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LO SVILUPPO ALTERNATIVO ECO-SOCIO-COMPATIBILE

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Linee interpretative per una nuova consapevolezza sociale sul conflitto capitale-natura: la nuova sfida dei movimenti anticapitalisti

DOMENICO VASAPOLLO

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1. Stiamo assistendo in questo autunno 2008 all’apice di quella che può essere considerata la crisi economica più forte di questi ultimi 100 anni. Una crisi che cercano di definire finanziaria ancor più che economica, imputandola a chi ha fatto affari speculando in Borsa. Quasi come se un infezione estranea avesse colpito il capitalismo mondiale, cioè come se qualcuno senza scrupoli, invece che svolgere l’onesto compito di industriale o latifondista, avesse voluto fare soldi facili investendo i propri capitali in borsa. La causa della crisi che ci viene presentata, sarebbe quindi il frutto dell’azione della parte malata del capitalismo che si è contrapposta, fino addirittura a danneggiarla, alla sua parte buona. Il tentativo, insomma, sarebbe quello di far apparire questo momento come una fase contingente del capitalismo, che avrebbe preferito certo evitare, ma alla quale saprà porre rimedio attraverso i suoi stessi anticorpi, magari con l’aiuto di qualche antibiotico. Analizzare la realtà di questi ultimi mesi, ancor meglio di questi ultimi anni, ci mostra invece con chiara evidenza che quella alla quale stiamo assistendo è una crisi strutturale del capitalismo, che investe l’organizzazione stessa del sistema e che crea non più soltanto povertà diffusa nei cosiddetti terzo e quarto mondo, ma anche in sempre maggiori strati della popolazione di quel mondo che fino ad ora si era sentito al sicuro, il mondo industrializzato. Ludwig von Mises, economista austriaco naturalizzato statunitense e voce autorevole della teoria capitalista, ebbe a dire: “L’economia di mercato è il sistema sociale della divisione del lavoro e della proprietà privata dei mezzi di produzione. Ognuno agisce per proprio conto; ma le azioni di ognuno tendono tanto alla soddisfazione dei bisogni degli altri che dei propri. Agendo, ognuno serve i suoi concittadini. D’altra parte, ognuno è servito dai suoi concittadini. Ognuno è in sè stesso mezzo e fine; fine ultimo per sè stesso e mezzo per gli altri nei loro tentativi di raggiungere i propri fini”. Se questa è la definizione di Capitalismo, il capitalismo ha di fatto fallito, manifestando tutta la sua inadeguatezza proprio in questa crisi.

2. L’acutizzarsi dei conflitti, ancor prima che nelle piazze o nei luoghi storici dei conflitti stessi, si manifesta chiaramente nei rapporti economico-sociali all’interno dei paesi a capitalismo così detto avanzato. Il conflitto capitale-lavoro con la sempre maggiore precarizzazione dell’occupazione, il conflitto capitale-stato sociale con la privatizzazione dei servizi, la crisi degli alloggi, l’insicurezza del sistema pensionistico, e non ultimo il conflitto capitale-ambiente con la crisi delle risorse energetiche, dello smaltimento dei rifiuti, lo sfruttamento smisurato e la distruzione delle risorse naturali, lo svilimento della qualità del rapporto uomo-ambiente, sono solo le manifestazioni più lampanti del significato della crisi stessa. Proprio nel conflitto capitale-ambiente si trova oggi la più lampante chiave di lettura del conflitto tra gli interessi di classe. L’ambientalismo si è manifestato fino ad oggi, nelle sue forme più aggreganti e di consenso, come una mera variante di pensiero del capitalismo. Anche le sue forme più avanzate, che si sono espresse in storici protocolli come quello di Kyoto, hanno manifestato tutti i loro limiti insiti nella acriticità del sistema del capitale. La stessa “Agenda 21”, prodotto della Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, che definisce le azioni socio-ambientali per il perseguimento dello Sviluppo Sostenibile, non entra mai chiaramente nel merito del conflitto capitale-uomo-natura, dando quindi ad intendere la possibilità che lo sviluppo sostenibile possa essere realizzato anche all’interno della società capitalista. Ancor prima di dichiarare la necessità dello Sviluppo Sostenibile ed adottarne i principi e le pratiche per la sua realizzazione, sarebbe necessario chiarire e porre discriminanti sul concetto stesso di sviluppo.

