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Reti per il Reddito e Comitati della IV Settimana : un’insorgenza sociale possibile!

ANTONIO MUSELLA

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Alla fine del mese mancano ancora almeno 10 giorni, ma lo stipendio è già finito. May Day, questo è l’allarme lanciato da milioni di persone in tutto il paese intorno alla quarta settimana del mese. Risoluzione del problema, due punti ....svolgimento!! Organizzati con alcune centinaia di tuoi pari, è semplice basta scendere in strada, nella metro, sugli autobus, fuori le università, nelle piazze, e ne troverai a centinaia di precari, disoccupati, studenti, intermittenti, impiegati che non arrivano a fine mese. Una volta messi insieme i cocci di una moltitudine che oggettivamente tende ad una ricomposizione di classe, presentatevi ad un supermercato, uno qualunque, ma meglio ancora se di tratta di uno di quelli che si dicono impegnati nel sociale mandando quattro spiccioli in Africa ogni anno, e che si professano di sinistra, ma nel concreto non promuovono prezzi che tengano conto del dilagare della povertà diffusa in questo paese, ecco....le IPERCOOP ad esempio. Riempite i carrelli di generi di prima necessità, non quelli del paniere ISTAT fermi ad una descrizione della società che aveva generi di prima necessità diversi dai nostri; oggi anche un cd-rom o un toner per la stampante strumenti indispensabili per chi lavora nel terziario, per i ricercatori e per decine di figure del precariato, rappresentano un genere di prima necessità. Arrivate alla cassa provando a coinvolgere nella vostra spesa quanta più gente è possibile, bloccatele ed aprite una trattativa per ottenere il 50% di sconto sui prodotti che volete acquistare, perché?.....semplicemente non avete i soldi per poter campare!! Molti vi diranno che quella che state facendo è una estorsione aggravata come sostengono le Procure della Repubblica di Napoli e Roma, ma questa è un iniziativa di autoriduzione dal basso, iniziativa che si è ripetuta a più riprese in tutta Italia in diversi centri commerciali. A Napoli abbiamo cominciato presto nell’autunno del 2004, prima ancora di quel 6 novembre 2004 che ha segnato simbolicamente nell’immaginario collettivo la nascita di un movimento di auto/riduttori e auto/riddutrici che rivendicano il diritto a campare e la necessità di una lotta conseguente al carovita. È successo un po’ ovunque da Nord a Sud dalle grandi città a quelle piccole, coinvolgendo settori sociali importanti, ed è da queste esperienza concrete e di lotta che nascono i Comitati per la IV settimana promossi sui territori da centri sociali, sindacalismo di base, movimenti dei precari e dei disoccupati, collettivi studenteschi e reti universitarie. I Comitati della IV settimana hanno aperto diverse vertenze locali per arrivare all’istituzione, nella IV settimana di ogni mese, ad un regime di prezzi fortemente scontato per tutti, nella grande e media distribuzione, in concomitanza con l’esaurirsi materiale degli stipendi. In Campania la vertenza è stata aperta nei confronti del IPERCOOP “Alle porte di Napoli” di Afragola (Na), centro commerciale controllato dalla Lega Coop e con il C.d.A. con sede a Livorno. E su questo asse Campania - Toscana si sta aprendo una trattativa sull’onda di diverse iniziative messe in campo dai Comitati per la IV settimana negli ultimi mesi. Attraverso i Comitati della IV settimana i movimenti hanno saputo interpretare un bisogno forte presente nella società, la necessità di un’azione dal basso di riappropriazione dei beni primari, una tensione che abbiamo respirato nei supermercati dove siamo stati ed è palpabile nelle strade delle metropoli. Un’azione quella dei movimenti e dei Comitati della IV settimana che spaventa il governo e l’opposizione. I toni utilizzati da Pisanu dopo il 6 novembre, ed ogni qual volta si è presentata l’occasione di parlare di autoriduzioni in sede di governo e Parlamento sono i toni trafelati di chi comprende la portata sociale della questione e ne è spaventato. Da qui ai procedimenti fortemente repressivi il passo è breve. Le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli parlano di furti, estorsione, danneggiamenti, una botta repressiva che ha rischiato di fermare quel percorso di costruzione di un movimento per l’autoriduzione dal basso. Ma le iniziative del 5 novembre 2005 e poi del 26 novembre e tutte le altre messe in campo in questi mesi hanno ripreso quel cammino con il lancio del Comitati della IV settimana, iniziative svolte in un clima di blindatura e di intimidazione mostrando ancora una volta la faccia preoccupata di chi vede l’accendersi di una miccia capace di fare esplodere una santabarbara sociale. Le