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Osservatorio sindacale internazionale

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Catherine Sauviat
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Sindacati, fondi pensione e mercati finanziari: bilancio e limiti delle strategie nord-americane. Quale valore d’esempio per i sindacati in Europa?

Catherine Sauviat

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2. L’implicazione sindacale nordamericana negli “investimenti economicamente mirati “

Il movimento sindacale nordamericano non è rimasto indifferente alla questione del controllo dei fondi provenienti dalle pensioni risparmio. Le sue iniziative, relativamente vecchie ma limitate alla materia, hanno trovato tre sbocchi: la creazione di strumenti finanziari adatti ai movimenti sindacali che mirano prima di tutto a favorire i suoi membri e a rispondere prioritariamente alle loro esigenze; un orientamento negli investimenti dei FP con lo scopo “addolcire” certi effetti dei mercati finanziari, considerati “immorali” o contrari agli interessi stessi dei lavoratori; l’esercizio dei diritti degli azionisti (la riscossione dei dividendi e il voto nelle assemblee generali), con altre priorità rispetto a quelle puramente finanziarie.

Negli Stati Uniti il tentativo sindacale di coinvolgimento nella gestione di strumenti finanziari specifici, è più vecchio che in Canada. In Canada invece la loro evoluzione è stata minore a causa del rapporto di forza meno favorevole tra imprese e Stato. Qui l’esperienza con maggiore successo si è avuta nello stato del Quebec, attraverso la creazione nel 1983 del Fondo di solidarietà dei lavoratori e delle lavoratrici del Quebec. Ciò è stato dovuto ad un contesto economico e politico specifico (supportato dall’idea della sovranità e del nazionalismo del Quebec) e, nello stesso tempo, ad un rapporto di forza più favorevole ai sindacati rispetto al resto del Canada. In effetti qui il tasso di sindacalizzazione risulta essere il più elevato di tutta l’America del Nord, con il 40% di lavoratori iscritti ai sindacati.

2.1. Negli Stati Uniti: un bilancio limitato da una legislazione restrittiva

a. Una vecchia tradizione

Negli Stati Uniti le iniziative sindacali in materia di creazione di strumenti finanziari, per favorire i propri membri e rispondere prioritariamente ai loro bisogni, sono vecchie: sono l’esito del movimento cooperativo della fine del diciannovesimo secolo. Negli anni ‘20, la federazione del Tessile (ACTWU) crea una banca, l’Amalgamated Bank of New York, che distribuisce libretti di assegni gratuiti per i lavoratori, mentre un consorzio di sindacati sostenuto dall’AFL crea una compagnia di assicurazioni: The Union Labor Life Insurance Company (ULLICO). Con lo sviluppo delle ferrovie e dell’industria pesante, poche compagnie accettano di assicurare i lavoratori contro i rischi d’infortunio, all’epoca molto frequenti. ULLICO fornirà alle famiglie dei lavoratori la loro prima assicurazione in caso di morte.

Queste due istituzioni finanziarie esistono ancora oggi e favoriscono tante iniziative per creare fondi destinati a rispondere alle esigenze dei lavoratori. Così, l’Amalgamated Bank of New York ha lanciato nel 1992 un fondo d’investimento indicizzato sull’indice S&P 500: il Long View Collective IF. Questo non seleziona i suoi investimenti, la sua specificità risiede nell’impegnarsi a votare nelle assemblee generali degli azionari secondo gli orientamenti stabiliti dal AFL-CIO. Il montante del suo attivo in gestione raggiunge attualmente i 5 miliardi di dollari americani. Allo stesso tempo ULLICO si è organizzata in holding ed è divenuta una società di servizi finanziari diversificati che gestisce, al giorno d’oggi, ben 7 miliardi di dollari americani per conto di terzi. Aveva già sviluppato negli anni ‘60 un fondo specializzato nei prestiti immobiliari ipotecari, J For Jobs, dotati di più di un miliardo di dollari in gestione. Inoltre nel 1995 ha creato un fondo a rischio dedicato al finanziamento delle PMI, Separate account P, per creare e mantenere gli impieghi degli iscritti ai sindacati.

Da parte sua, l’AFL-CIO ha intrapreso numerose iniziative nello stesso senso. Nel 1965 ha creato un fondo comune d’investimento specializzato nella costruzione di alloggi e destinato a sostenere l’impiego degli iscritti al sindacato del settore: The Housing investment Trust (HIT). Oggi questo fondo, nel quale investono 400 FP, ha più di due miliardi di dollari americani utilizzati per il finanziamento delle operazioni di costruzione di alloggi a buon mercato che utilizzano esclusivamente mano d’opera iscritta ai sindacati (della quale i sindacati sono i membri della centrale). Verso la fine degli anni ‘70, l’AFL-CIO ha cercato di dare nuovo impulso a queste azioni, attraverso i FP che rappresentavano una potenziale forza d’urto e una nuova arma per i sindacati.

