La Rete Globale dei Diritti Sociali. Un laboratorio “sociale” in una provincia meridionale da “scoprire”
Massimo Russo
|
Stampa |
Nel corso del 2002 e poi del 2003, si sono concentrati in
Italia, e relativamente ad alcune specificità in maniera particolare nella
provincia di Caserta, alcuni nodi fortemente contraddittori della situazione
politica di questo paese. Il biennio iniziato con la spedizione militare di
aggressione all’Afghanistan e poi in Iraq, ha registrato l’esplodere del
forte movimento di lotta in difesa dei diritti, movimento che, nato come momento
di difesa dei diritti specifici del mondo del lavoro dagli attacchi del Governo
Berlusconi, ha avuto la capacità di catalizzare intorno a sé un largo e
composito schieramento di forze politiche e sociali, con il risultato,
assolutamente non previsto, di un allargamento della lettura che dei diritti
veniva data. La difesa dei diritti, infatti, si è allargata dalla difesa dell’Articolo
18 (attaccato dalla Legge Delega 848) alla difesa, ed in molti casi alla
richiesta di allargamento, della sfera dei diritti generali e di cittadinanza,
includendo in questo orizzonte tutto quell’arco di soggetti sociali non
classicamente riconducibili ai tradizionali rapporti di lavoro.
L’anno 2002 e poi il 2003 sono trascorsi tra mille e mille
manifestazioni, e ha registrato, tra le altre cose, una frattura nel mondo
sindacale confederale che ha pochi precedenti e che non era riconducibile ad uno
specifico settore o categoria, ma riguardava l’impianto generale dei rapporti
con i lavoratori e con le controparti. E, schematicamente, in conclusione d’anno,
altri due elementi caratterizzavano ed accendevano il dibattito e l’iniziativa:
i venti di guerra che, a ferite ancora aperte in Afghanistan, iniziavano a
soffiare verso l’Iraq e l’approvazione, nel parlamento italiano, della Legge
Bossi-Fini, forse una delle più indecenti (anche se perfettamente coerente con
il progetto di Governo) produzioni legislative da parecchi anni a questa parte.
La prima fase di applicazione della Bossi Fini, in provincia
di Caserta, ha evidenziato una realtà numericamente e qualitativamente
drammatica. Il rapporto tra numero di domande di emersione ed abitanti della
provincia è il più alto d’Italia, e tantissimi sono gli immigrati che non
sono stati in condizione di accedere alla procedura di rilascio del permesso di
soggiorno.
In quei mesi convulsi, accadeva che molti, associazioni,
Centri Sociali, Organizzazioni Sindacali, si misurassero con la drammatica
vicenda dei migranti, così come accadeva che, in occasione del 50°
Anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (10 Dicembre 2002) si
ritrovassero 3/400 persone a discutere di Guerra, di aggressione, di diritti, di
immigrazione, e di cosa unisse tutto ciò in un unico discorso; in due parole
dell’attuale modello di sviluppo del mondo, delle sue contraddizioni e delle
analisi/iniziative necessarie per scardinarne il prosieguo.
Persone delle estrazioni più diverse che, per una volta,
ognuno a partire dalla propria lettura del mondo, si davano una prospettiva
comune. Era, in qualche modo, l’anticipo di quell’immenso fenomeno che è
stata la manifestazione mondiale del 15 Febbraio 2003.
In quel contesto, che registrava nel contempo una certa
afasia ed autoreferenzialità delle strutture organizzate al livello cittadino,
alcune associazioni/organizzazioni/Centri Sociali (di livello nazionale e
locale) hanno deciso di iniziare un percorso di discussione comune che, a
partire dai tre temi individuati come centrali (Guerra, Diritti e Immigrazione),
si ponesse l’obiettivo di allargare l’orizzonte nel quale le iniziative
locali si muovevano, di collegarle ad altre corrispondenti iniziative in altri
luoghi e di dare loro un respiro ed una base strategica maggiore. Questo sforzo
ha prodotto un documento, che è stato successivamente inviato a tutte le altre
associazioni conosciute sul territorio e discusso come base di partenza da
arricchire ed approfondire. Di questo documento mi sembrano significativi tre
specifici passaggi, uno per ognuna delle grandi tematiche, che rappresentano gli
obiettivi generali che la Rete si è data:
Sulla Guerra: Gli obiettivi sono la lotta e l’opposizione
ad ogni guerra e ad ogni aggressione, la creazione di coscienza collettiva sulle
ragioni profonde delle crisi passate attuali e future, l’analisi e l’approfondimento
degli equilibri internazionali che le determinano.
