La definizione delle alternative alla crisi attuale

VICTOR RIOS

Pubblicazione autorizzata da “Ecosur. Economía, Ecología, Sociedad”, febbraio 2009

La rapidità del diffondersi delle varie crisi in corso, la loro profondità e il loro crescente impatto sociale in tutto il mondo, obbligano ad una costante attualizzazione dell’analisi, della formulazione delle previsioni e delle proposte, in un generale contesto di incertezza. La frenesia è sotto gli occhi di tutti: centri studio di dubbia provenienza, osservatori, laboratori, commissioni di esperti; tutto il mondo sta vivendo nella preoccupazione e nell’ansia suscitate dai dati attuali, dalla difficoltà e dalla speranza di trovare una via d’uscita che corrisponda agli interessi, alle logiche e ai valori distinti e contrapposti che sono in gioco.

Né le analisi e né le proposte possono convergere di più rispetto a quanto è già ovvio: ossia, che la crisi è una fenomeno serio, che ha molte facce e che può durare ancora molto. Ed inoltre, come possono coincidere i potenti che pagano 40.000 Euro per assistere al Forum di Davos per cercare di salvare il sistema capitalista e i loro affari, con i movimenti sociali e popolari che da anni ripetono che Un altro mondo è possibile e che ora hanno al loro fianco alcuni governi che condividono questa stessa convinzione e sono già coinvolti nella sua costruzione? Stiamo vivendo un momento di chiarimento e inasprimento della lotta degli interessi e delle convinzioni tra chi pretende di salvare il sistema capitalista con il suo vecchio ordine sociale, che causa danni ecologici e sociali pagati dalla maggioranza della popolazione e minaccia la sopravvivenza del nostro paese, e chi sostiene l’esistenza di alternative che rendano fattibile un altro ordine economico, socialmente giusto ed ecologicamente sostenibile. Per questo è necessario e urgente sviluppare degli obiettivi e delle proposte, a breve e lungo termine, affinare le strategie per ottenere correlazioni tra le forze politiche, sociali e culturali che ci permettano di continuare questa sfida e sconfiggere le logiche dei potenti.

Come possiamo fare? Innanzitutto, definendo un’agenda comune. Obiettivo proposto: affrontare le logiche che dominano nelle risposte e nelle misure dei governi del Nord di fronte alla crisi, attaccando i problemi più gravi, fissando mete quantitative e proponendo gli strumenti per superarli. Esempio: mobilitarsi contro gli «aiuti finanziari agli incompetenti», come li chiama Krugman, proponendo, invece, che le Nazioni Unite diano fondi urgenti per far fronte alla crisi alimentare che viviamo nel 2009, così come più volte ha chiesto la FAO. Un altro esempio: concordare azioni adeguate per i paradisi fiscali. Attualmente circa la metà del commercio mondiale passa per questi “paradisi”, poiché le grandi imprese, in questo modo, evitano di pagare le tasse. Tutte le transazioni economiche devono sottostare al potere della regolamentazione e della tassazione statale. Tutto ciò nella prospettiva di una nuova architettura economica e finanziaria, basata sul consolidamento dei blocchi regionali in grado di sostenere un nuovo mondo multipolare.

Riassumendo, si tratta di far convivere l’affermazione dei principi sui quali si deve basare il Nuovo Ordine Economico e Sociale, con applicazione di nuove proposte di sostegno sociale che vengano adottate dalla maggioranza degli Stati presenti nell’Assemblea Generale dell’ONU. La logica degli interessi del genere umano si deve imporre sulla logica del G20.

L’espressione sociale e politica dovrà far sì che stati come quelli denominati “BRIC”? (Cina, Russia, India e Brasile) potranno “mollare gli ormeggi” ed entrare nella costruzione di questo Nuovo Ordine per la difesa dell’umanità.

I prossimi mesi possono rivelarsi decisive per la formulazione delle proposte e potranno chiarire abbastanza il panorama della correlazione delle forze.

Traduzione di VIOLETTA NOBILI