Mentre i paesi del Nord hanno sviluppato le loro economie
lungo l’intero arco degli ultimi due secoli, nei paesi del Sud la mancanza di
sviluppo è evidente li dove fame e malattie rimangono all’ordine del giorno.
Inoltre i paesi del Sud conservano molte forme di dipendenza da quelli del Nord,
con grande beneficio per questi ultimi. In genere mentre i paesi del Sud che
sono produttori di materie prime, esportano nei paesi industrializzati a prezzi
molto bassi e vantaggiosi per gli acquirenti ciò che viene venduto dai paesi
più avanzati comporta delle difficoltà per i paesi più poveri. Questi paesi
sono generalmente amministrati da regimi corrotti i cui leader pensano soltanto
ad accumulare grandi fortune. Ciò determina enormi difficoltà nello stabilire
basi economiche solide in grado di incoraggiare uno sviluppo sostenibile.
Le teorie dello sviluppo economico non spiegano sufficientemente questi
fenomeni. I marxisti sostengono che le cause di questo mancato sviluppo sono da
rapportarsi alla dipendenza politica dal centro (Nord), ragione per cui il
problema assume un carattere più politico che economico. Per i neoliberali i
requisiti principali per lo sviluppo economico di questi paesi consistono nell’apertura
delle loro economie, nel risanamento finanziario, nella liberalizzazione dei
mercati del lavoro, nella privatizzazione delle imprese pubbliche e nella
formazione dei propri cittadini. Sebbene fino ad ora queste politiche
neoliberali, sostenute dal FMI, dalla BM e dall’OMC, sono state causa di un
maggiore impoverimento ciò non è ancora riconosciuto da chi ne è fautore.
Indipendentemente dalla dottrina dominante, oggi si stanno
mettendo in atto politiche di sviluppo basate sulla cooperazione tra istituzioni
di paesi sviluppati e organismi locali, ONG, ecc. di paesi del Sud, dove la
partecipazione della società civile è fondamentale per porre le basi di uno
sviluppo sostenibile. La partecipazione della società civile all’interno di
organizzazioni che mettono in pratica i progetti di sviluppo è promossa anche
dalla UE. In questo tipo di organizzazioni, denominate paternariados, le
cooperative e le altre imprese dell’Economia Sociale giocano un ruolo di
estrema importanza per la crescita, soprattutto a livello locale, dei paesi in
via di sviluppo.
Questo lavoro ha come obiettivo quello di esaminare il
contributo della formula dei paternariados in una possibile applicazione
nei rapporti tra i paesi del Nord e i paesi latinoamericani. In questo contesto
anche l’Economia Sociale può sviluppare, estendere ed ampliare i propri
affari all’interno della formula dei paternariados, mantenendo la sua
identità e contribuendo al benessere dei paesi latinoamericani.
Il criterio utilizzato in questo studio comporta la
necessità di fornire una iniziale definizione di paternariados. In
seguito si analizza l’esperienza di cooperazione decentralizzata portata
avanti da alcuni municipi baschi che costituiscono l’Euskal Fondoa (Fondo
Vasco de Cooperación). Infine si analizza il progetto della Fundación
Iberoaméricana de Economía Social, il cui obiettivo è quello di sostenere l’Economia
Sociale iberico-americana.
2. La formula del partenariato
Il termine paternariado equivale a quello di
cooperazione tra diversi organismi. In maniera più concreta lo si potrebbe
definire come “una formale struttura organizzativa per la concretizzazione e l’applicazione
di politiche consistenti nella mobilitazione di un insieme di interessi e lo
sforzo congiunto di alcuni associati, con un impegno comune e un programma di
azioni, preferibilmente pluridimensionale, con finalità concrete”. A questo paternariado
devono prendere parte imprese dell’Economia Sociale sempre più sensibili ai
problemi della disoccupazione, dello sviluppo rurale, della povertà e dell’emarginazione
sociale, in modo da promuovere la coesione e l’integrazione sociale senza
escludere la creazione di imprese alternative a quelle mercantili. Quindi è
evidente che gli obiettivi elencati possono essere raggiunti anche utilizzando
la formula delle imprese impegnate nell’Economia Sociale, con la
partecipazione dello Stato o di qualsiasi ente pubblico oltre alle imprese
private. Un altro aspetto che va considerato è che uno sviluppo sostenibile
deve poter contare su una base democratica solida; per questo è necessario dare
impulso alla creazione di governi locali a forte vocazione democratica e con
grande partecipazione popolare.
