Il mondo della cultura contro l’aggressione della nato in Jugoslavia
APPELLO: STOP NATO!
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L’aggressione militare da parte dell’Alleanza Atlantica
contro lo Stato sovrano della Federazione jugoslava costituisce una clamorosa
violazione del Diritto Internazionale. E’ stato violato lo stesso Patto
Atlantico, che prevede l’intervento militare solo come atto di difesa da
un’aggressione. La NATO si considera di fatto legittimata a calpestare il
Diritto Internazionale, nel nome dell’instaurazione di quello che la Casa Bianca
definisce il "nuovo ordine mondiale" che, dalla fine della guerra
fredda ad oggi, coincide palesemente col panorama di caos e di regresso che
domina il pianeta.
Lo smembramento dello Stato jugoslavo all’inizio degli anni
Novanta, così come la frammentazione di tanti Stati del Sud del mondo,
corrisponde all’acutizzarsi della crisi economica internazionale segnata dal
generalizzato rallentamento del-la crescita a partire dalla metà degli anni
Settanta. L’accelerarsi del processo di globalizzazione, con cui le Grandi
Potenze cercano di gestire la crisi, ha determinato una ben più profonda crisi
negli Stati depauperati del Sud del mondo (che oggi comprende anche gli ex paesi
del socialismo reale) le cui classi dirigenti, ormai incapaci di restare al
potere sulla base di un consenso nazionale allargato, si sono frammentate,
ripiegandosi su più ristrette basi di consenso locali, etniche o religiose. Ma
se i conflitti e i particolarismi non sono creati dalle Grandi Potenze, essi
sono da queste fomentati, favoriti e abilmente manovrati. L’Occidente
economicamente avanzato, prima fra tutti la Germania, si è così affrettato a
riconoscere i nuovi Sta-ti indipendenti di Slovenia e Croazia, nonostante tali
proclamazioni violassero la costituzione jugoslava. Che dire se Germania e Stati
Uniti riconoscessero unilateralmente una neoproclamata "Repubblica
padana"? Il rapido riconoscimento internazionale di tutti i nuovi
staterelli del frammentato Sud del mondo viene legittimato dall’Occidente con un
concetto reazionario e razzista di "nazione", intesa non come
contratto stretto tra cittadini che scelgono liberamente, qualunque siano le
loro origini, di sottomettersi alle stesse leggi (secondo i principi della
Rivoluzione francese), ma come vincolo di sangue (secondo i principi del
nazionalismo tedesco dell’Otto e Novecento). Si prospetta così un mondo fatto
di "Stati etnici", irrealizzabile senza spostamenti di intere masse di
popolazioni o il loro massacro.
La NATO, nell’aggressione militare contro la Federazione
jugoslava, si è posta degli obiettivi precisi, e i fini "umanitari"
non sono che un pretesto. La strada perseguita non è stata quella di favorire
la pace e la ricomposizione del conflitto tra lo Stato centrale Jugoslavo e la
sua regione del Kosovo, attraverso l’intervento dell’ONU. Al contrario, gli
Stati Uniti hanno aiutato le frange più estremiste, etniciste e illegali del
Kosovo (l’UCK), che niente in termini di sciovinismo hanno da invidiare alle
milizie paramilitari serbe, in modo da preparare il terreno per il loro
intervento militare. Lo stesso Ministro degli Esteri italiano Dini ha
riconosciuto che gli accordi di Rambouillet erano inaccettabili per il governo
jugoslavo! Quegli accordi (cap. VII), di fatto, non solo preparavano la
secessione del Kossovo, ma trasformavano l’intera Jugoslavia in un protettorato
della NATO. Gli Stati Uniti, potenza egemone a livello planetario, preparano con
quest’aggressione la loro geopolitica per il XXI secolo: occupazione stabile dei
Balcani, neutralizzazione della Federazione jugoslava quale solo stato balcanico
di rilievo ancora fuori dall’orbita della NATO, ulteriore indebolimento della
Russia (economicamente schiacciata dal debito ma ancora grande potenza
militare); accesso ai giacimenti di gas e di petrolio delle repubbliche ex
sovietiche dell’Asia centrale, etc. (fino a minacciare la Cina, la vera potenza
rivale degli Stati Uniti nel prossimo secolo). L’egemonia politica e militare
sul pianeta permette agli Stati Uniti di mantenere anche il dominio economico
globale, imponendo il dollaro come moneta per gli scambi internazionali.
