Analisi statistico-economica dei mutamenti strutturali e localizzativi dello sviluppo del sistema socio-economico italiano
Luciano Vasapollo
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Riferimenti Bibliografici
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Nota metodologica
Nell’individuazione dei profili economici dei singoli bacini
occupazionali si sono utilizzati gli indici di dotazione calcolati per ciascuna
delle sei attività produttive considerate in modo da pervenire alla costruzione
delle mappe di vocazione economica semplice e di polarizzazione del territorio
italiano.
Questo tipo di analisi, se da un canto permette di individuare
la localizzazione delle singole attività produttive, dall’altro non consente
alcuna misura sulla loro localizzazione in una complessa e unitaria visione
di interdipendenza funzionale. Ed è tale interdipendenza che occorre analizzare
e quantificare, perché lo sviluppo economico di un territorio non è generato
dalla crescita più o meno intensa di una sola attività ma è il risultato ultimo
dell’azione e degli impulsi generati da tutte le attività economiche (e sociali)
esistenti nel territorio.
Di qui la necessità di effettuare l’analisi considerando le
sei attività produttive congiuntamente, per avere così la possibilità di evidenziare
bacini a caratterizzazione occupazionale simile e, quindi, di individuare le
Zone Economiche Omogenee (ZEO) esistenti nel Paese. Più esplicitamente, si tratta
di unità territoriali, anche non contigue, ognuna delle quali raggruppa al suo
interno quei bacini che tra loro presentano una minore “distanza” nella caratterizzazione
economica. La visualizzazione di tali Zone Economiche Omogenee permette la costruzione
di mappe geografico-economiche, dal cui confronto è possibile mettere in luce
con immediatezza le dinamiche, i mutamenti avvenuti nella geografia dello sviluppo
del nostro Paese fra il 1981 e il 1991.
Pur non soffermandosi in questa sede sugli aspetti di carattere
metodologico, si vuole però precisare che la tecnica statistica usata è quella
di “cluster analysis”, la quale permette la creazione di gruppi a simile caratterizzazione
e profilo, gruppi che nel nostro caso sono appunto le Zone Economiche Omogenee.
È opportuno sottolineare che l’utilizzo nell’indagine della cluster analysis
non permette di raggiungere risultati oggettivi validi in assoluto, in quanto
comporta che a diverse opzioni metodologiche corrisponda la costruzione di Zone
in qualche modo differentemente caratterizzate. È importante quindi dichiarare
il metodo di clusterizzazione usato, che nel nostro caso è basato sulle procedure
SEMIS e PARTI con il criterio di aggregazione di Ward, del pacchetto software
SPAD.N, (version 2.5,CISIA,1993). Il metodo, combinando procedure gerarchiche
e non gerarchiche, assicura, per grandi masse di dati, una partizione di qualità
ottimale rispetto al criterio di omogeneità prescelto. Con tale metodo si sono
ottenute partizioni territoriali composte da Zone (gruppi), realizzate senza
l’imposizione di vincoli di contiguità geografica, che contengono al loro interno
bacini a caratterizzazione simile in termini di struttura occupazionale complessiva.
Nell’applicazione proposta non è stata considerata la variabile relativa agli
indici di dotazione calcolati per i servizi a destinazione collettiva, in quanto
tale attività segue processi di territorializzazione del tutto peculiari, dovuti
ad un ammontare e ad una ripartizione localizzativa degli occupati non correlata
a dinamiche strettamente derivanti da logiche ed esigenze di mercato.
Le variabili, su cui è stata calcolata la “distanza”, sono
rappresentate dagli indici di dotazione, calcolati per ognuno dei 291 bacini
e relativi alle attività dell’Agricoltura, Industria, Servizi di rete, Servizi
per il sistema produttivo e Servizi per le famiglie. Il modello di clusterizzazione
utilizzato è stato sperimentato sia sull’analisi delle cinque variabili non
standardizzate sia su quelle standardizzate. Entrambe le scelte hanno una loro
logica economica specifica e coerente con l’analisi, anche se ognuna esalta
approcci e problematiche diverse. Con la clusterizzazione realizzata su variabili
non standardizzate, come nota Martini, si evidenziano delle aree economiche
costruite sul reale peso dell’occupazione di ogni attività produttiva, giacché
ogni addetto ha, nel processo di caratterizzazione dei profili delle aree, lo
stesso peso. In tale modello di analisi si attribuisce, ovviamente, maggiore
rilevanza discriminante all’industria ed in parte anche all’agricoltura, poiché
si tratta di attività per le quali è più elevata la variabilità. Invece, l’analisi
basata sulle stesse variabili, ma standardizzate, smorza il peso delle attività
(industria e agricoltura) a maggiore variabilità e permette di costruire i profili
delle strutture occupazionali delle Zone in funzione del ruolo svolto dalle
singole attività produttive, essendo a ciascuna di queste assegnato lo stesso
peso. In pratica, quindi, con tale tipo di analisi si può più nitidamente evidenziare
e quantificare l’influenza esercitata, nella determinazione dei profili delle
Zone, dalle differenze e caratterizzazioni delle diverse combinazioni delle
strutture occupazionali delle tre funzioni del terziario considerate.
In questa sede si è inteso privilegiare l’analisi effettuata
sulle variabili standardizzate; ciò allo scopo di ottenere risultati che, non
essendo condizionati dal peso fortemente differenziato che l’occupazione presenta
tra le cinque attività economiche considerate, fanno più chiaramente emergere
la funzione e il ruolo che le singole attività produttive presentano sulla determinazione
della variabilità localizzativa delle imprese nelle varie parti del territorio.