Il capitalismo compassionevole del Berlusconi IV. La politica della carità tra tagli alla spesa pubblica e ticket sanitari

Dario Stefano Dell’Aquila

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Sono trascorsi meno di 100 giorni dall’insediamento del quarto governo Berlusconi, ma è forse già possibile individuare una strategia di fondo nelle prime scelte in tema di politica economica e fiscale. Infatti, apparentemente a sorpresa, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, prima ancora di presentare il Dpef 2009-2011, ha presentato all’attenzione dell’opinione pubblica due provvedimenti di forte impatto e valenza sociale. Il primo, già annunciato in campagna elettorale, è stato l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, con l’esclusione di alcune categorie di immobili2. Introdotta nel 1993 l’imposta comunale sugli immobili è stata negli ultimi 15 anni la principale entrata dei Comuni. Negli ultimi anni progressivamente aumentata ha bilanciato la riduzione di trasferimenti dello Stato agli enti locali. Già con la finanziaria 2008, il governo Prodi, ne aveva ridotto l’importo del 60%. L’abrogazione dell’ICI determinerà minori entrate per 1.700 milioni di euro, una somma che sarà rimborsata ai singoli comuni, integrando il fondo dei trasferimenti agli enti locali. Accanto a questo provvedimento il decreto contiene anche altre due misure, la rinegoziazione dei mutui e la detassazione degli straordinari per i lavoratori dipendenti del privato. Ma c’è un’altra misura annunciata dal Ministro Tremonti, introdotta nella nuova programmazione, la Robin Hood Tax, da non confondersi con la Tobin Tax3. Una imposta, che il ministro ha, parafrasando il suo predecessore Padoa Schioppa, definito una tassa bellissima. Nelle intenzioni la tassa, che si configura come una tantum, ha come obiettivo nientemeno che le società petrolifere. Secondo le stime4, infatti, la tassa, che tecnicamente è un aumento dell’Ires dal 27 al 33%, si tradurrebbe in una maggiorazione dell’imposta sul reddito per le società petrolifere e sull’allargamento della base imponibile per le banche e le assicurazioni. Una manovra che dovrebbe portare ad un incremento delle entrate di circa 2 miliardi di euro e tale da bilanciare il taglio dell’ICI. Tasse alle banche per bilanciare la riduzione di tasse per i cittadini. A confronto dei timidi balbettii in tema di politiche redistributive dei redditi del governo Prodi, questa maggioranza sembra fare cose “di sinistra”. Naturalmente le cose non stanno così. È evidente che questo governo, che con la Confindustria e il suo nuovo presidente Emma Marcegaglia sta preparando il suo assalto alle ultime e residue garanzie sindacali, di sinistra ha ben poco. Ma allo stesso tempo, a differenza di chi l’ha preceduto, sa dare, ad un’opinione pubblica che vede progressivamente diminuire il proprio potere d’acquisto, l’illusione che le cose miglioreranno. In realtà come è emerso dal sesto Consiglio dei ministri, del 18 giugno, la linea del governo ha come obiettivi, la riduzione della spesa e dei servizi pubblici, la liberalizzazione (e privatizzazione) definitiva dei servizi municipali, l’introduzione del ticket sanitario, la riduzione delle garanzie sindacali con particolare attenzione al pubblico impiego. Il modello Berlusconi-Tremonti, in questo nuovo corso, ha abbandonato il richiamo ad un liberismo duro e puro, e si ispira a quello che negli Stati Uniti è noto come “conservatorismo compassionevole”. Una filosofia che sa tenere assieme l’esigenze della politica con quelle del mercato. In base a questo principio si adottano alcuni provvedimenti di buon impatto comunicativo, destinati in genere alle fasce medio-basse, in modo da apparire eticamente inconfutabili, che non incidono significativamente e che creano un’illusione ottica. Infatti si traducono sempre in un alleggerimento occasionale e indistinto della pressione fiscale cui fa successivamente da contro-altare la riduzione conseguente di servizi pubblici. E la differenza tra quanto i ceti meno abbienti perdono in servizi e quanto ottengono dal bonus fiscale è sempre sfavorevole. In sostanza, tali interventi non si traducono mai in un aumento dei salari, che darebbe autonomia e dignità di reddito, ma in occasionali tagli di imposta o piccole elargizioni caritatevoli (si pensi ad esempio all’ipotesi della Carta per i poveri che consiste in un bonus sconto sulla spesa che si vuole introdurre con la prossima manovra).