Controllando i giacimenti petroliferi, essi saranno anche sempre in grado di
ricattare gli Alleati europei, che dai rifornimenti petroliferi dipendono
direttamente.
Quanto alla Germania, che torna in guerra per la prima volta
dal dopoguerra, essa bombarda in questi giorni Belgrado così come lo fece la
Germania di Hitler nell’Aprile del 1941. Dopo la caduta del muro di Berlino, la
Germania unificata ha esteso la sua dominazione economica nell’Europa orientale
e nei Balcani, la sua tradizionale zona di influenza dai tempi di Bismarck fino
a Hitler.
Risulta meno facile comprendere la partecipazione a questo
conflitto da parte di paesi come la Francia e l’Italia. Quest’ultima, in
particolare, era il terzo partner economico di un paese, la Federazione
jugoslava, che uscirà da questa guerra materialmente distrutto. L’Italia,
partecipando ad un’aggressione militare contro un paese sovrano (che non è
neppure stata preceduta da una dichiarazione di guerra), viola alcuni dei
principi fondanti della propria Costituzione (artt. 11 e 78), quel patto stretto
tra le forze democratiche che sconfissero il fascismo cinquant’anni fa. Simili
violazioni sono state compiute anche dagli altri Stati democratici europei che
partecipano all’aggressione. Questo è segno della profonda crisi delle
democrazie occidentali. I signori della guerra non solo bombardano e distruggono
selvaggiamente la Serbia, ma riducono a un cumulo di macerie lo stesso Kosovo
che dicono di voler difendere. Gli Europei occidentali, figli dell’Illuminismo e
del pensiero critico, stanno seppellendo sotto le bombe la loro stessa
tradizione culturale. L’identificazione del Presidente jugoslavo con Hitler,
così come Francia e Inghilterra avevano identificato il Presidente egiziano
Nasser con Hitler per legittimare la loro
aggressione militare nel 1956, o come è stato fatto più di
recente col Presidente iracheno, mostra la maniera in cui viene snaturata e
distorta la storia. Dove sarà il prossimo "Hitler" che gli Stati
Uniti sapranno inventare per legittimare la loro barbarie? In Russia? In Asia
Centrale? in Asia Orientale? in Cina? Teniamo dunque viva la memoria, e non
per-mettiamo che i signori della guerra snaturino la nostra storia. Perché la
democrazia, la critica, la storia e la cultura del Vecchio Continente e del
mondo non muoiano nei Balcani, chiediamo:
che l’Italia cessi di concedere le basi NATO sul suo
territorio e che si ritiri immediatamente dal conflitto;
che la NATO si ritiri dall’Albania e da tutta la ex
Jugoslavia;
che intervenga l’ONU, mandando una forza di pace nel
Kosovo, composta da caschi blu appartenenti a paesi non aggressori, per
garantire il ritorno dei profughi albanesi e ripristinare una situazione di
pacifica convivenza tra i popoli della Federazione jugoslava (i serbi
cristiani ortodossi e gli albanesi musulmani del Kosovo), e di rispetto dei
diritti dei cittadini jugoslavi di lingua albanese del Kosovo;
che si provveda al risarcimento dei danni di guerra subiti
dalla Jugoslavia;
che sia indetta una conferenza di pace dei paesi dei
Balcani, per prospettare una pacifica convivenza tra tutti i loro popoli e
più strette relazioni economiche e politiche tra di loro;
che si avvii un processo di riforma in senso dernocratico
delle Nazioni Unite
Firmatari al 15/5/99: Aberti Alejandra Longoni, B.
Alberti (scrittrice, Roma), M. Angelilli (Avvocato, Ass. Prog.
