Questa contraddizione caratterizza l’emergenza di un
modello di lavoratore e di una soggettività lavorativa in transizione verso un
destino ancora incerto, ma che non impedisca la ricerca delle strategie per
costruirlo.
Nella nostra cultura del lavoro, con i suoi ancora deboli
ruoli istituzionali che non riescono a definire le implicazioni ed il
compromesso, si alternano eroismi, professionalità e altruismo, con egoismo,
irresponsabilità e indolenza e non necessariamente in diverse persone o
collettivi lavorativi.
Siamo precisamente ad un punto in cui le decisioni che si
prendono, le azioni che intraprendiamo, la coscienza che sviluppiamo potranno ,
senza decidere, per lo meno influire fortemente sul nostro intorno “incerto e
turbolento” e transitare dal “socialismo reale” al vero socialismo.
Ecco qui il contesto in cui dobbiamo analizzare il
Perfezionamento d’Impresa.
3. Il Perfezionamento d’Impresa Cubano. Alcune certezze ma anche alcuni
dubbi
Vorrei, prima di tutto, dare una nota succinta del PE per
quelli che già lo conoscono perché sappiano come lo intendo io e per quelli
che non lo conoscono e sono arrivati sin qui nella lettura perché almeno
possano contare sulla mia versione.
Il PE è un programma di trasformazione progressista dell’impresa
cubana che è spalleggiato dal Decreto Legge n.187 del 1998 dal Consiglio di
Stato della Repubblica di Cuba ed anche politicamente spinto dalla Risoluzione
Economica del V Congresso del Partito Comunista Cubano. Ha come obbiettivo
quello di formare dei meccanismi economici, amministrativi e organizzativi che
incentivino e strutturino forme di attuazione tendenti all’efficienza e l’efficacia
della gestione impresariale in onore della competitività. Queste sono
rispettivamente...
a) ... le mie certezze.
La pietra angolare di tutto il sistema del PE è la ricerca
ed il consolidamento di un criterio di identità tangibile nell’impresa cubana
che superi l’astrazione tradizionale dell’impresa socialista risultante da
un lungo periodo di accentramento statale e di omogeneità amministrativa. Come
viene dichiarato nelle sue fondamenta (G.E.P.E. 1998) si tratta di “...
concedere [all’impresa statale] le facoltà e stabilire le politiche, i
principi e le procedure che tendano allo sviluppo dell’iniziativa, della
creatività e la responsabilità di tutti i capi e dei lavoratori” (paragrafo
I, Introduzione).
È stato concepito come una serie di principi che si contano
fino a 17 e che cercherò di riassumere i cinque parti:
- L’impresa si sostiene nella proprietà sociale con i
mezzi di produzione, con l’assunzione da parte dello stato del ruolo di
rappresentante della società. L’Alta Dirigenza rappresenta lo Stato ed è il
vincolo naturale tra la Società come un tutto ed il collettivo dei lavoratori;
le decisioni e la politica impresariale, allora, si prendono nell’impresa, in
combinazione “adeguata ed opportuna” con le decisioni statali. Ogni impresa
viene strutturata, tuttavia, secondo conviene e disegna il proprio PE come un
“vestito su misura”. Ugualmente stabilisce che l’impresa socialista è la
molla fondamentale dell’economia cubana.
- Il PE si fonda sull’autofinanziamento di ogni impresa e
per questo ognuna di esse può amministrare le sue risorse materiali,
finanziarie ed umane, incluso le spese in moneta liberamente convertibile dentro
i confini dello Stato che elegga. Tutto ciò viene registrato in un piano
elaborato dall’impresa ed è approvato per le proprie affinità statali, sia
industriali che territoriali.
- Ai Quadri Direttivi viene consegnato il protagonismo del
processo e gli si affida la mobilitazione e l’unione della volontà
collettiva. Questa volontà collettiva si esprime attraverso il sindacato, il
nucleo di partito dell’impresa ed i giovani comunisti (UJC). In ogni modo
viene dichiarato l’orientamento della partecipazione del PE e si cerca di
propiziare e sviluppare la partecipazione dei lavoratori alla presa di decisioni
come elemento direttivo. In tal senso l’attenzione alle condizioni di vita e
del lavoro ed il raggiungimento della miglior motivazione dei lavoratori è un
principio basilare.
- L’incentivo si basa sull’efficienza dell’impresa, si
progetta di combinare gli stimoli materiali e morali a partire dai risultati e
viene sostenuto dal principio marxista “che ognuno secondo le proprie
capacità e secondo il proprio lavoro”. Ciò è valido sia per i lavoratori
che per i dirigenti.
