pubbliche, gli azionisti e quello che il Consiglio di Amministrazione decide risparmiare.

Vediamo come si distribuisce nel valore aggiunto attraverso il conto dei risultati del Gruppo Telefónica dell’anno 2005.

Conclusioni

L’ambito sindacale offre un forum utilizzabile per vincolare il marxismo alla classe dei lavoratori salariati. Questa è la finalità dell’analisi lavorativa dell’economia dell’impresa. L’esperienza quotidiana dei lavoratori e le loro lotte contro il degradarsi delle condizioni economiche e lavorative porta loro a constatare il carattere conflittuale del relazione capitale-lavoro. Da un punto di vista economico dobbiamo constatare che:
  La forza-lavoro in azione è la fonte del valore e del profitto, benché sia poi il capitale a farla da padrone.
  Il capitale, nella sua ricerca insaziabile del profitto, è la causa diretta dei mali dei lavoratori.
  Il capitale è lavoro non pagato accumulato. Il capitale che è la causa dei mali dei lavoratori, è un prodotto dei lavoratori.
  L’unico limite che conosce il capitale nello sfruttamento della forza-lavoro è l’azione della classe lavoratrice per resistere a detto sfruttamento.
  Affinché questa azione sia efficiente è necessaria l’unità della classe lavoratrice.
  L’unità della classe lavoratrice e l’azione che ne deriva, per essere effettiva, deve avere come obiettivo la fine del sistema basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Effettivamente, il capitale e l’accumulazione di capitale implica un clima generalizzato di fustigazione competitiva, nel quale si incrociano le ostilità del capitale contro i lavoratori, la competizione tra i capitali sui mercati dentro e fuori le nazioni, e la competizione tra i lavoratori divisi e debilitati in entrambi i casi. Perciò l’unità della classe lavoratrice è oggi come ieri necessaria nella prospettiva irrinunciabile di un mondo umanizzato, e per ciò senza sfruttamento ed oppressione dell’uomo sull’uomo.

Ricercatore, collaboratore rivista Leberinto

Per noi la concezione marxista della critica dell’economia politica non ha solo il vantaggio di avere una capacità esplicativa incomparabilmente maggiore che quella dell’economia ortodossa dominante nei circoli accademici ed imprenditoriali, ma va di pari passo con la rivalutazione del lavoro e l’azione collettiva dei lavoratori.

Il gigante che spingeva un masso su una montagna e che, non accorgendosi della fine della salita, terminò per far rotolare giù di nuovo il masso.