Gli USA e lo sviluppo diseguale. Economia capitalista e terrorismo
Rich Wolff
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Il capitalismo è un sistema estremamente instabile. Il
profitto, cioè lo sfruttamento dei lavoratori nella sfera della produzione
interagisce con il funzionamento dei mercati, anch’esso motivato dal profitto,
e produce i cicli economici ricorrenti che non hanno mai smesso di assillare il
sistema. L’economia capitalistica mondiale si trova ora in una severa depressione.
Le politiche governative finalizzate a prevenire o limitare il danno derivante
dai cicli non sono mai state adeguate a questo compito. L’illusione che esse
siano adeguate presuppone che si ignori un fatto basilare: che è possibile
alleviare il danno fatto dai cicli capitalistici ad un settore della popolazione
solamente scaricandolo su un altro settore. Gli apologisti del sistema
capitalistico possono sostenere che sia possibile ‘superare’ o ‘gestire’
i cicli capitalistici solamente ignorando questo trasferimento. Solo in tal modo
si può sottovalutare o negare il deterioramento sociale e economico di vaste
sezioni dell’economa moderna assieme alla crescente furia, rabbia e
conflittualità che scaturiscono da tale deterioramento.
Il lungo boom negli USA degli anni ’90 ha contribuito alla
lunga depressione del Giappone e di ciò gli USA se ne sono avvantaggiati.
Parimenti, la limitata prosperità economica dell’Europa e degli Stati Uniti
degli anni ’90 è stata strettamente collegata al collasso economico dell’Africa
e al profondo declino economico dell’Asia e dell’America Latina. Alcuni
paesi sono riusciti a esportare, attraverso una lotta reciproca, i costi della
loro depressione. I costi che hanno esportato sono stati naturalmente importati
da altri. Questi ultimi quindi non sono riusciti, nella competizione globale, a
esportare i costi della loro instabilità. Perfino all’interno del capitalismo
più dinamico, gli USA, la ricchezza crescente del 20% più ricco in termini
della distribuzione del reddito, ha approfondito il declino e l’indebitamento
del resto della popolazione.
Lo sviluppo ineguale è connaturato al capitalismo, a livello
sia globale che nazionale.
Le enormi disuguaglianze e sofferenze scaturite dall’economia
capitalistica hanno provocato massicce rivolte in questi ultimi anni. La
reazione che ha colto di più l’attenzione del pubblico, a causa dell’interessamento
dei mass media, è la rabbia espressa a Seattle, Genova, ecc. Quello che è
stato conosciuto come il movimento anti-globalizzazione aveva molte componenti:
coloro che si oppongono alla povertà crescente di larghe porzioni dell’economia
mondiale; coloro che si oppongono al danno ecologico; coloro che si oppongono
alle estreme disuguaglianze globali, favorite dall’economia globale,
riguardanti opportunità culturali, politiche e economiche; e molti altri
ancora. Alcuni individuarono nel capitalismo il nucleo strutturale delle
storture dell’economia mondiale e quindi come l’obbiettivo appropriato dei
critici di questa economia mondiale.
Tuttavia vi sono state altre reazioni allo sviluppo diseguale
del capitalismo mondiale.
All’interno degli USA, durante il boom degli anni ’90, la
pressione del debito personale e del calo dei salari reali per l’80% più
povero della popolazione, ha prodotto una specie di collasso della famiglia come
istituzione. La famiglia si era indebolita già da tempo, come è dimostrato da
un tasso di divorzio del 50% dei matrimoni, da livelli storicamente senza
precedenti di violenza sui minori e sulle donne, e da un flusso di giovani nelle
prigioni come non si era mai visto prima di allora. Ma il boom degli anni ’90
è stato un colpo ulteriore, come dimostrato da una forte intensificazione di
episodi di violenza, di sparatorie nelle scuole da parte di giovani, da una
dipendenza dalle droghe completamente incontrollabile, ed da un profondo livello
di solitudine e anomia che mina la qualità dell’istruzione ed elimina la
partecipazione civica per la grande maggioranza.
Il collasso della famiglia ha provocato l’esplosione dei
movimenti di ‘self-help’ come l’anonima alcoolisti, l’anonima giocatori
d’azzardo, l’anonima cocainomani, e innumerevoli altri movimenti simili a
cui ora aderiscono decine di milioni di cittadini statunitensi. La loro comune
auto-denominazione di ‘anonime’ la dice lunga sui profondi costi sociali
dello sviluppo diseguale entro gli Stati Uniti.
Le condizioni disperate di coloro che non hanno potuto
approfittare della ripresa del ciclo capitalista o che hanno sofferto di più
quando la sua flessione ha scaricato i costi su di loro hanno trovato conforto,
anche se non una soluzione, nell’aderire a movimenti fondamentalisti religiosi
di ogni tipo. Quando riposte politiche radicali furono rese difficili,
pericolose a livello individuale, o semplicemente impossibili, il
fondamentalismo religioso ha realizzato un’alternativa che ha attirato molti.
