CHURY Stavo leggendo che il premio Nobel 2008 - mi riferisco a Paul Krugman - sostiene che possa ripetersi l’esperienza del Giappone degli anni ‘90 a proposito dell’economia mondiale. Sarebbe realmente così forte, così grave?
PETRAS Per quanto riguarda il Giappone, gli anni ‘90 furono il “decennio perso”, perché negli anni ‘80 lo Stato orientale era cresciuto in modo molto dinamico, dapprima iniziando con le esportazioni industriali tecnologiche, dopo decollando con la delocalizzazione dell’industria dell’auto; però oltre a questo ha creato una bolla finanziaria così grave che il palazzo dell’Imperatore e i loro direttori avevano lo stesso valore di tutta Manhattan. Era una bolla enorme che alla fine è scoppiata; così, a partire dagli anni ‘90, il Giappone ha cercato di ricostruire il suo sistema finanziario. La produzione ha avuto un crollo vertiginoso, la stagnazione economica era totale; le banche cercavano di sanare i debiti tossici. Questa è una lezione che si sarebbe dovuta cogliere ma così non è stato, perché l’industria capitalista mantiene comunque un’enorme capacità di produrre, accumulare e crescere. Però la forte disponibilità di buoni tassi di profitto non si moltiplica allo stesso ritmo della produzione che invece porta ad un processo di sovra-accumulazione. Una ricerca alternativa dà vita alla diversificazione di questi redditi di capitale in eccesso verso settori speculativi finanziari e immobiliari. Questo è lo stesso modello che è passato in Europa e in altre parti del mondo. Un altro fattore presente nella crisi giapponese è stata la crescita industriale del resto dei paesi dell’Asia, principalmente Cina e Corea che sono entrati in competizione; da un lato era sicuramente un affare ottimo per le industrie più avanzate giapponesi però, d’altro canto, nel settore meno avanzato del paese cominciò a crollare il tasso di profitto poiché non era più possibile competere con la mano d’opera a basso costo. Questi settori dell’economia giapponese non erano appetibili per i grandi capitalisti (ad esempio, del campo tessile o calzaturiero, ecc.), che hanno optato per l’investimento all’estero con il fine di avere vantaggi sicuri per quanto riguarda la mano d’opera, oppure hanno canalizzato il denaro verso settori speculativi: terre, immobili, finanze. Tutto ciò ha esacerbato la crisi e il fallimento del Giappone. È successa la stessa cosa negli Stati Uniti dopo il mini boom degli anni ‘70 e ‘80. Gli Stati Uniti, soprattutto alla fine degli anni ‘90, hanno iniziato a indirizzare capitale verso i settori speculativi: la conseguenza è stata dapprima la crisi informatica, poi quella immobiliare ed infine quella finanziaria. In altre parole, il sistema capitalista può mostrare anche grande dinamismo, ma quello stesso dinamismo crea contraddizioni profonde che danno come primo risultato la crisi finanziaria che comporta l’autodistruzione delle industrie e dell’economia reale. E Krugman conta poco, è un critico di questa seconda fase del capitalismo che ricicla il capitale verso i settori finanziari, attuando la deregolamentazione dell’economia. Possiamo dire che sia una autocritica del capitalismo. Ciò che non ha alcun fondamento è la proposta che egli fa riguardo a questo eccesso di capitali e di profitti: devono essere riciclati nell’economia del benessere sociale perché Krugman è un liberale riformista e pensa che il capitale debba tornare a costruire uno Stato sociale e migliorare le condizioni economiche per uno sviluppo più sostenibile, senza boom e fallimenti. Però il problema è che Krugman non potrà mai convincere i grandi capitalisti a sacrificare gli ingenti profitti speculativi nella fase di espansione in termini di benessere sociale. È un liberale riformista utopico e le sue proposte politiche non avranno alcuna influenza sui soggetti su cui lui cerca di influire. Sta cercando di convincere l’ala progressista e liberale del Partito Democratico statunitense; rappresenta una voce sola, via via più debole, poiché i democratici che siedono al Congresso, per lo meno dall’epoca dell’Amministrazione Clinton in poi, sono totalmente vincolati a Wall Street. Rimane una voce di dissidenza critica che vuole creare una stabilità all’interno del capitalismo liberale, ma senza troppi riscontri.