- Il PE dichiara la sua volontà di fare dell’innovazione
tecnologica un elemento essenziale e, sebbene non sia nei suoi principi
dichiarati promuove la gestione per la qualità, la mercatotecnica e inoltre una
serie di procedure di controllo economico e finanziario che recupera le migliori
tradizioni contabili della gestione impresariale cubana ed internazionale.
In pratica questo programma può essere assunto da un’impresa
quando dimostra di avere o poter conseguire investimenti statali, ha un mercato
dove poter vendere e comprare e, inoltre, una contabilità “che rifletta i
fatti economici” (idem Bases...). Deve iniziare con una “Diagnosi”
approvata dal Gruppo Esecutivo del Perfezionamento d’Impresache ha creato il
Governo e a partire da questo elabora un “Processo” che gli permetta di
sollecitare l’autorizzazione per iniziare ad applicare le misure di
perfezionamento, usando l’autonomia, con benefici potenziali significativi per
i lavoratori, soprattutto secondo l’ordine di entrate e delle condizioni di
vita e di lavoro.
Nell’anno 1998 quasi un centinaio di imprese cubane ha
niziato il processo, oggi sono una cifra varie volte superiore [1] e l’aspirazione
è che tutte queste imprese statali percorrano questo stesso cammino. L’impossibilità
di un parallelismo generalizzato, per le domande finanziarie e materiali che
presuppone spingono verso l’alternativa che lo sviluppo di una possa
appoggiare l’altra con più difficoltà nei suoi investimenti sul mercato,
nella tecnologia, etc. Quindi, determinate fusioni o ristrutturazioni di imprese
sono perfettamente prevedibili e questo è un altro argomento per la gradualità
di un processo che pretende di evitare tutta la “politica dello scontro” con
tutta la sequela degli scioperi, sofferenze e frustrazioni per interi segmenti
dell’universo lavorativo. Sembra chiaro che stiamo cercando un riaggiustamento
o una ristrutturazione socialista, orientata a preservare gli spazi per lo
sviluppo economico della maggioranza popolare. Non credo che debba soffermarmi a
spiegare che qualunque altra strategia basata sul cambiamento più spettacolare,
in mezzo alla realtà del blocco economico nordamenricano dovrà passare per una
retroazione politica che, nella nostra esperienza storica, significano sacrifici
della sovranità di qualunque progetto di sviluppo nazionale.
Concludo questa veloce rassegna, dove sono andato
intercalando le mie certezze su tutto questo processo del PE, con l’inventario
dei meriti che posso attribuirgli: il PE, più di tutto, è una promozione
culturale in materia di gestione d’impresa sospinta dalla direzione del paese
che introduce nozioni e pratiche sulla qualità, l’innovazione tecnologica e
altre che oggi formano il corpo intellettuale e tecnologico che per se stessi
portano al cambiamento organizzativo come uno stato permanente di esistenza dell’impresa.
Anche quando questo sarà giunto ad un discreto livello vorrà dire mettere l’impresa
cubana nella situazione di vantaggio comparativo rispetto alla maggioranza delle
imprese della sua zona geografica, suscettibile di convertirsi in vantaggi
competitivi nello scenario a medio termine. Abbiamo già detto che non c’è
solo l’introduzione, ma recupero di pratiche tradizionali relative al
controllo economico, che erano state sistematicamente dimenticate nella sfera
contabile dell’impresa cubana.
Ugualmente ed implicitamente il PE darà luogo ad un mercato
(forse questo è il suo merito maggiore); ma vediamo che non sarà solo un
mercato che giunga per la mano delle transnazionali -sebbene non sono incluse
nella partecipazione ad esso- né che sarà il prodotto di transizioni
involutive verso il capitalismo che stiamo vedendo in questo mondo. Sebbene i
documenti del PE danno un’idea più chiara di ciò che non diventerà il
mercato a Cuba invece di quello che sarà, sembra ovvia la natura del mercato
strumento con un’alta regolazione politica per preservare la società da
esclusioni ingiuste ed estranee al nostro progetto di nazione, di impatto
ambientale e forse -sebbene sia il più insicuro- dell’emergenza e l’eventuale
preponderanza della soggettività posta nell’egoismo.
Non può passare inosservato, è un presupposto sociale ed
ideologico, che il PE scommette sull’uomo, su ciò che può rappresentare i
suoi interessi e la volontà di perfezionarsi. Riconosce e si pone dentro tali
fortezze come l’istruzione e la qualifica dei lavoratori e dei quadri
direttivi e presuppone di affrontare i vizi e le cattive abitudini a partire da
meccanismi economici efficaci. Con qualsiasi mezzo possa materializzarsi, la
sola scommessa è lodevole.
b) ...ed i miei dubbi.