Un paternariado potrebbe essere formato da molte
organizzazioni con interessi divergenti ma il convergere di questo insieme di
interessi verrà affidato ai rispettivi organi direzionali. Di conseguenza ci
sarà in primo luogo un organo esecutivo chiamato Consejo del Paternariado o
anche Comité de Géstion. Poi si avrà, come organo più rappresentativo, una
Assemblea Generale annuale e volendo un Comitato Consultivo.
La differenza di provenienza dei membri del Consejo farà sì
che in fase decisionale si presentino alcune difficoltà, pertanto la tendenza,
al fine di garantire una maggiore operatività, sarà quella di creare un organo
il più ridotto possibile. Tuttavia è sempre consigliata sia la presenza di
rappresentanti delle imprese private, sempre che le stesse ne possano
indirettamente beneficiare, sia quella di rappresentanti degli organismi
pubblici, che generalmente finanziano le attività del paternariado.
Anche i sindacati possono fare parte del paternariado sebbene essi stessi
abbiano i prori ONG. Infine i rappresentanti delle imprese dell’Economia
Sociale possono contribuire a rafforzare le strutture produttive locali, poiché
queste imprese, oltre che a svolgere un ruolo attivo, sono radicate nel loro
ambiente originale.
Un altro aspetto del paternariado che va sottolineato
è la partecipazione del beneficiario. Il beneficiario deve costituire il nucleo
del paternariado, con il rischio di un fallimento in caso di una sua
mancata partecipazione attiva. D’altro canto, essendo la società civile
protagonista, il paternariado sostituisce parzialmente lo Stato, senza
comportarne l’esclusione. Infatti lo Stato continua ad essere fondamentale nel
paternariado poiché muta la sua funzione ma non rinuncia alla sua
partecipazione.
3. La cooperazione decentralizzata: il caso dei Paesi Baschi
Per cooperazione decentralizzata si intende la parte del
ruolo di protagonisti dei paesi del Nord affidato, nel solidale sviluppo dei
paesi del Sud, alla partecipazione di governi locali. In questo modo i municipi
dei paesi del Primo Mondo diventano protagonisti dello sviluppo sostenibile dei
paesi del Terzo Mondo, mediante aiuti concessi agli enti locali dei paesi più
poveri. Questa cooperazione per lo sviluppo può essere applicata a tutti i
paesi del mondo, anche se in questo lavoro prenderemo in considerazione solo i
rapporti stabiliti tra i municipi baschi che fanno parte dell’Euskal Fondoa ed
i paesi beneficiari dei progetti di sviluppo da essi finanziati.
La cooperazione decentralizzata ha la sua origine nei
suggerimenti delle Nazioni Unite affinché i paesi più sviluppati destinino lo
0,7% del loro PIL alla cooperazione per la crescita dei paesi un via di
sviluppo. Anche l’Unione Europea è impegnata a sostenere la crescita
economica dei paesi in via di sviluppo ed in particolare di quelli aderenti alla
Convención de Lomé. Secondo le ultime indicazioni i progetti da finanziare
devono confidare nella partecipazione della società civile, elemento chiave per
l’ottenimento di risultati positivi.
Secondo le indicazioni dell’ONU, in Catalogna, all’inizio
degli anni Ottanta, si sviluppò l’idea che le pubbliche amministrazioni
catalane dovessero fornire il loro specifico contributo allo scopo di
determinare un miglioramento nelle condizioni di vita dei paesi con problemi di
sviluppo. Per questo, nel 1986 è nato il Fons Cabalá de Cooperació al
Desenvolupament in cui partecipano vari comuni (172), rappresentanze catalane,
consigli regionali, la stessa Generalitat de Cataluña ed alcune strutture
private.
Due anni più tardi, nel 1988 nei Paesi Baschi si è
costituita una fondazione privata chiamata Fondo Vasco de Cooperación con
Centroamérica (di cui l’autore di questo lavoro è stato membro fondatore) il
cui scopo era quello di creare un fondo a supporto di progetti per lo sviluppo e
con finanziamenti erogati dai municipi membri della fondazione. L’ampliamento
del raggio d’azione del Fondo ha fatto si che si venisse a configurare come
organismo misto: Fundación e ONGD.
Nel 1996 il fondo si è trasformato in Associación de
Entidades Locales Vascas Cooperantes -EUSKAL FONDOA-, evidenziando la sua
predilezione per i municipi nell’ambito della Cooperación Internacional al
Desarollo. Attualmente i municipi membri del Fondo sono 67, tra cui Bilbao,
Vitoria, San Sebastián e la Diputación Foral de Álava. Tutti questi municipi
destinano una percentuale vicina allo 0,7% delle prime cinque voci della loro
legge finanziaria per il sostegno a progetti di cooperazione. In questo modo,
ogni anno si hanno a disposizione risorse economiche costanti necessarie al
finanziamento dei suddetti progetti.