Sui Diritti - dal Lavoro alla Cittadinanza: Gli obiettivi
sono la messa in rete di tutte le esperienze che, sul territorio, si organizzano
e lottano contro gli attacchi ai diritti, contro la messa in discussione dello
Stato Sociale, contro le scelte amministrative figlie di logiche speculative e
non al servizio della cittadinanza; essere contenitore di confronto, scambio di
esperienze e di approfondimento e di analisi sul territorio; stimolare il
protagonismo delle figure sociali colpite;
Sui Diritti dei Migranti: Gli obiettivi sono favorire,
promuovere ed appoggiare il protagonismo diretto dei migranti della provincia,
appoggiarli nei percorsi di organizzazione e rivendicazione che individueranno a
partire dalla loro specifica condizione materiale, contribuire alla loro
attività di coordinamento nazionale con le reti di dibattito ed organizzazione
che individueranno, etc..
Successivamente a questa fase iniziale di dibattito, nel
corso del 2003 siamo passati per un percorso di “presentazione pubblica”
della Rete, con assemblee pubbliche, partecipazione alle varie iniziative contro
la guerra in Iraq, alle manifestazione che il Movimento dei Migranti, ma anche
con l’apertura di una “vertenza spazi sociali” con il Comune di Caserta
(supportata da alcuni riferimenti politici in Consiglio Comunale) con l’obiettivo
di dotare la Rete di un luogo anche fisico di incontro che non la rendesse
perennemente “ospite” della (e quindi, malevolmente, identificabile con la )
CGIL.
La fase pre-estiva della Rete si è conclusa con un’assemblea
generale e con la partecipazione di alcune delle componenti della Rete stessa al
Meeting Internazionale dell’ARCI a Cecina, meeting che ha dato occasione,
specialmente per quanto riguarda il Coordinamento Immigrati di Caserta, di
stabilire e rinforzare i contatti e lo scambio di esperienze con le altre
realtà italiane e dal quale la delegazione casertana è rientrata con un
notevole riconoscimento per il contributo offerto.
L’assemblea di “chiusura”, che ha visto una buona
partecipazione delle varie associazioni, ha delineato una proposta di massima
delle iniziative su cui si punta a partire da settembre. Si è molto discusso
dell’esito del Referendum estensivo dell’Art. 18, non solo dal punto di
vista politico ma anche valorizzando la struttura, reticolare appunto, del
Comitato Provinciale (e dei vari comitati cittadini) e prendendo atto che molta
parte del dibattito nazionale sul tema proponeva di non disperdere neanche
queste strutture organizzative ma di costruire attorno ad esse programma di
dibattito e di iniziativa. E nell’assemblea di luglio la Rete ha messo in
cantiere alcune iniziative sui vari fronti di lotta, che provo a riassumere:
1. Un’iniziativa della Rete sul territorio di
Castelvolturno per “sfondare” su quel territorio in cui le contraddizioni
sono tante e drammatiche, sia relative alla questione immigrazione che alla
questione generale della vivibilità, anche e soprattutto lavorando insieme alle
associazioni che su quel territorio vivono e lavorano;
2. Una rinnovata e rapida iniziativa sulla vertenza degli
spazi sociali dopo avere sondato, invano sembra, le volontà della
Amministrazione Comunale;
3. Un’iniziativa prolungata di monitoraggio ed inchiesta
sulla condizione lavorativa in alcuni siti del territorio provinciale, a partire
da alcuni “classici” (fabbriche della provincia dei vari settori,
metalmeccanico, chimico, trasporti, tessile, etc.) ad altri meno classici
(interinali della Prefettura, volontari del 118 all’Ospedale Civile, etc..),
con l’obiettivo di riprendere conoscenza della realtà anche più nascosta e,
di conseguenza, rilanciare l’iniziativa sui temi del lavoro e delle sue
condizioni;
C’è dell’altro, ovviamente, ci sono tutte le iniziative
che ognuna delle componenti della Rete ha iscritte nel proprio percorso e che,
volta per volta, potranno coinvolgere le altre componenti. Molto c’è ancora
da imparare, a Caserta, su come non trasformare questo esperimento in qualcosa
di già visto (parlamentino, intergruppo, etc...), su come agire come Rete, ma
credo che lo sforzo valga la pena di essere fatto.