Prima di puntualizzarli è bene che metta in chiaro alcune
proposte e convinzioni che stanno alla base dei miei dubbi.
In primo luogo, l’orientamento della mia analisi è il
processo di lavoro che pretende mettere in pratica il PE e lo farò da una
prospettiva sociologica, ossia, dalla comprensione, spiegazione e previsione dei
fatti, processi e fenomeni di carattere sociale. In questo senso, la funzione
sociale del lavoro non è generare beni e servizi materiali o spirituali -è una
funzione naturale che, certamente, ha anche una natura sociale per quanto il
lavoro è da sempre un processo sociale- ma le società non si definiscono
essenzialmente per il tipo di beni e servizi che creano. La funzione di tutto il
processo sociale del lavoro è definire la collocazione dei diversi gruppi
sociali rispetto al potere, sia economico come politico, è confermare o no una
classe/i o tutta la società, se fosse il caso, nel controllo della proprietà
dei mezzi di produzione fondamentali e definire il suo ruolo come dirigente o
diretta in tutto il processo di lavoro e in tutta la società. Chiaro che questa
conferma ha molto a che vedere con la qualità e la sufficienza dei beni e
servizi che possano creare, ma soprattutto dipende dalle relazioni che
riproduce.
Con ciò cerco di esprimere che me riferirò al tipo di
relazioni di lavoro che promuovono le basi del PE considerando in che maniera
questo programma riafferma o no i lavoratori cubani come padroni collettivi dei
mezzi di produzione.
È chiaro che l’efficienza, l’efficacia e la
competitività sono tratti, più che utili, imprescindibili, di tutto l’affare
economico d’impresa di qualunque segno politico. Per parlare dell’economia
basata sulla proprietà sociale deve esistere l’economia. Di più, l’efficienza
è la conditio sine qua non del socialismo. Ora, a differenza del capitalismo, l’impresa
socialista è tale solo se oltre ad essere efficiente è sociale e politicamente
efficace, ossia, deve promuovere un processo di lavoro inalienabile che permetta
l’incontro dell’uomo con se stesso a partire dai valori materiali e
spirituali che si è creato. Si richiede non solo di far sparire qualsiasi
sfruttamento dell’uomo per l’uomo, ma di fare del lavoro un mezzo per
arricchire la formalità dell’uomo e della donna che interviene in esso,
riuscire a far sì che tutte le relazioni di lavoro siano eticamente edificanti
e inoltre (oggi deve essere avvertito con forza) ecologicamente responsabile.
Se alla luce di questi presupposti, esaminiamo le “BASI”
del Perfezionamento d’Impresa possiamo vedere che l’impresa statale
socialista mantiene il paradigma tradizionale della direzione unipersonale, come
nell’esperienza est-europea. Il collettivo dei lavoratori non viene dichiarato
come la massima autorità d’impresa e non si progetta questo come aspirazione,
come si fa con la qualità, la competitività, la disciplina e altri elementi
dei desideri del PE In conseguenza nel paradigma unipersonale, la partecipazione
dei lavoratori alla direzione non rende conformi i sottosistemi ma sì “i
metodi e gli stili di direzione”.
Si potrebbe capire che un altro sottosistema, quello dell’"Attenzione
all’uomo" (o attenzione al proprietario?) nel quale viene definito con
molto ardore che uno dei suoi componenti è “la possibilità di sviluppare l’iniziativa
e di partecipare alle decisioni del collettivo...”, riferendosi al lavoratore,
è colui che considera la partecipazione... come un sotto sistema. In realtà
non è così, il centro di questo sottosistema è “l’attenzione alle
necessità” e la creazione di nuovi valori nel lavoratore”, l’idea è di
utilizzare la partecipazione come saldatura, come un “elemento direttivo”.
Il mio dubbio è: perché il PE ripropone una comprensione
della partecipazione dei lavoratori nella direzione che non si separa
essenzialmente da quella che fa l’impresa capitalista moderna e non promuove
una visione autenticamente socialista del ruolo del lavoratore nell’impresa?
Il socialismo non si accontenta di una forma di direzione, un
modo di vivere, una proposta civilizzatrice, la partecipazione non è un
elemento “né una saldatura”, è la natura sociale e politica dell’impresa
nel socialismo. Certo è che le imprese nel socialismo est europeo non riescono
mai a mettere in pratica questo principio, ma: sarà stato innocuo questo
procedere lungo la disfatta storica come tecnologia politica?
