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Ignazio Riccio
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Giornalista del “Corriere del Mezzogiorno”

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Privatizzare, liberalizzare: Le parole d’ordine del neoliberismo del centrosinistra

Ignazio Riccio

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1. Il nuovo corso neoliberista

Con il DDL numero 772: “Delega al Governo per il riordino dei servizi pubblici locali”, presentato dal ministro per gli Affari regionali della Margherita Linda Lanzillotta e con le ultime liberalizzazioni promosse dal ministro per lo Sviluppo dei Ds Pierluigi Bersani, il Governo Prodi conferma, ancora una volta, di perseguire politiche neoliberiste. L’Unione, riproponendo le strategie in materia economica del precedente esecutivo di centrosinistra, ripone nei processi di privatizzazione la chiave di volta per la crescita del Paese. Il provvedimento del ministro per gli Affari regionali impone una nuova ondata di privatizzazioni nei servizi pubblici locali, attraverso il blocco delle assegnazioni dirette da parte dei Comuni, Province e Regioni a società a capitale pubblico (il cosiddetto in house) e l’obbligo di messa a gara per l’assegnazione del servizio a società miste e privati. Fino a poco tempo fa la legislazione italiana poggiava sull’articolo 13 del testo Unico degli Enti locali, che permette tre diverse forme di gestione dei servizi: gara pubblica; assegnazione diretta a società mista, con gara per la quota privata; assegnazione diretta a società di capitale pubblico (in house). Lanzillotta, con il suo DDL, ha reso di fatto obbligatorio per l’Ente locale privatizzare tutti i servizi pubblici. Si è puntato a sviluppare la distinzione di ruoli tra Ente locale, che programma e regola il servizio, e azienda, che lo deve gestire su base imprenditoriale, aprendo a forme di concorrenza nel mercato e per il mercato (affidamento a gara).

2. Un inno al mercato

Nel mirino finiscono i servizi pubblici locali, le grandi aziende pubbliche come energia, trasporti, acqua, rifiuti e ambiente, molti dei quali beni essenziali, da sempre considerati monopoli naturali e quindi intangibili a fini di profitto privato. Il disegno di legge Lanzillotta è un inno al mercato, individuato come unico regolatore della società, una corsa alla mercificazione totale di beni e servizi essenziali, che può portare solo al risultato di far guadagnare immensi profitti ai privati, sottratti alla collettività, e di negarli a chi non può permettersi di pagarli. Il giro d’affari è enorme, stimato in 23 miliardi di euro, poiché riguarda 870 realtà tra municipalizzate, aziende speciali e consorzi gestiti dai Comuni, già in larga parte diventate società per azioni grazie alla legge del 21 aprile del 1999 varata dal Governo D’Alema, che erogano energia, acqua, raccolgono e smaltiscono i rifiuti, sono addette ai trasporti collettivi, alla gestione dei parcheggi e alla manutenzione delle strade. Neppure le esperienze passate hanno insegnato qualcosa. Le privatizzazioni attuate negli scorsi anni hanno dimostrato, con chiarezza, chi ha guadagnato e chi ha perduto: tra i primi i noti imprenditori Colaninno, Tronchetti Provera, gli Agnelli, gli immobiliaristi che, sborsando volumi irrisori di capitali, attraverso giochi di scatole cinesi, sono arrivati a controllare la proprietà di grandi aziende pubbliche, molto spesso a prezzi inferiori a quelli di mercato, da cui hanno ricavato immensi profitti utilizzati per operazioni finanziarie, il più delle volte ad alto rischio e poco trasparenti. Ciò è, senza dubbio, servito a ridurre il debito pubblico del nostro Paese, ma non si è poi provveduto a ridistribuire ai cittadini quanto incassato. Chi ci ha rimesso, come al solito, sono stati gli utenti, che hanno visto peggiorare di molto la qualità dei servizi ed aumentare le tariffe e i lavoratori di quelle aziende che hanno subito mobilità, licenziamenti, disoccupazione, precarietà e riduzione di diritti. Nonostante tutto questo, seppure negli ultimi anni movimenti e lotte, tra cui va evidenziato il lavoro svolto dalla Rdb/Cub, abbiano indicato con chiarezza quale sia la volontà popolare, il Governo Prodi è ripartito alla carica con una nuova ondata di privatizzazioni e liberalizzazioni.