Nelle sue confusioni, nelle sue visioni utopiche o distopiche, e nella sua
solidarietà spirituale e di gruppo, il fondamentalismo religioso ha
rappresentato un’altra risposta alle tetre e deterioranti situazioni sociali.
L’11 settembre 2001, la gente è diventata più consapevole
molti per la prima volta - di un’ulteriore risposta allo sviluppo diseguale
globale: il terrorismo. Naturalmente questa risposta non è nuova. In molte
parti del mondo decimate dai costi (che si aggiungono ai loro altri problemi)
dello sviluppo capitalistico diseguale la sofferenza non si è indirizzata verso
azioni politiche radicali, neppure internamente verso la disintegrazione della
famiglia e la violenza, e nemmeno verso la religione fondamentalista, ma
piuttosto verso fobie etniche esplosive e verso la violenza (Ruanda, le ex-parti
della Iugoslavia, l’Asia del Sud, eccetera). Qui fiorì il terrorismo in tutte
le sue varianti. Spesso i terroristi sono emersi da coloro che avevano
effettuato grandi sforzi nel trovare altre risposte ma che erano risultate
inefficaci, inutili, immettendo un forte senso di frustazione. Così, si sono
diretti verso attacchi violenti contro coloro che venivano considerati
responsabili per le loro sofferenze.
All’interno degli Stati Uniti, per esempio, questa gente ha
trasformato la loro agonia per il collasso della famiglia e delle loro
possibilità economiche in una specie di terrorismo religioso. Fissati sull’aborto
e sull’omosessualità come le cause della loro miseria e quella della nazione
nel suo insieme, non si sono più accontentati semplicemente di denunciarli come
mali assoluti. Essi hanno iniziato a terrorizzare coloro che si supponeva che
praticassero l’aborto o la omosessualità o che aiutassero o ospitassero
coloro che praticavano l’aborto o la omosessualità. Attentati dinamitardi e
omicidi ne furono la conseguenza. Per altri la denigrazione dello Stato e dei
politici - così fondamentale nella cultura USA - raggiunse dimensioni tali da
giustificare l’organizzazione di milizie per attaccare gli USA, come nell’attacco
dinamitardo nell’Oklahoma.
Al di fuori degli Stati Uniti, molte di queste persone negli
angoli più devastati della economia mondiale si convinsero che una nazione in
particolare, gli USA, era la causa delle loro sofferenze. La sua politica
estera, la sua ricchezza, la sua religione, e/o il suo apparato militare - in
diverse combinazioni - divennero il male assoluto. Secondo loro, gli USA
aiutano, finanziano, accolgono e armano i loro nemici. Una crociata contro gli
USA diventa così necessaria. E quando la denuncia non è servita a cambiare la
situazione, anche loro hanno iniziato a ricorrere ad attacchi dinamitardi e
assassinii.
Il 2002 quindi ci presenta un panorama orrendo della
devastazione scatenata da un sistema economico capitalista che ora si
auto-definisce una economia globale. È un capitalismo che si rifiuta di
ammettere - e tanto meno di affrontare - i costi sociali del suo comportamento
che produce cicli e sviluppo diseguale. Crede - come ha detto il presidente Bush
di poter guidare una crociata per scovare e ammazzare tutti i terroristi senza
fare nulla contro quel capitalismo che ha aiutato a produrli. Questa cecità ha
prodotto simili crociate e contro-crociate nel passato. Morte e distruzione
esplodono ovunque mentre rimangono quei problemi fondamentali che alimentano
questa e la prossima generazione di sofferenza, terrorismo, reazione, e
contro-reazione.
I progressisti e gli umanisti si lamentano degli orrori
crescenti. Alcuni si rendono conto della necessità di ridurre le disuguaglianze
globali e nazionali. Argomentano che tale riduzione è una maniera più sicura
ed efficace per affrontare il problema: con più probabilità di successo che la
guerra. Però, di nuovo, non riescono a vedere o a affrontare il problema di
lottare efficacemente contro un sistema economico capitalista che ha riprodotto
lo sviluppo diseguale per tutta la sua storia e ogni dove.
Ora più che mai la critica marxista del capitalismo dimostra
completamente le sua capacità. Di nuovo, la soluzione non è semplicemente l’aumento
dei salari a livello globale; ciò che deve essere detto è che in prospettiva
dobbiamo abolire il sistema dei salari, il capitalismo stesso. Questo punto
centrale deve essere aggiunto all’ordine del giorno di tutti coloro che
vogliono cambiare il corso dell’orrore che ora si dispiega di fronte al mondo.
Il capitalismo come sistema non solo ha superato la sua
utilità. È diventato un pericolo per noi tutti.
Il mondo ha bisogno di un sistema economico diverso - un
sistema che dia a ciascuno un lavoro socialmente valido e uno standard di vita
decente reso possibile da una occupazione piena e ecologicamente sostenibile.
Il mondo ha bisogno di sindacati, partiti politici,
organizzazioni religiose, studenti e insegnanti di tutti i generi che diffondano
questo messaggio di trasformazione radicale e che in tal modo realizzino questo
ampio programma. [1]
[1] Ns. traduzione dall’originale inglese