CHURY Ci è arrivata la notizia, già divulgata, che il ribasso del tasso reale farà ritardare il recupero economico degli Stati Uniti e che la deflazione farà aumentare i costi dei crediti e limiterà l’espansione delle industrie. Sarà davvero così?
PETRAS Sì, negli Stati Uniti non ci sarà nessun rilancio, nessun recupero. Le ultime cifre del bimestre aprile/maggio sono davvero negative. L’industria non si sta riattivando e inoltre il contraccolpo è che il tasso di consumo sta cadendo e dato che il motore dell’economia statunitense è proprio il consumismo - che realizza da solo il 70% del Prodotto Interno Lordo - la prospettiva è nefasta. Inoltre, io ritengo che il credito non aumenterà in una situazione così negativa per l’economia reale. Ora le imprese se vogliono ottenere dei crediti devono mostrare bilanci per lo meno solidi, e i bilanci non sono solidi. Il governo degli Stati Uniti sta cercando di creare un’immagine di sostenibilità tra le banche, affinché i cittadini inizino a richiedere prestiti. Però tutto questo non avverrà a breve, perché gli sforzi reali dei governanti, di Timothy Geithner, Segretario al Tesoro dell’Amministrazione Obama, sono volti a creare un’immagine illusoria di recupero economico, di segnali positivi. Credo davvero che queste scelte faranno prolungare la recessione-depressione, sperando che non la facciano aggravare.
CHURY Chávez ha affermato che è impossibile che le economie dei nostri paesi - si riferiva naturalmente ai paesi in via di sviluppo dell’America Latina - continuino a crescere con lo stesso ritmo, perché la crisi colpisce indiscriminatamente tutti. Lei condivide questa visione?
PETRAS Sì, il Fondo Monetario Internazionale la settimana scorsa ha pubblicato alcuni dati in cui si dice che l’America Latina, durante quest’anno e il prossimo, avrà una crescita negativa, ossia un ritardo nella ripresa economica. È davvero curioso studiare le proiezioni dell’FMI. Circa un anno fa sosteneva che l’America Latina sarebbe cresciuta circa del 3.5%; alla fine dell’anno scorso affermava che la regione avrebbe avuto una decrescita pari all’1.5%, ma le proiezioni sottostimano ancora la gravità della recessione che sta danneggiando gran parte del mondo. È evidente che l’FMI non ha nessuna proposta poiché la sua politica è sempre stata quella di pressare le spese statali e limitare il finanziamento pubblico per progetti di occupazione. Non sono solo le imprese a essere in bancarotta ma anche l’FMI e lo prova il fatto che non riesca più a finanziare il recupero delle economie.
CHURY Recentemente ho letto che nel Plan Bolsa Familia (nato per far cessare la povertà in Brasile) ci sono stati molti episodi di corruzione. “Si moltiplicano le accuse di corruzione burocratica e di eccesso di potere per il ‘lodevole’ programma anti-povertà di Lula, che in realtà non sta risolvendo nulla”. La sorprende?