Diritti), Associazione culturale Puntorosso di Palermo, S. Azzarà
(docente Università di Urbino), V. Bacchelli (docente Politecnico di
Milano), Bellucci Mabel, F. Biagini (ric. Università Bologna), Graziella
e Flavio Brunetta (ricercatori Università di Torino), S. Bruno (docente
Università degli Studi della Calabria), A. Burgio (docente Università
di Bologna), A. Cattaneo (UHSRIC, Ist. Per l’infanzia. Trieste), Centro
Studi Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES), M. Caldera (insegnante
Milano), Ianfranco Caminiti, P. Cento (deputato Verdi), F. Ceratti (dir.Giornale
della Natura), S. Ciattini (docente Univ. LA Sapienza, Roma) N. Cipolla (Centro
Studi per la Politica Economica in Sicilia), G. Cirino (consulente ITC e
di Organizzazione), F. Conte (tecnico informatico, Roma). P. Costella (coord.
Progr. Filippine-arci cult. e svil., Manila), R. Coppi (docente,
Università La Sapienza, Roma), A. Crescimanni (docente, Università La
Sapienza, Roma), M. Cristaldi (docente, Università La Sapienza, Roma), A.
Cuomo (London University). I. Damiani (ricercatrice Università Roma
2), M.R. Damizia (Avvocato, Ass. Prog. Diritti), E. D’Arcangelo (docente,
Università La Sapienza, Roma), F. S. De Blasi (docente università Roma
2), R. Ilio De Dominicis (docente università Roma 2), L. De Logu (docente
università di Torino), De Santos Blas, L. De Sole (docente, Università
Cattolica, Roma), L. D’Eramo (scrittrice), U. Dotti (docente,
Università di Perugia), F. Fassio (consulente ITC e di Organizzazione),
L. Fulci ( lecturer d’italiano Università di Birmingham), G. Galli (docente
Università Statale di Milano), S. Garroni (primo ricercatore CNR), F.
Gavarini (ric. Università Roma 2), J. Gilbert (Coord. Nazionale lettori
universitari madrelingua), N. Ginatempo (docente, Università di
Messina), A. Gisolfi (Univ. Salerno), F. Giufini (Cortona), I.
Gomes Pinheiro Machado (Brasile), M. Grassi (docente, Università La
Sapienza, Roma). A. Graziani (docente università "La
Sapienza", Roma), Gruner E., P. Iddas (tecnico, consulente
informatico), F. A. Iglesias (Argentina), J. Kelemen (dir.ist.filosofia
Univ.Budapest), A. Infranta (Buenos Aires), G. La Grassa (già
docente Università di Vene-zia), C. La Rosa (tecnico Università La
Sapienza, Roma), G. Lelli (Istituto Universitario Orientale di Napoli), S.
Leonardi (ricercatore IRES, Roma) G. Liguori (docente-Università di
Cosenza), O. Lincetto (medico pediatra, ARCS Manila, Filippine), Ljubica
Klein, D. Losurdo (docente Università di Urbino), A. Maffei ( ric. Univ.
"La Sapienza", Roma), R. Martufi (ricercatrice CESTES. rivista
PROTEO), L. Mazzucca (consulente ITC e di Organizzazione), E.
Orsingher (docente, Università La Sapienza, Roma), Oteiza E., G.
Pampaloni (Salvador de Bahia, Brasile), F. Pasini (Milano), M. M.
Tarasconi Pinheiro Machado (Brasile), A Pinheiro Machado Netto (Brasile),
Muiioz I., I. Possenti (sc. sup. Studi univer.perfez. S.Anna, Pisa), C.
Preve, F. Rispoli (docente, Università La Sapienza, Roma), Rosenberg
M., Rozitchner L., Guilis G., A. Salerni (Avvocato, Ass. Prog. Diritti e
CESTES), V. Scalia (Università di Palermo), Schonfeld M., Schonfeld C.,
Taddei A. E., P. Taglioli (Bologna), M. Tallarico (Assessore Progr.
UNAIDS in Mozambico), Teszkiewicz A., N. Teti (editore), M. Tiberi (docente
Università "La Sapienza", Roma), S. Trapani (Università Roma
2), G. Tucci (docente Università Viterbo), M. Turchetto (docente,
Università di Venezia), F. Uncini (insegnante Milano), G. Valabrega (già
docente Università di Bologna), L. Vasapollo (docente, Università La
Sapienza, Roma, Dir. Scient. CESTES), S. Vitiello (tecnico Padova), M.
Zaccaria (Ravenna), E. Zerbino (docente, Università Cattolica,
Roma), W. Zoccarato (tecnico, Padova). L. Zollo (Buenos Aires).
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