In seguito sono stati creati il Fons Valenciá per la
Soladaritat (1992), il Fons Mallorquí de Solidaritat y Cooperació (1993) il
Fons Menorquí de Cooperació (1993), il Fondo Galero de Cooperación y
Solidaridad (1997), il Fonds Pitiús de Cooperació Ibiza y Formentera (1999) il
Fondo Andaluz de Municipios para la Solidaridad Internacional (2001) ed infine
nel 2002 si è costituito il Fondo Extremeño Local de Cooperación al
Desarrollo. Tutte queste organizzazioni, in completa autonomia, hanno costituito
nel 1995 la Confederación de Fondos de Cooperación y Solidaridad “per il
coordinamento e la rappresentazione congiunta di tutte le tematiche che per il
loro carattere riguardano interessi comuni”. L’obiettivo principale di
questa Confederazione è quello di promuovere la cooperazione decentralizzata e
di rappresentare l’interlocutore unico per tutte le istituzioni statali,
comunitarie e mondiali. Inoltre questa rappresenta anche la continuità a
livello statale delle politiche di governo sulla cooperazione, in collaborazione
con gli altri protagonisti (ONGD e movimenti sociali), il cui scopo finale è il
miglioramento dell’Ayuda Oficial al Desarrollo dello Stato spagnolo.
I membri di questi fondi di solidarietà hanno stabilito
accordi con alcuni municipi latinoamericani (altri con municipi Saharauis)
facilitando l’attuazione di progetti di cooperazione. Pertanto, nello
scegliere un progetto si esaminano gli effetti sul completo sviluppo economico
locale sostenibile (per esempio insegnando in agricoltura le tecniche di
coltivazione, di immagazzinamento, ecc.), la gestione dell’impresa, la
distribuzione di acqua potabile, la costruzione di scuole, la creazione di un
sistema sanitario, i servizi locali, l’urbanizzazione, il trattamento dei
rifiuti, l’impatto ambientale, i trasporti, ecc. Molte di queste attività, in
Europa, rientrerebbero nelle cosiddette Nuove Forme d’Impiego, che sono
latenti a livello municipale tanto nel nostro continente quanto nei paesi che
hanno bisogno di aiuti per lo sviluppo.
È importante seguire e controllare direttamente i progetti
da realizzare. Al fine di raggiungere questi obiettivi è stata costituita la
Oficina de Seguimento de Proyectos en Centroamérica, Mexico y El Caribe en
Managua (Nicaragua). Spesso viene criticato il fatto che questi fondi si
concentrino troppo sui paesi latinoamericani, trascurando aree con livelli
elevati di povertà, come l’Africa o alcuni paesi dell’Asia, ma la loro
vicinanza culturale e linguistica spiega la propensione per i paesi del
continente americano.
I promotori dei progetti sono le entità membri del fondo, le
istituzioni locali europee, le istituzioni locali del Sud, le associazioni
(religiose) e gli ONG del Sud. Dopo aver valutato il progetto, viene firmata una
convezione tra il Fondo e la controparte interessata, affinché i beneficiari
siano coloro che eseguono il progetto.
La distribuzione dei fondi avviene nel seguente modo: 1) il
municipio stanzia i fondi attraverso la ONGD e le altre associazioni coinvolte
nel progetto (enti religiosi); 2) si concedono sovvenzioni annuali vincolate
agli accordi di aiuto (sovvenzionando progetti di uno specifico municipio); 3)
si distribuiscono fondi per la cooperazione tra municipi (Fondo Basco) da
utilizzare in progetti eseguiti tramite il sistema del finanziamento congiunto
(come nel caso dei municipi con budget ridotti).
Un problema dei fondi per la cooperazione decentralizzata che
complica l’esecuzione dei progetti, è l’esistenza di un numero spesso
troppo elevato di questi. Le iniziative sono molteplici, ragione per cui il
risultato, in molti casi, non è ottimale. A ciò va aggiunto che generalmente,
per creare paternariados più stabili, i progetti hanno un’unica
dimensione, poiché risultano essere più efficaci quelli in ambiti più
completi e di maggiore durata.
Alcuni di questi progetti sono attuati, anche se in casi
eccezionali, da cooperative agricole. Senza dubbio, è proprio tramite questi paternariados
che si potrebbe stimolare il cooperativismo, dato che questo tipo di
organizzazione imprenditoriale viene, in diversa misura, implemento nei paesi
del Sud tanto nel settore agricolo quanto nell’artigianato, nell’attività
creditizia, ecc. Quindi le cooperative agricole ed artigianali potrebbero avere
un ruolo di rilievo nello sviluppo delle attività di base dei paesi più
arretrati.