PETRAS No, è già da un po’ che abbiamo messo in discussione la politica del Presidente brasiliano, Lula Da Silva. Io credo che Lula abbia sviluppato questo programma contro la povertà volendo arrivare, presumibilmente, ad aiutare 40 milioni di persone, però, sin dall’inizio, l’apparato messo in atto per distribuire quei 30 dollari al mese o qualcosa da mangiare, era controllato da funzionari del Partito dos Trabalhadores (Partito del Lavoratori, PT) che intascavano i soldi per creare e rafforzare la macchina elettorale. In qualche modo, coloro i quali riuscivano ad ottenere il cestino con la razione di cibo erano quasi obbligati ad appoggiare i candidati del PT o per lo meno ad aiutare nella campagna elettorale. Quanto detto è palese se si dà uno sguardo ai risultati delle elezioni: nei luoghi in cui si concentra maggiormente il programma gestito dal Partito di Lula, sono arrivati moltissimi voti. Quello che non sono riusciti a fare è creare occupazione. Ossia, la gente rimane povera, sopravvive. L’iniezione di denaro attuata da Lula ha semplicemente congelato il livello di povertà che esisteva. Il programma non era nato come un meccanismo per creare lavoro, che avrebbe pagato molto di più della sopravvivenza. E attualmente con la crisi, la gente ne risente ancora di più perché i finanziamenti per la povertà sono scesi mentre i disoccupati aumentano vertiginosamente; quel poco che la popolazione era riuscita ad ottenere durante il periodo del boom e dell’espansione, ora lo sta perdendo. Il Brasile sta vivendo un momento di forte depressione e il numero dei cittadini che vivono in condizioni di miseria è aumentato rispetto alle cifre precedenti al Plan Bolsa Familia.
CHURY Petras, il partito storico - come dicono molti titolari di agenzie - ha avuto una cocente sconfitta nelle elezioni legislative1 in India. Il Partito del Congresso della dinastia Nehru Gandhi2 invece ha recuperato terreno in tutto il paese. Cosa significa per l’India?
PETRAS È evidente che il Partito del Congresso, con enormi spese elettorali soprattutto nelle campagne, ha cancellato il debito dei contadini e degli agricoltori, sovvenzionando, ad esempio, enormi programmi per l’estensione dei fertilizzanti. Mentre per anni le campagne e le periferie non hanno ricevuto alcun investimento pubblico, negli ultimi 6 mesi, così all’improvviso, il governo ha iniziato a canalizzare migliaia di milioni verso questi progetti; è questo il motivo per cui quelle persone hanno deciso di votare il Partito del Congresso. Ne hanno beneficiato anche i membri del partito poiché l’opposizione è davvero molto frammentata: va dai caudillos locali ai gruppi religiosi. Il Partito del Congresso rappresenta l’unico partito secolare e nazionale che potrà sviluppare una politica a livello statale. La sinistra si trova in una situazione molto contraddittoria perché da una parte criticano il Congresso però dall’altra fanno alleanze elettorali con gruppi di centro-destra e gruppi religiosi, quindi hanno preso solo il 10% dei voti e a causa dell’opportunismo non hanno sviluppato un programma che potesse attrarre le masse di fronte alle pressioni del Congresso di manipolare il bilancio federale.
CHURY Raccontaci qualcosa di quello che è successo in Bolivia3, l’attentato fatto dagli ungheresi e dai croati; alcuni dicono che sia stata una sorta di ripetizione del Kosovo che è terminata come è terminata, con l’assalto di hotel, ecc. Che lettura possiamo fare?
PETRAS Dobbiamo parlare della destra fascista di Santa Cruz e dico fascista non come termine semplicemente dispregiativo: sono fascisti nelle loro politiche razziali e sono razzisti nei confronti delle comunità indigene; inoltre, quando vincono utilizzano le elezioni come strumento di violenza. Vanno citati molti attacchi violenti avvenuti negli ultimi anni: il massacro del Pando in cui vennero uccisi tra i 20 e i 30 contadini sostenitori di Evo Morales, gli assalti dei gruppi armati durante l’Assemblea Costituzionale, la strage a La Paz nel 2003 e tanti altri. Esiste una storia vera e propria dell’uso della violenza per mantenere il potere o per cercare di far cadere un governo riformista che ha una certa credibilità democratica. Ciò che è davvero interessante in questo panorama è che, mentre l’oligarchia boliviana è furiosa e attacca in continuazione il governo, le multinazionali stanno applaudendo Evo e stanno firmando contratti per lo sfruttamento minerario. Citerò due casi di cui mi è arrivata notizia oggi: REPSOL, la compagnia spagnola, sta pianificando l’aumento degli investimenti in gas, e Jindal, la multinazionale indiana, sta iniziando ad investire in Bolivia, poiché asserisce che questo paese è il migliore in cui investire e guadagnare. C’è una collaborazione tra Evo e le multinazionali contro l’oligarchia di Santa Cruz. Inoltre la politica dei salari del governo ha favorito il settore operaio anche se le popolazioni indigene hanno ricevuto benefici minori. Però è doveroso ricordare che alcuni degli accordi con le imprese minerarie stanno creando problemi alle comunità indigene che richiedono anch’essi i benefici dello sfruttamento del litio e di altri elementi e pretendono che soprattutto i profitti non vengano spartiti solo tra il governo nazionale e le multinazionali. È probabile che nel futuro prossimo possano nascere dissidi tra le popolazioni indigene e la “coalizione” Evo/multinazionali.