3. Lo sviluppo come ci viene presentato ora all’interno della civiltà capitalista si riduce a mera crescita quantitativa, dove un indicatore come il P.I.L. è l’elemento fondamentale della sua determinazione. In una nazione il P.I.L. cresce anche quando aumentano i malati di cancro grazie alle spese che la società deve sostenere per le loro cure, aumenta quando si costruiscono carceri o centri di detenzione per i migranti, quando si spende in produzione di armi e in guerre, quando si costruiscono inceneritori, quando si incentiva la produzione e l’acquisto di SUV (mezzi fuoristrada ad alta cilindrata con trazione integrale) e di automobili in generale, quando aumenta l’inquinamento ambientale e le relative spese per porre qualche rimedio. All’interno del concetto acritico di sviluppo, si possono ad esempio proporre come sostenibili pratiche come quelle della produzione dei cosiddetti biocombustibili, che meglio e più correttamente dovrebbero essere definiti agrocombustibili, cioè una soluzione ai problemi energetici e di emissione di CO2 mistificatoria e criminale. La produzione di agrocombustibili è mistificatoria perchè non risolve i problemi ambientali, anzi li acutizza: deforestazione, inquinamento dei suoli e delle falde acquifere con l’uso massiccio di diserbanti e concimi chimici, maggiore sviluppo degli OGM, impoverimento della biodiversità agricola, impiego smisurato di acqua per l’irrigazione, sono solo alcuni degli effetti sulla natura che la coltivazione di prodotti agricoli per produrre agrocombustibili provoca, senza parlare di quelli degli stessi impianti di produzione. È criminale perchè produce nuovo colonialismo, aumenta i prezzi dei più importanti e primari prodotti agricoli, usa questi a scopo energetico invece che a scopo alimentare. Questo solo per fare un esempio di come il concetto di Sviluppo Sostenibile possa essere utilizzato se non viene criticato il concetto di sviluppo del sistema capitalistico. Al concetto di Sviluppo Sostenibile va necessariamente affiancato un concetto diverso di sviluppo: uno Sviluppo Solidale! Cioè uno sviluppo capace di cambiare radicalmente i concetti di proprietà, di produzione, di consumo. Uno sviluppo che parta da una rinnovata economia eco-socio compatibile, capace quindi di configurarsi come una economia dello sviluppo fuori mercato: “Uno sviluppo qualitativo, quindi, a forte compatibilità sociale e ambientale basato sulla centralità dell’uomo e della natura, quindi con al centro i diritti dell’umanità”. Il concetto fondamentale da cui partire è che le risorse naturali sono un bene comune, patrimonio dell’umanità, e come tali vanno gestite. Le fonti energetiche, l’acqua, le foreste, la biodiversità sono frutto di millenari processi di evoluzione e di equilibri ecologici, risorsa per l’umanità e della umanità. Le risorse naturali vanno gestite quindi con la sovranità popolare e fuori da ogni logica di profitto. L’appropriazione, o la riappropriazione, di questi concetti sono la sfida del movimento per il Socialismo del XXI secolo.

