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Il razzismo nella Commissione per i diritti umani.

F. Ilunga Ilanga

Pubblichiamo questo articolo come un caro saluto di Freddy ai lettori di Proteo

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Il paternalismo secondo il quale l’africano dovrebbe ricevere e l’europeo dare, senza che al primo spetti il diritto di esigerlo come contropartita poiché non è responsabile della sua condizione di “ultimo”, è uno dei più gravi problemi che hanno davanti gli africani ai nostri giorni. Quando ci renderemo conto e comprenderemo che la relazione tra i popoli è una via a doppio senso e che la convivenza nel mondo esige responsabilità come una compensazione ragionevole per i favori ricevuti? Non dobbiamo rimanere tranquilli sotto la mentalità paternalistica che prescrive che ci avviamo a prepararci progressivamente per un’autonomia, mentre contemporaneamente l’economia si fa vieppiù complessa ed esige da quelli che la gestiscono un livello di preparazione e di conoscenze più elevati. L’evoluzione delle tecniche di produzione e d’altra parte l’industrializzazione limitata dei paesi soggiogati dall’esistenza di necessari collaboratori, impone all’occupante imperialista un nuovo atteggiamento. Il razzismo volgare nella suo forma biologica corrisponde al periodo di sfruttamento brutale delle braccia e delle gambe dell’uomo. La complessità dei mezzi di produzione, l’evoluzione delle relazioni economiche che penetrano di buono o cattivo grado, quella delle ideologie, squilibra l’uomo e lo rende dipendente dal sistema imposto in questa fase neocoloniale. La perfezione dei mezzi di produzione provoca fatalmente il camuffamento delle tecniche di sfruttamento dell’uomo e delle forme del razzismo. Il razzismo acquisisce visibilità perché radica precisamente nell’insieme dello sfruttamento svergognato di un gruppo di nazioni che è arrivato ad un stadio di sviluppo tecnico superiore ad altre. Di conseguenza è l’oppressione militare ed economica a farla da padrona ed a legittimare il razzismo, perfino avvalendosi degli organismi internazionali diretti dagli antichi colonizzatori la cui verità assoluta ed i criteri di convivenza nel pianeta consentono loro di dettare normative secondo la propria cultura. Quando si tratta di condannare, i paesi ricchi li applicano ingiustamente, non tollerano supervisioni ai propri inumani trattamenti nei confronti dei poveri; questi organismi si sono trasformati in uno strumento al servizio dei più forti per umiliare, oltraggiare e condannare i diseredati del Terzo Mondo. Nell’ultima sessione sui diritti umani a Ginevra, l’Unione Europea ha votato per mantenere la tortura, il crimine, l’impunità e l’ingiustizia, se commesse dai più forti. La fama della civilizzata e colta Europa rimane senza prestigio, il suo modello di etica, credibilità e democrazia che impone al mondo, alleandosi con gli Stati Uniti per ostacolare le indagini sulle sistematiche torture ed i brutali trattamenti che ricevono i prigionieri Iracheni ed Afgani, una mancanza di morale del genere umano. Il terrorista Luis Posada Carriles, l’uomo che fece esplodere un aeroplano in volo coi suoi 73 passeggeri civili, è una pausa cerebrale denominata “crisi di assenza con mutismo” di cui soffre Bush alla Casa Bianca,. Responsabile anche della morte del turista italiano Fabio di Celmo; che “si trovava in un posto sbagliato al momento sbagliato” secondo quanto affermato proprio da Posada Carriles. Bush sa molto bene dove si nasconde, e se ricordiamo il suo discorso dopo l’attentato alle Torri Gemelle, “Chi protegge, alimenta, nasconde e finanzia un terrorista, è un terrorista”, che cosa è ora Bush riferendosi alla sua giusta riflessione? L’ultima riunione di Ginevra è stata umiliante per la dotta Europa. Il leone, imperatore della selva e gli altri nudi al cospetto, con le luci accese davanti al mondo. Si provava indignazione ad osservare un fatto tanto pietoso, come vedere l’orgoglio cadere nel cesso davanti agli spettatori. Osservatori ed