CHURY Chi avrà portato o avrebbe potuto portare questi ungheresi e croati in Bolivia?
PETRAS Esistono delle relazioni tra i dirigenti di Santa Cruz. Ci sono foto, sono state organizzate riunioni tra i mercenari e quelli che lì chiamano dirigenti civici, ossia i gruppi di oligarchi che hanno fomentato la classe media, i benestanti e la destra. Non ci sono dubbi che questi assassini abbiano collaborato con i dirigenti regionali della destra. Una cosa in più la sappiamo: le stesse organizzazioni civiche boliviane - ossia rappresentanti della destra oligarca - hanno ricevuto milioni di dollari dagli Stati Uniti per la loro formazione e attività. Quindi, gli Stati Uniti finanziano le organizzazioni di Santa Cruz che a loro volta contrattano i mercenari assassini. Il Governo di Morales sta cercando di prendere alcune misure di sicurezza ulteriori per mantenere il sistema democratico elettorale.
CHURY La CIA e la NATO possono avere qualcosa a che vedere con tutto questo?
PETRAS: La CIA opera come ente del Governo statunitense, anche se non è l’unico. In questo caso abbiamo le organizzazioni di aiuto estero - la AID, Agency for International Development - e altre organizzazioni che ufficialmente si occupano di finanziamento allo sviluppo. Non sviluppo in generale ma sviluppo regionale, ossia canalizzare i finanziamenti verso l’oligarchia regionale. Dicono di agire in favore della decentralizzazione e di utilizzare i fondi per obiettivi civici, invece fanno arrivare aiuti politici ed economici per le attività violente che hanno il fine di destabilizzare il Governo boliviano. Voglio ricordare che proprio oggi abbiamo ricevuto la notizia della scomparsa del grande poeta e grande uomo, Mario Benedetti. Lo ricordo. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di frequentarlo durante tanti forum e attività politiche negli anni ‘60, sia a Montevideo, Uruguay, che in Spagna. Era un gigante non solo nella letteratura ma lo era anche per il suo ruolo nella sinistra; un uomo dai grandi principi e dal grande rispetto; neanche la stampa borghese riesce a scrivere qualcosa di male su di lui. Una persona che nonostante la morte, rimarrà sempre con noi. Traduzione di Violetta Nobili
1. Le elezioni si sono svolte a partire dal 16 aprile 2009 e il risultato è stato reso noto il 16 maggio 2009 [N.d.T.]. 2. La famiglia Nehru Gandhi è una dinastia di politici indiani che formano il Partito del Congresso sin dall’Indipendenza dalla Gran Bretagna (15 agosto 1947). Attualmente il presidente del partito è Sonia Gandhi [N.d.T.]. 3. Evo Morales, nell’aprile del 2009, ha reso noto un piano che prevedeva la sua morte, quella del vice presidente, Álvaro García Linera e quella di alcuni dirigenti governativi. L’attacco è stato sventato dalle forze di sicurezza con un blitz in un albergo di Santa Cruz che ha portato all’uccisione di tre uomini: il rumeno Mayarosi Ariad, l’irlandese Dyer Micheal Martin e il boliviano, di origine ungherese, Eduardo Rozsa Flores, probabilmente il capo del commando. Inoltre la polizia ha arrestato altre due persone, il boliviano Francisco Tadic Astorga (ex militare residente in Croazia) e l’ungherese Elot Toazo (anche egli residente in Croazia), con l’accusa di essere coinvolte nell’attentato [N.d.T.].