4. Un esempio lampante ci proviene dai Movimenti e dai Governi di questa nuova fase dell’America Latina, dove, con alcuni percorsi più avanzati come quelli di Cuba, del Venezuela, della Bolivia, dell’Ecuador, ed altri più moderati, come quelli del Brasile, del Cile, del Nicaragua, si sta affermando tutto questo. Cuba ad esempio è uno dei pochi paesi del mondo dove la superficie forestale attuale è superiore a quella di 50 anni fa, è l’unico paese al mondo, a detta della relazione annuale sullo stato dell’ambiente del 2006 del WWF Internazionale (quindi presumibilmente al disopra di ogni sospetto), che ha raggiunto uno sviluppo sostenibile. In Ecuador, nel settembre scorso, c’è stata una importantissima vittoria nel referendum sulla nuova costituzione, proposta dal Governo del Presidente Correa, dove forte è la presenza di concetti dello Sviluppo Sostenibile fuori dal sistema di mercato. Fondata su un modello di economia sociale e solidaristica, la nuova Costituzione considera “ el buen vivir”, concetto chiave della cosmogonia indigena andina, come obiettivo dello sviluppo. “Lo Stato ecuadoriano è proprietario ed esercita la sovranità sulle risorse naturali, in special modo quelle non rinnovabili, che sono sul suo territorio, compresa l’acqua, i giacimenti minerari e degli idrocarburi, così come la biodiversità e il suo patrimonio genetico...”. Questo solo per citare il primo articolo sulle questioni ambientali al quale ne seguono moltissimi altri, dei complessivi 444, dedicati proprio ai concetti dello sviluppo eco-socio compatibile come ad esempio: “La natura o ‘Pachamama’, dove si riproduce e si crea la vita, ha diritto ad esistere, mantenere e rigenerare i suoi cicli vitali, funzioni e processi evolutivi.” “Le persone, i popoli, le comunità avranno diritto a beneficiare dell’ambiente e delle ricchezze naturali, per permettergli ‘el buen vivir’.” “Lo Stato promuoverà principalmente quelle forme di produzione che asseconderanno ‘el buen vivir’ della popolazione e disincentiverà quelle che saranno contro questo diritto e contro il diritto della natura.” Il popolo boliviano si appresta, il 25 gennaio 2009, a pronunciarsi tramiti un referendum sulla nuova Costituzione, approvata dall’Assemblea Costituente nel dicembre 2007. Anche in questo caso si tratta di una Costituzione che protegge i diritti umani e la libertà degli individui ed approfondisce la democrazia reale e partecipata. Una Costituzione che riconosce le diverse nazioni dei popoli originari, discriminati e sfruttati per secoli, che include il diritto delle comunità ad un’economia collettiva e recupera la sovranità della nazione sulle risorse naturali.

5. Crediamo che sia importante che ognuno di noi dia il proprio contributo a questi significativi processi di trasformazione e noi, con la nostra Casa Editrice, stiamo cercando farlo. La recente pubblicazione del libro “L’AMBIENTE CAPITALE - Alternative alla globalizzazione contro natura: Cuba investe sull’Umanità” a cura di Luciano Vasapollo e Rita Martufi, è l’inizio del nostro contributo. Un saggio questo, scritto da numerosi ricercatori cubani, che ci da la testimonianza di alcune azioni concrete che Cuba ha realizzato per lo Sviluppo Sostenibile. Un libro che con rigore scientifico, ma allo stesso tempo con un approccio divulgativo e non per soli addetti ai lavori, ci mostra ciò che di concreto è stato fatto, dimostrando che l’economia per essere sostenibile deve necessariamente essere orientata alla soluzione dei bisogni delle persone e alla redistribuzione sociale delle ricchezze, perchè solo così può essere orientata al rispetto e alla salvaguardia della natura. Con questa prima pubblicazione abbiamo dato vita ad una nuova collana della nostra Casa Editrice che non ha lo scopo puramente editoriale, ma che, in collaborazione con la rivista “Nuestra America”, possa essere un progetto politico di divulgazione di idee e notizie proprio su questi processi. Un progetto polico-editoriale che andrà avanti nei prossimi mesi producendo nuove pubblicazioni sui Movimenti Indios e su quei Governi che di questi processi sono protagonisti. Movimenti e Governi che dimostrano che in questo momento l’America Latina è la fucina dell’altro mondo possibile, dove lo Sviluppo Sostenibile è sopratutto sviluppo eco, equo e solidale, autodeterminato, uno sviluppo dove la natura non è né merce né capitale.

Natura Avventura Edizioni