battaglie contro il carovita hanno avuto alcuni importanti meriti che segnano un passaggio di discontinuità rispetto alle fasi di movimento degli ultimi anni. Innanzitutto, come si accennava, la capacità di avere un messaggio sociale ribelle capace di attraversare quella moltitudine di soggetti sociali non garantiti e rendergli un senso di “comune”: il denaro che manca, le abitudini, i bisogni, l’arte di arrangiarsi frutto di un general intellect precario e ribelle che rende “comune” la condizione di figure sociali che spesso abbiamo interpretato come moltitudine in sè. Questo passaggio lì dove è seguito ad una partecipazione reale e dal basso delle moltitudini, ha la potenzialità di sprigionare un insorgenza sociale importante. La riappropriazione, il prendere qualcosa a cui si ha diritto ma che viene negata, la riappropriazione rappresenta un passaggio importante, quel “per sè” che rende il movimento contro il carovita una piantagione da coltivare e far crescere con cura per tutti coloro che vogliono costruire un altro mondo possibile. Il carovita, la povertà diffusa non sono solo i prezzi al consumo troppo alti delle grandi catene commerciali, ma sono anche le privatizzazioni dei beni comuni come l’acqua ad esempio, l’aumento delle tariffe delle utenze, la privatizzazione dei servizi sociali, la perdita di potere d’acquisto dei salari, il diritto all’abitare, i diritti di cittadinanza, l’aver concentrato le energie di movimento nella costruzione di un movimento contro il carovita e per i diritti di cittadinanza significa riconoscere nella moltitudine l’opportunità di una ricomposizione di classe, che sui bisogni, sulla riappropriazione, può far nascere un’insorgenza sociale. In questo c’è la lungimiranza di chi ha contribuito alla costruzione dei Comitati per la IV settimana, alle reti sociali per i diritti di cittadinanza e per il reddito sociale, ovvero la volontà di non guardare alle esperienze organizzative perimetrate come forze propulsive di movimento, ma guardare alla moltitudine come carne e sangue di una lotta che si sta articolando in tutto il Paese. Una centralità delle lotte contro il carovita e per i diritti, è la battaglia per il reddito sociale, una lotta che è di lunga durata in questo Paese, ed in particolar modo in alcune sue zone come il Sud Italia dove disoccupazione e precarietà hanno assunto forme durature e strutturali. Il centro sinistra che si candida ad andare al governo, ha tentato un’operazione meschina che non poteva che finire rovinosamente: l’appropriarsi di una delle parole d’ordine del movimento per trasformarla in una misura di sostegno sociale totalmente insufficiente. È l’esempio della Legge Regionale della Campania sul Reddito di Cittadinanza - una miseria - una legge che somiglia all’elemosina in perfetto stile bassoliniano. Ma l’esperienza della Legge della Regione Campania non dimostra solo la distanza del centro sinistra dalle richieste dei movimenti - la parola d’ordine vissuta nelle mobilitazioni 1000 euro possono bastare - ma anche che la strada delle Leggi Regionali può solo condurre a mediazioni insufficienti tra i bilanci regionali, i tagli alle spese, la demagogia dei governanti e le richieste dei movimenti. Il Reddito/Salario Sociale è una misura che risulta irriducibile al trend degli ultimi anni, quello che ha abolito la scala mobile, che ha privatizzato i servizi, che ha smantellato i diritti dei lavoratori, che distrugge gli ammortizzatori sociali, per questo solo un’inversione di tendenza concreta e radicale delle politiche socio-economiche di questo Paese può aiutare a raggiungere una misura che si avvicini al soddisfacimento del bisogno reale delle istanze sociali. Ma il crinale su cui si stanno muovendo i movimenti sembra essere quello giusto: grande partecipazione dal basso, azione diretta, costruzione di un modo altro di intendere le politiche socio-economiche. Un movimento che sicuramente è frutto di decenni di battaglie sociali di questo Paese, un movimento che ha un filo storico con la stagione politica delle autoriduzioni degli anni ’70, ma ha la capacità di leggere il suo tempo alla grande mettendo in atto strumenti di comunicazione e di azione “vecchi” e “nuovi “, in un mix che al momento sembra avere aperto una fase costituente, da quella della comunicazione e della propaganda a quella del conflitto e della vertenza sociale. L’acqua è poca...e la papera non galleggia, una massima napoletana che ben delinea da dove proviene quello spirito di partecipazione e di “comune” che anima i movimenti contro il carovita e può sicuramente allargare il bacino di partecipazione dei Comitati della IV settimana e delle reti di lotta per il reddito.

Note

* Laboratorio Occupato Insurgencia - Napoli.