2. Non disturbare il manovratore...

Se infatti analizziamo complessivamente la prima manovra del governo, la strategia complessiva è più chiara. Il governo ha infatti come primo atto approvato un decreto legge su ICI e produttività. Successivamente ha presentato la programmazione triennale tecnicamente articolata in un decreto-legge e in un disegno di legge. Complessivamente per gli anni 2009-2011 la “finanziaria anticipata” sarà di 34,8 miliardi (13,1 l’anno prossimo, 7,1 nel 2010 e 14,6 nel 2011) con tanto di annuncio di pareggio di bilancio nel 2011. Nel primo anno, cioè il 2009, sono previsti circa 8 miliardi di tagli, contro i 5 di nuovi entrate. Larga parte di questi tagli, circa 3-3.4 miliardi di euro graverebbero sulle autonomie locali, nel 2010 i tagli dovrebbero arrivare a 5-5,2 miliardi di euro. Nel triennio, a quanto emerso dall’incontro con le parti sociali, i tagli a regioni ed enti locali sarebbero complessivamente ci circa 24 miliardi di euro. Secondo le prima anticipazioni a farne le spese sarebbero i settori dei trasporti e della sanità. Naturalmente come nella buona tradizione italiana i due atti sono serviti ad introdurre modifiche e novità in più materie. Le più rilevanti riguardano la liberalizzazione dei servizi pubblici5 e la sanità. E proprio quello della sanità è il nodo più dolente che rischia di tradursi in un forte aggravio di spesa per i cittadini. La scelta è stata rinviata ad un tavolo tecnico Stato-Regioni, ma al momento dal Fondo sanitario nazionale 2009 mancano circa un miliardo e mezzo di euro per il prossimo anno, soldi che il governo sarebbe interessato a recuperare attraverso l’introduzione del ticket. A conti fatti, dai benefici introdotti dalle minore pressione fiscale sui cittadini e dall’aumento una tantum dell’imposta sulle imprese petrolifere (abolizione ICI e Robin Tax) si ricavano circa 4 miliardi di euro che non bilanciano gli oltre 8 miliardi di tagli. L’impatto redistributivo di questa manovra è nullo, se non addirittura negativo nel momento in cui verranno introdotti i ticket sanitari. In effetti, già il 20 maggio 2008, incontrando le parti sociali il ministro Tremonti aveva presentato un documento in cui di diceva a chiare lettere che “l’attuazione del citato Piano triennale di stabilizzazione della finanza pubblica potrà e dovrà essere operata soprattutto dal lato della riduzione della spesa pubblica.”6 Per quanto riguarda gli scenari economici prospettati dal governo, secondo il Dpef il debito pubblico scenderà sotto la soglia del 100% del Pil nel 2011, attestandosi al 97%, un progressivo avvicinamento stima che nel 2009 sarà al 102,6% e nel 2010 al 100,3%. È interessante osservare come, rispetto al documento di programmazione dello scorso governo si preveda un indebitamento maggiore e quindi, di conseguenza, maggiore sarà l’entità delle manovre di correzione. Secondo le stime dei tecnici del ministero dell’economia il rapporto debito/Pil dovrebbe raggiungere il 89,4% nel 2013. Si registra ancora una stima di crescita del Pil dello 0,5% nel 2008, 0,9% nel 2009 sino all’1,5% del 2013. Ma la storia degli ultimi dieci anni dimostra che quasi mai le previsioni di crescita del Pil si sono realizzate e con ogni probabilità anche questa volta le previsioni per il 2013 andranno riviste al ribasso7. Più critica la questione dell’’inflazione programmata che è fissata all’1,75% nel 2008 e che è poi prevista stabile all’1,5% per il 2009-13. Un dato palesemente infondato, considerato che nel periodo marzo 2007-marzo 2008 l’Istat stima che l’inflazione sia del 3,3%. E considerato che è sul tasso di inflazione programmata che si decidono gli aumenti contrattuali è evidente che, già in partenza, i salari non recupereranno nemmeno il potere di acquisto perso. Va segnalato però che questa stima era anche contenuta nello scorso documento di programmazione del governo Prodi.

3. Sceriffo di Nottingham versus lavoro

In materia di lavoro, e quindi di salari, l’attacco è esplicito. Secondo il comunicato ufficiale del governo, poi, “gli obiettivi delle norme in materia di lavoro sono: incoraggiare la maggiore propensione delle imprese ad assumere attraverso la de-regolazione della gestione dei rapporti di lavoro...”. Infatti si prevede un ritorno del lavoro ad una delle forme più odiose di precarietà introdotte dalla legge 30, il cosi detto “job on call” (o lavoro intermittente)8.

Complessivamente quindi, per il 2009, la manovra si basa per il 62% su tagli e per il 38% su nuove entrate. Al taglio dei servizi vanno poi aggiunti i maggiori esborsi dopo l’introduzione dei ticket ancora tutti da stimare. Se poi ci fossero ancora dubbi, bastano le parole di Alberto Bombassei, vicepresidente per relazioni internazionali, affari sociali e previdenza di Confindustria, che ha espresso un giudizio positivo sulla manovra soprattutto perché viene annunciato il pareggio di bilancio nel 2011 e perché “finalmente si parla in prevalenza di tagli delle spese piuttosto che di nuove entrate”9. Più che Robin Hood sembra una manovra dello Sceriffo di Nottingham.

Dottore di ricerca in Istituzioni, ambiente e politiche per lo sviluppo economico

DECRETO-LEGGE 27 maggio 2008, n. 93 Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.

La Tobin Tax, dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire, in maniera modica, tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine), e contemporaneamente per procurare delle entrate da destinare alla comunità internazionale. L’aliquota proposta sarebbe bassa, tra lo 0,05 e l’1%. A un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all’incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria ad oggi per sradicare in tutto il mondo la povertà estrema (Cfr. www.tassatobin.it).

Cfr. Arriva la Robin Hood Tax, Il Messaggero del 14.06.2008

Si avvia la liberalizzazione dei servizi pubblici locali attraverso l’affidamento della gestione a società di capitali individuate mediante gare pubbliche o a società a partecipazione mista pubblica e privata, nella quale il socio privato detenga una quota non inferiore al 30%. Intervento del ministro il 20 maggio 2008, Palazzo Chigi, disponibile sul sito www.mef.gov.it

Sulle stime di crescita del Pil e più in generale delle previsioni economiche segnaliamo Conti pubblici. Contesto di riferimento e andamenti, Dossier di documentazione n. 3, maggio 2008, a cura del Servizio Bilancio del Senato, pag. 29 e ss.

Comunicato del Consiglio dei Ministri n.6 del 18/06/2008, in www.governo.it 9 Comunicato stampa Ansa, del 18/06/2008