Al tempo della convenzione nazionale, nel 1977, il sindacato adotta una risoluzione che riconosce l’impatto economico dei FP sindacali. Incita questi ultimi ad investire di più in funzione dei bisogni socio-economici dei loro partecipanti e ad assegnare la gestione dei loro fondi ad istituti finanziari che abbiano una politica d’investimento che sia favorevole al mondo del lavoro. Nello stesso tempo l’apparizione di un’opera di Jeremy Rifkin e Randy Barber (1978) provoca un intenso dibattito sull’uso dei “soldi dei lavoratori”, contribuendo molto alla legittimazione di questa questione e alla presa di coscienza dei sindacati.

b. Un rinnovamento delle iniziative a partire dagli anni ’80

Questo nuovo slancio si concretizza con il susseguirsi di una un’insieme d’iniziative impensabili nel periodo precedente. Più sindacati iniziano a finanziare la costruzione di alloggi per i loro membri. I sindacati dell’edilizia (International Brotherhood of Electrical Workers e United Brotherhood of Carpenters and Joiners) sono particolarmente attivi in questi settori. Il MEPT creato nel 1982 è uno dei più importanti fondi azionari specializzato nel settore immobiliare, che investe in progetti di costruzione realizzati esclusivamente da mano d’opera iscritta ai sindacati: totalizza circa due miliardi di dollari americani in gestione. Nello stesso tempo il sindacato del pret-à-porter femminile International Ladies’ Garnment Workers Union s’impegna nel finanziamento della costruzione di alloggi con affitti moderati.

Nel 1988, l’AFL-CIO continua da parte sua a dare l’esempio con la creazione del Building Investment Trust (BIT), perseguendo la sua prima iniziativa in materia (HIT). Questo fondo d’investimento, destinato al finanziamento dei progetti di costruzioni commerciali realizzate unicamente da lavoratori iscritti a sindacati, è stato creato come un investimento destinato ai FP Taft Hartley e FP pubblici. Oggi i due fondi d’investimento creati dalla centrale (HIT e BIT) hanno un volume d’attivo di circa 4 miliardi di dollari americani, provenienti principalmente dagli investimenti effettuati dai FP sindacali (HIT: 2,4 miliardi di dollari americani e BIT: 1,2 miliardi di dollari americani).

Molte iniziative sindacali si sono succedute negli anni ‘90. Nel 1994 una delle più vecchie e più importanti società d’investimento degli Stati Uniti (Massachussets Financial Services) crea, su domanda di un consorzio sindacale, un fondo indicizzato di 500 imprese con le migliori tradizioni sociali (MFS Union Standard Equity Fund). La particolarità di questo fondo sta nella composizione del suo portafoglio: deve essere permanentemente composto almeno per il 65% del suo valore da titoli di imprese la cui politica sociale sia esplicitamente approvata da un Consiglio del Lavoro che includa 20 fiduciari dei FP sindacali oltre a docenti universitari vicini al mondo sindacale. Questo fondo creato all’origine per investitori istituzionali è aperto dal 1997 ai privati. Da parte sua il sindacato degli elettrotecnici (IBEW) nel 1997 avvia un nuovo strumento d’investimento per i FP sindacali del settore elettrico; questo fondo indicizzato delega le sue responsabilità fiduciarie ad un gabinetto di consulenti specializzati in una clientela dei FP sindacali (Marco Consulting Group) che segue indicazioni di voto dell’ AFL-CIO nelle assemblee generali degli azionisti.