La vocazione alla partecipazione del PE, varie volte
dichiarata, non viene utilizzata né nell’elezione o rettifica dell’alta
direzione dell’impresa (è designata dallo Stato) né nella determinazione
degli incentivi (le scale salariali sono previste per le imprese di qualunque
ramo e regione) né in altre direzioni che definiscono le relazioni di lavoro
nelle organizzazioni lavorative.
A ciò dovrei aggiungere la visione che si ha del sindacato
all’interno del PE. Si definisce come “impulso alla gestione impresariale”
la cui azione deve “...particolare importanza al raggiungimento dell’appoggio
necessario al processo della presa di decisioni e nell’ulteriore realizzazione
delle stesse”.
Il sindacato nel socialismo non può conformarsi ad un ruolo
simile. Il suo ruolo è qualificare l’opinione collettiva (con informazioni,
confronto, fondare la specializzazione) e mobilitare i lavoratori verso l’esercizio
responsabile e compromesso della loro condizione di padroni collettivi dei mezzi
di produzione; non è un appoggio dell’alta direzione, ma lo strumento della
direzione collettiva, un soggetto di direzione assolutamente legittimo, dei
lavoratori! Per far valere il consenso generale di tutte le voci come una sola.
La sua logica del funzionamento non può più essere quella di “carrucola
trasmettitrice” (cinghia di trasmissione), ma, in tutti i casi -per continuare
con questa metafora fisica- quella dei “vasi comunicanti”.
Un altro dubbio lo pongo in quello che chiamo “la scommessa
funzionale del PE” (prima ho parlato di una che mi soddisfa). Per me tutta la
promozione di una nuova cultura di gestione per l’impresa cubana ha due
pilastri basilari: il controllo economico nelle sue diverse sfaccettature e l’incentivo
al lavoro. Sembrerebbe che la scommessa sia: razionalità economica + incentivo
= riuscita. Confesso che non è una scommessa irrazionale e a breve termine
potrebbe dare dei frutti.
Non c’è niente di più socialista che incorporare la
razionalità economica alla cultura del lavoro a Cuba. L’incentivo non ha
niente di male se è basato sulla giusta misura del disimpegno individuale e
collettivo e nei risultati dell’impresa, come si prefigge il PE. Da “Le BASI...”
si deduce inoltre che la combinazione armonica tra stimoli materiali e morali è
qualcosa che ogni impresa deve raggiungere a partire dal talento collettivo, l’iniziativa,
etc.
Nonostante tutto e malgrado la sincera vocazione
decentralizzatrice del PE, si stabiliscono scale salariali che uniscono premi e
incentivi che sono omogenei per tutte le imprese. L’impresa ottiene il diritto
alla retribuzione, il salario viene decentralizzato, ma la somma di ciò che
può retribuire per mezzo del salario è definito centralmente. Non è
straordinario? Perché non è determinato dal collettivo? Il collettivo è visto
come una identità irresponsabile che si auto incentiva più di quello che
spetta all’impresa? Forse un buon controllo economico non può qualificare
questa decisione ed una buona dirigenza orientarla? Che altri incentivi non
salariali stiano fuori dalla definizione non termina questa decisione, il
salario è il motore centrale di tutta l’ingegneria incentiva.
Le scale previste (si può guadagnare fino a $700, che
triplica il salario medio attuale e potrebbe ridare al lavoro, in buona misura,
il suo carattere di mezzo per vivere) garantiscono aumenti salariali per tutte
le categorie di lavoratori. Vedendole posso supporre che quasi tutte queste
categorie duplicheranno almeno le entrate salariali. Tuttavia, la relazione tra
le maggiori e le minori è curiosamente somigliante a quella prevalente per
molti anni (4:1). Bisogna ricordare che nelle nostre ricerche sulla Sfera
Lavorativa dello Stile di Vita a Cuba (1986- 1990) abbiamo dimostrato che per la
stragrande maggiorana dei lavoratori intellettuali (tecnici, dirigenti e
amministratori) il sistema di incentivazione allora vigente aveva smesso di
essere un motivo per lavorare (Martín e collaboratori,1989).
[1] Nell’attività
di 895 imprese -circa il 30% di quelle esistenti nel paese- 26 organismi rami
transitano per i diversi passi del processo di perfezionamento, di esse 170
avevano la certificazione della contabilità alla chiusura di settembre, 150
avevano presentato la diagnosi, 12 avevano concluso il processo e 5 avevano l’autorizzazione
per iniziare l’impianto del P.E. “Giornale Granma” 13.10.99 pg. 8.