Fondi Pensione: uno sguardo da dentro
a cura della Redazione di Proteo
Quando si vuole a tutti i costi evitare di confrontarsi con le nostre posizioni spesso ci viene contestato un limi- te ideologico che non ci consente di vedere all’interno delle questioni. Premesso che non ci è mai parso un limite la forza della nostra ideologia, all’interno delle questioni ci entriamo spesso ma è la miseria dell’ideologia di molti no- stri interlocutori che si erge a muro di gomma, a paratia impermeabile a qualsiasi riflessione provenga da chi le questioni del lavoro continua ad affrontarle con una capacità analitica che spesso non si ritiene più necessaria davanti al prepotente avanzare del neoliberismo.
Il libro I Fondi Pensione - la nuova previdenza complementare - Orientamenti per la scelta (Cafi Editore, 2007) di Vincenzo Di Brango e Pierluigi Pulone, non è una filippica annunciata contro i fondi pensione anche se non si può ritenere una sorta di lavoro apologetico che, “nonostante i nostri limiti ideologici”, ci sentiamo di recensire per tutta una serie di aspetti che ci fanno capire quanto anche l’esame dell’aspetto tecnico della previdenza complementare alla fine giochi un ruolo importante nel rafforzamento delle argomentazioni con le quali, da anni, mettiamo in discussione il sistema previdenziale italiano (Si veda ad esempio R. Martufi, L. Vasapollo: Le pensioni a fondo, Mediaprint, Roma 1999).
Questo libro oltre a rappresentare un utile manuale sulla previdenza complementare, entra in tutta una serie di aspetti tecnico-gestionali che meritano una analisi particolare a cominciare da una delle considerazioni che gli autori fanno circa la sostenibilità del sistema, soprattutto da parte delle giovani generazioni a cui il “prodotto” è particolarmente destinato. Ai giovani cui spesso si applica- no pesanti flessibilità contrattuali aderire ad un fondo pensione risulta particolarmente oneroso e Di Brango e Pulone lo spiegano molto bene quando sostengono che la nuova legislazione (Dlgs 252/05) non tiene “nella giusta considerazione: una politica di tutela del reddito [che] potrebbe più facilmente invogliare il lavoratore ad aderire a strumenti di questo tipo e, perché no, una rivisitazione delle norme che regolano il mercato del lavoro che sono direttamente collegate alla tutela del reddito. Non risulta particolarmente appetibile lo strumento previdenziale integrativo se non vi si associa la certezza di un reddito reale e duraturo nel tempo, anche in considerazione di un Tfr che, con questa normativa, perde, quasi definitivamente, la sua caratteristica di ammortizzatore sociale”.1
E sulla questione del Tfr il libro è più che esplicito in un altro passaggio, dove si mette in risalto la lontananza reale del legislatore2 dai veri problemi che assillano il mondo del lavoro oggi, primo fra tutti il precariato. Ricorda- no infatti Di Brango e Pulone che la nuova normativa non consente ad un aderente, in caso di risoluzione del rap- porto di lavoro, di riscattare nei primi 12 mesi di disoccupazione, la posizione economica accumulata presso il fon- do e, nel caso si tratti di un giovane lavoratore, essa è anche comprensiva dell’intero Tfr e ci vorranno ben 4 anni di disoccupazione per riscattarla per intero; cosa che fa concludere ai due autori che “In quello che in economia politica si definisce ‘conflitto fra capitale e lavoro’ il legislatore sembra aver qui optato di stare dalla parte del capitale”.
Ma anche il caso studio che il libro contiene, un approfondimento sui fondi pensione del comparto trasporti, non fa che confermare le nostre idee sull’insostenibile tesi della bontà del prodotto. Stiamo qui parlando della gestione finanziaria e della concentrazione di ingenti capitali nelle mani di poche banche e pochi gestori. Come sostiene Paolo Andruccioli, giornalista de Il Manifesto, “Le pensioni complementari [...] sono gestite da società finanziarie facenti capo a banche o ad assicurazioni, che a loro volta dipendono da grandi gruppi finanziari o fondazioni. Il sistema è ormai completamente privatizzato ed è concentrato nelle mani di pochi grandi gruppi nascosti all’interno di una vasta nebulosa di intrecci. [...] Emerge una situazione di forte concentrazione dei poteri dopo la privatizzazione dei grandi gruppi bancari italiani e di una generalizzata propensione delle banche e delle assicurazioni a mettersi in gara per coprire il nuovo mercato del risparmio. [...] Il mondo del risparmio gestito italiano risulta controllato da cinque grandi poli bancari, che fanno capo rispettivamente a San Paolo-Imi, Banca Intesa, Unicredito, Banca di Roma (Fineco-Capi- talia) e Monte dei Paschi di Siena.”3
Nell’esame dei fondi pensione dei trasporti (sei) la compagnia di assicurazione Ras risulta incaricata della gestione in cinque fondi, San Paolo e Unipol in tre, Generali in due: più concentrazione di così... un vero oligopolio!
Ma un’ultima, amara, considerazione e che nel libro I Fondi Pensione è appena accennata, va fatta e riguarda la cosiddetta governance dei fondi contrattuali che vedono la partecipazione anche del sindacato confederale. La clausola della pariteticità di rappresentanza tra aziende e lavoratori infatti, determina che in molti organi di governo del fondo contrattuale, soprattutto per ciò che concerne l’Assemblea ed il Consiglio di Amministrazione, vi siano rappresentanti aziendali che non sono aderenti del fondo che sono chiamati a governare, ossia nell’amministrare un fondo pensione (che è pur sempre un prodotto a rischio), il 50% degli amministratori non rischia nulla di suo.
Una lettura interessante, quindi, che ci dimostra ancora una volta che anche ‘studiandoli’ da dentro i fondi pensione non sono la panacea ai guasti artificiosamente creati alla previdenza pubblica, né posseggono quelle caratteristiche di fascino che gli sono stati attribuiti dalla vergognosa gazzarra propagandistica per scippare il Tfr ai lavoratori.
1 Di Brango, V - Pulone, P. I Fondi Pensione, la nuova previdenza complementare - Orientamenti per la scelta, Cafi Editore, 2007, pag. 124.
2 L’on. Maroni (Lega Nord) in fase di prima stesura e l’on. Damiano (Ds) in ultima stesura.
3 Andruccioli, P. La trappola dei fondi pensione, Feltrinelli, 2004, pp. 68 e 69.