Una iniziativa di apertura è portata avanti sin dal 1995 dalla federazione dei lavoratori dell’acciaio (United Steelworkers of America) in seguito alla creazione nel 1988 della Steel Valley Authority. L’obiettivo di quest’istituzione è di mantenere e contribuire allo sviluppo di posti di lavoro con la creazione di un fondo regionale di rischio-capitale in Pennsylvania, stato duramente colpito da molti anni di crisi dell’industria siderurgica. Nel 1996 e nel 1999 sono state organizzate due conferenze (Heartland Forum) che hanno dato il via alla creazione del primo fondo di capitale- rischio sindacale, l’ Heartland Labor Investment Fund. Questo fondo è destinato a finanziare la modernizzazione e lo sviluppo delle PMI non quotate per mantenere gli impieghi (prevalentemente degli iscritti ai sindacati) sul modello del Quebec (vedi sotto). Tre FP Taft- Hartley (Union of Needletrades, Industrial and Textile Employees, International Union of Electrical Workers e United Steelworkers of America) hanno deciso l’anno scorso di investirci 50 milioni di dollari americani. Quest’iniziativa costituisce una “novità” per i FP sindacali, giacchè l’investimento in un fondo di capitale-rischio è un investimento che immobilizza i capitali per svariati anni. Potrebbe aprire la strada ad altre esperienze dello stesso genere. Così, alcuni FP si sono orientati recentemente su forme d’investimento mirato, inusuali fino a quel momento: sette FP Taft- Hartley e un fondo di capitale-rischio hanno investito insieme in un fondo immobiliare Multi- Employers Development Partners LP (MEDP) che finanzia esclusivamente progetti che utilizzano mano d’opera iscritta ai sindacati.

c. Un rapporto di forza a lungo sfavorevole agli “ investimenti economicamente mirati”

I sindacati americani sono rimasti per lungo tempo lontani da iniziative di investimento “etico” o “economicamente mirati” (Economically Targeted Investments o ETI), a parte qualche isolata esperienza, come abbiamo visto. Le iniziative del tipo “investimenti etici” risalgono agli anni ‘20 e sono essenzialmente nate su impulso delle Chiese, dotate di loro proprie fondazioni. Sostituite da movimenti per la difesa dei diritti civili negli anni ‘70, i sindacati non ne sono stati parte se non sporadicamente. Questo tipo di investimento selettivo, concepito come mezzo di risparmio individuale, ha funzionato per parecchio tempo con l’esclusione di certi settori o paesi, esclusione fondata su criteri morali (armamenti, tabacco, gioco, apartheid nell’Africa del Sud, etc.). Da qualche anno la selezione tende in maniera crescente a privilegiare le imprese che mostrano le migliori consuetudini in materia sociale o affine. Malgrado questo, i trustees restano diffidenti verso questo tipo di azioni (diffidenza in larga parte alimentata dai gestori dei fondi), essendo, come si è visto, preoccupati per la loro responsabilità derivante dalla legge ERISA del 1974, poco informati in materia di investimenti finanziari “etici” e temendo che l’esclusione di settori specifici minacci l’impiego in quei settori. Le ETI hanno, d’altra parte, dei costi di gestione superiori agli altri fondi e presuppongono una immobilità durevole dei capitali investiti (caso noto del capitale- rischio), ragione che li dissuade ulteriormente dall’avventurarsi su questo terreno.

Due avvenimenti hanno alimentato, anzi rinforzato, la loro avversione al rischio e la loro resistenza nell’essere coinvolti nella gestione dei fondi: la corruzione accertata di uno dei FP di Teamsters (Central States Pension Fund) dagli anni ‘50 e il tentativo dei minatori (United Mine Workers of America), verso la fine degli anni ‘60, di utilizzare il loro FP per convincere le imprese di produzione e di distribuzione di energia ad acquistare il carbone da imprese-miniere con lavoratori iscritti ai sindacati. Questa politica di investimenti è tirata in ballo dalla giustizia locale, con la colpa di dover rispondere, secondo la loro interpretazione, alle esigenze di “gestione del buon padre di famiglia” definite dal common law (Ghilarducci, 1992).

La legge ERISA, votata nel 1974, non fa che dar ragione a questa sfiducia, a dispetto del suo maggior obiettivo, che è quello di rinforzare la protezione dei regimi pensionistici professionali e i suoi beneficiari. Da una regola ritenuta preclusiva dai fiduciari: un obiettivo esclusivo di ritorno sugli investimenti che li spinge a assegnare la gestione delle somme dei FP a figure di professionisti nella gestione d’attivo. È solo nel 1994, 20 anni dopo il voto di questa legge, che il Ministero del Lavoro americano, sotto l’amministrazione dei democratici, chiarisce la sua posizione sulle ETI. Egli precisa in un “bollettino interpretativo” che questo tipo d’investimento non è incompatibile con le responsabilità fiduciarie stabilite dalla legge del 1974 e autorizza, entro certi limiti, alcuni investimenti in grado di creare benefici collaterali. Questi devono produrre dei rendimenti che non si scostino dalla media del mercato per non penalizzare i beneficiari dei regimi pensionistici nei quali i FP investano in questo genere di prodotti.