3. L’esigenza di contrastare i provvedimenti Lanzillotta e Bersani

L’impatto sulla popolazione delle leggi Lanzillotta e Bersani in termini di costi, fruibilità e qualità generale dei servizi, apre scenari preoccupanti rispetto ai quali è doveroso creare un fronte comune per la difesa del carattere sociale dei servizi pubblici locali. Il rischio ancora più grosso è per i lavoratori che saranno costretti a fare i conti con condizioni normative e salariali inevitabilmente peggiori per soddisfare la necessità delle imprese appaltatrici di essere competitive, con frantumazioni delle attuali aziende pubbliche locali, con precarietà, mobilità, licenziamenti magari preceduti da cessioni di rami delle stesse aziende. La risposta dei sindacati confederali è molto flebile. I leader di Cgil, Cisl e Uil continuano a considerare il Governo Prodi “amico” e non reagiscono, mentre in gravi difficoltà è la cosiddetta “sinistra radicale”. Gli esponenti politici di Rifondazione comunista, Pdci e Verdi promettono fuoco e fiamme per impedire il varo del DDL Lanzillotta, ma le ultime vicende parlamentari hanno dimostrato (vedi rifinanziamento della missione in Afghanistan) che al momento del voto la sinistra alternativa si allinea ai riformisti e ai moderati. La vittoria del centrosinistra sembrava poter creare le condizioni perché si avverasse quella forte aspettativa di cambiamento attesa dal Paese, cambiamento che tarda ad arrivare, anzi il Governo Prodi sembra puntare tutto su privatizzazioni e liberalizzazioni andando contro le aspettative della popolazione. Occorrerebbe puntare sulle nuove tecnologie e sulla qualità del lavoro, traghettare l’economia italiana da un modello di specializzazione produttiva fondato su bassi prezzi a un modello innovativo. A tal fine bisognerebbe sostenere gli investimenti nei settori più avanzati, anche attraverso un nuovo meccanismo di incentivazione, favorire il trasferimento tecnologico, superare il gap infrastrutturale che ci separa dalle regioni centrali d’Europa ed investire in modo massiccio in ricerca e sviluppo. Ma tutto ciò può essere ottenuto con l’attuale Governo? L’esperienza del centrosinistra, fino a questo momento, non è riuscita ad offrire un’alternativa alla politica liberista che ha contrassegnato l’azione della Casa delle libertà. Un “berlusconismo senza Berlusconi” che alimenta sempre maggiori delusioni nel popolo della sinistra: il sostegno alle privatizzazioni e liberalizzazioni in nome dell’esigenza di recuperare efficienza nei settori pubblici e di ridurre il deficit statale e il mantenimento di alcune disposizioni legislative in tema di flessibilità del lavoro (vedi legge Biagi) sono solamente due capisaldi della deriva moderata dell’attuale Governo Prodi. Una sinistra moderna e autonoma dovrebbe sostenere politiche socialmente avanzate e, contemporaneamente, costruire insieme ai propri referenti sociali un’iniziativa dal basso. Questi segnali, ad oggi, mancano e si corre il rischio che non si costruisca una valida alternativa alle forze politiche riformiste e moderate che, nel centrosinistra e nel centrodestra, sono appiattite su una strategia neoliberista che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, tutti i suoi limiti nel rapporto con la popolazione.

Decreto Lanzillotta: un bastimento carico di... pri¬va¬tiz¬za¬zio¬ni, 8 febbraio 2007, www.universitardbcub.it Carla Ronga, Il DDL Lanzillotta fa acqua, 1 febbraio 2007, www.aprileonline.info La legge Lanzillotta obbliga i Comuni a privatizzare i servizi pubblici locali, 15 novembre 2006, www.pmli.it Mario Iavazzi, Opponiamoci al disegno di legge Lanzillotta, 17 ottobre 2006, www.marxismo.net Gianluigi Pegolo, L’alternativa è un pranzo di gala?, 25 dicembre 2006, www.lernesto.it

Giornalista, ricercatore dell’Osservatorio Meridionale di Cestes-Proteo.