analisti politici hanno segnalato che la Commissione protegge alcuni governi. L’Alta Commissaria per i Diritti Umani, l’esperta legale canadese Louise Arbour, ha affermato che la Commissione non compie oramai la sua funzione, è obsoleta, carente e: “Esiste qualcosa di fondamentalmente sbagliato in un sistema dove il tema della violazione dei diritti umani e le libertà fondamentali in alcune parti del mondo è deciso unicamente per volontà di alcuni Stati” che devono analizzare periodicamente la situazione “di tutti i paesi” e non solo “di un pugno, generalmente del mondo in via di sviluppo”. È stata categorica allorquando ha affermato: “Spero molto sinceramente che non assisteremo ad una prossima sessione annuale come questa” e che l’anno prossimo la “forma, la composizione e la struttura” senza dubbio non saranno le stesse. Kofi Annan ha detto: “Siamo arrivati al punto in cui il livello di credibilità della Commissione ha gettato una grande ombra sul sistema delle Nazioni Unite, e le piccole riforme non saranno più sufficienti”. I delegati hanno accolto in piedi le sue parole con un’ovazione. Annan ha rimproverato “la politicizzazione delle sessioni e la selettività dei suoi lavori.” Peter Splinter di Amnesty International li ha accusati di “doppia morale” e “percezione selettiva” e che le Nazioni Unite necessitano di una squadra permanente che si occupi del rispetto dei diritti umani in tutto il mondo ed ha affermato che, temendo un’influenza negativa, vanno avanti solo le relazioni “altamente politicizzate”. Da parte sua Joanna Weschler, direttrice dell’organizzazione Human Rights Watch, ha sostenuto: “Questa sessione è stata la dimostrazione perfetta della necessità di sostituire la Commissione con qualcosa di meglio”. Cosa aspettiamo noi del Sud, per creare la nostra propria Commissione di Diritti Umani, e gettare nel cesso una volta per sempre gli Stati Uniti e le sue damigelle dell’Unione Europea? Se abbiamo lottato con valore per l’indipendenza cosa stiamo ancora a fare insieme a coloro che sono i veri responsabili del nostro sottosviluppo e dei nostri ritardi? Quelle che ci giudicano e ci condannano sono state potenze coloniali e continuano a trattarci con la stessa mentalità, come se il mondo fosse rimasto fermo a quei tempi. Non si deve più tollerare né permettere che gli Stati Uniti e l’Unione Europea siano i giudici, quando non hanno la moralità per questo ruolo. I governi europei poi sono colpevoli di crimini nelle città dell’ex Yugoslavia, dell’invasione in Afghanistan, appoggiano Israele contro il popolo palestinese, dei conflitti dei Grandi Laghi Africani, sono complici dell’invasione dell’Iraq e di massacri e massacri che accadono quotidianamente in quella terra martirizzata ed ora si rendono complici e protettori dei torturatori e delle violazioni flagranti dei Diritti Umani. Non deve permettersi che i paesi che invadono altri popoli e vogliano impiantare il proprio sistema o cultura per mezzo della forza, i blocchi, le sanzioni, le minacce, ricatti, calunnie e bugie facciano parte della Commissione per i Diritti Umani. Il Terzo Mondo non ha le forze necessarie per espellerli, ma può abbandonare la Commissione. I poveri contano su uomini e donne molto autorevoli in Africa, Asia, America Latina e nelle popolazioni nordamericane ed europee. Una selezione di persone illustri e sensibili, può formare una vera Commissione per i Diritti Umani che risponda ai richiami della specie umana sulla terra.

(traduzione Enzo Di Brango)

Salutiamo un amico, è morto un grande internazionalista.

Freddy Ilanga Ilunga era un ragazzo di 16 anni quando, in Congo, gli fu affidato l’incarico di interprete di swaili del Che.

Il Che lo portò poi a Cuba dove Freddy ha studiato diventando un noto neurochirurgo.

Sempre appassionato e disponibile è stato un amico prezioso e dai mille affascinanti ricordi. Ha sempre mantenuto un’intensa vita politica ed è stato prezioso collaboratore sia di CESTES-Proteo sia della rivista Nuestra América. Ciao Freddy, hasta la victoria siempre!