Oggi il mercato degli “investimenti etici” o “socialmente responsabili” negli Stati Uniti è stimato tra i 1.200 e i 2.000 miliardi di dollari americani, secondo le fonti, ed il numero di fondi che fanno appello a questa dipendenza è passato da 55 nel 1995 a più di 160 oggi. Mercato innegabilmente in crescita anche se questi dati devono essere interpretati con circospezione (fin dove sono etici?), i risultati finanziari dei fondi etici possono essere giudicati soddisfacenti nel senso che non hanno prodotto degli effetti sistematici negativi. Comunque, in assenza dell’analisi dei risultati di tali fondi su un ciclo borsistico completo, è senza dubbio prematuro tirare delle conclusioni più definitive (Berthon, 2000), come talvolta tendono a fare i loro promotori. D’altra parte il mercato dei fondi etici resta quantitativamente limitato, come anche la sua capacità di modificare le regole del gioco finanziario. I sindacati americani e canadesi non ne hanno fatto un asse portante della loro strategia e generalmente preferiscono delle strategie più attive, sia promuovendo essi stessi i loro fondi d’investimento e di capitale-rischio o di sviluppo, sia conducendo direttamente battaglie azionarie.

Infine, il debole peso dei FP sindacali e le loro riserve d’investimento “sociale”, alimentate da un’interpretazione restrittiva della legislazione, hanno limitato di molto le strategie di controllo e di orientamento degli investimenti e le forme d’attivismo che vi sono legate. Queste iniziative sono rimaste limitate da un doppio punto di vista: sono spesso proprie del settore delle costruzioni immobiliari e, anche se gli investimenti economici mirati dei FP sindacali sono triplicati dal 1994, il loro totale oggi non raggiunge più di 18 miliardi di dollari americani (Calabrese, 1999), ossia appena il 4% degli averi sotto controllo esclusivo dei FP sindacali. E ancora oggi, a dispetto de qualche iniziativa, la maggioranza dei sindacati continua ad evitare le ETI (Zanglein, 1999).

2.2. Sulle esperienze maggiormente sviluppate in Canada in generale, e nel Quebec in particolare

In Canada i sindacati hanno un rapporto di forza più favorevole rispetto agli Stati Uniti. Ciò spiega come i fondi sindacali abbiano avuto uno sviluppo relativamente maggiore e come una tale esperienza li abbia spinti più lontano, grazie anche all’aiuto dei governi a livello federale e regionale. Due esperienze singolari meritano di essere raccontate: la prima e la più vecchia è quella del Fondo di Solidarietà dei Lavoratori e delle Lavoratrici del Quebec, creato nel 1983 dal governo del Quebec su iniziativa della Federazione dei Lavoratori e Lavoratrici del Quebec (FTQ), una delle centrali sindacali più importanti della provincia con la Confederazione dei Sindacati Nazionali (CSN); gestisce da solo circa 4 miliardi di dollari canadesi di attivo ed è il primo fondo di sviluppo capitale in Quebec e in Canada. La seconda è quella dei Fondi d’Investimenti Sindacali (FIS), ispirata direttamente all’esempio del Quebec e creata su iniziativa dei governi di più province anglofone (principalmente l’Ontario, ma anche la Colombia Britannica, il Nuovo Brunswick e Manibota) negli anni ‘90 per la maggior parte dei casi. In tutto sono più di una ventina e gestiscono in totale circa 5 miliardi di dollari canadesi di attivo e rappresentano più della metà del mercato del capitale-rischio del Canada. Malgrado ciò le iniziative d’investimenti economici mirati sono rare e molto più recenti che negli Stati Uniti.

a. L’esperienza unica del Fondo di Solidarietà dei lavoratori e lavoratrici del Quebec

Il Fondo di solidarietà FTQ è una singolare esperienza del Quebec, unica nel Canada e in America del Nord. È il fondo sindacale più importante dal punto di vista del valore dell’attivo gestito (4 miliardi di dollari canadesi). È stato creato con l’intenzione del FTQ di promuovere un fondo di sviluppo in favore delle PMI del Quebec, di mantenere e creare impiego oltre che di sviluppare la regione. Per contro, il governo della provincia ha accettato di accordare dei vantaggi fiscali su misura ai partecipanti ai fondi (credito d’imposta del 15% sulla cifra investita con un massimo di 5000 dollari annuali per individuo). Il contesto economico e politico era allora propizio: il Quebec ha dal 1960 un tasso di disoccupazione elevato e persistente, all’inizio degli anni ‘80 è stato duramente segnato dalla recessione e il governo Lèvesque, da poco rieletto grazie al sostegno del FTO in un contesto di forte spinta nazionalista, è sensibile al progetto (Jardin, 2001). Il governo federale accetta da parte sua di partecipare a questo incentivo fiscale, accordando la stessa riduzione d’imposta (15%).