Rubrica
L’ analisi-inchiesta

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Luciano Vasapollo
Articoli pubblicati
per Proteo (48)

Docente di Economia Aziendale, Fac. di Scienze Statistiche, Università’ “La Sapienza”, Roma; Direttore Responsabile Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES) - Proteo.

Argomenti correlati

Nella stessa rubrica

Analisi statistico-economica dei mutamenti strutturali e localizzativi dello sviluppo del sistema socio-economico italiano
Luciano Vasapollo

 

Tutti gli articoli della rubrica: analisi-inchiesta(in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Analisi statistico-economica dei mutamenti strutturali e localizzativi dello sviluppo del sistema socio-economico italiano

Luciano Vasapollo

Formato per la stampa
Stampa

Riferimenti Bibliografici

Alvaro G., Contabilità Nazionale e Statistica Economica, Cacucci ed., Bari, 1995.

Alvaro G., Erba A., Il terziario nel processo di formazione delle risorse: un nuovo vecchio problema, ISCOM Quaderni di politica commerciale e turistica; Mensile n.53, Anno XIII, Mar.- Apr. 1995.

AA.VV. , Il sistema terziario in Italia, ISCOM, Quaderni di politica commerciale e turistica; Mensile n.30, Anno VI, Agosto-Ottobre, 1988.

Bagnasco A., Tre Italie: la problematica territoriale dello sviluppo italiano, Il Mulino, Bologna, 1977.

Del Colle E., Le aree produttive. Struttura economica di sistemi regionali in Italia, Franco Angeli, Milano, 1997.

Erba A., Guarini R., Menichini S., Rizzi A. I mercati locali del lavoro: una proposta di ripartizione territoriale a livello regionale, in Quaderni ISRIL n.1, Gen.-Mar. ,1982.

Erba A., Martini M., Le attività terziarie: definizioni e problemi di classificazione ed economie locali, in AA.VV. (1988), Il sistema terziario in Italia, ISCOM, Quaderni di politica commerciale e turistica; Mensile n.30, Anno VI, Ag-Ott.,1988.

Martini M., La nuova geografia dello sviluppo economico italiano, in AA.VV.,1988.

Mussati G. (a cura di) Alle origini dell’imprenditorialità. La nascita di nuove imprese :analisi teorica e verifiche empiriche, Etas Libri, Milano, 1990.

Vasapollo L., I mutamenti nella struttura geografica dello sviluppo economico in Italia (1981-1991), in Quaderno n.1 del Dip. di Contabilità Nazionale e An. Dei Proc. Soc., Univ. Studi “La Sapienza”, Roma, 1995a.

Vasapollo L., Sulla localizzazione dell’imprenditorialità in Italia, in Temi di Attualità n.2, Dip. di Contabilità Nazionale e An. Dei Proc. Soc., Univ. Studi “La Sapienza”, Roma,1995b.

Vasapollo L., Dall’entrepreneur all’imprenditore plurimo. Sulla teoria economica della funzione imprenditoriale, CEDAM, Padova, 1996.

Vasapollo L., Sul confronto dei sistemi produttivi locali, in Atti del convegno SIS, Torino, Aprile, 1997.

 

 

Nota metodologica

Nell’individuazione dei profili economici dei singoli bacini occupazionali si sono utilizzati gli indici di dotazione calcolati per ciascuna delle sei attività produttive considerate in modo da pervenire alla costruzione delle mappe di vocazione economica semplice e di polarizzazione del territorio italiano.

Questo tipo di analisi, se da un canto permette di individuare la localizzazione delle singole attività produttive, dall’altro non consente alcuna misura sulla loro localizzazione in una complessa e unitaria visione di interdipendenza funzionale. Ed è tale interdipendenza che occorre analizzare e quantificare, perché lo sviluppo economico di un territorio non è generato dalla crescita più o meno intensa di una sola attività ma è il risultato ultimo dell’azione e degli impulsi generati da tutte le attività economiche (e sociali) esistenti nel territorio.

Di qui la necessità di effettuare l’analisi considerando le sei attività produttive congiuntamente, per avere così la possibilità di evidenziare bacini a caratterizzazione occupazionale simile e, quindi, di individuare le Zone Economiche Omogenee (ZEO) esistenti nel Paese. Più esplicitamente, si tratta di unità territoriali, anche non contigue, ognuna delle quali raggruppa al suo interno quei bacini che tra loro presentano una minore “distanza” nella caratterizzazione economica. La visualizzazione di tali Zone Economiche Omogenee permette la costruzione di mappe geografico-economiche, dal cui confronto è possibile mettere in luce con immediatezza le dinamiche, i mutamenti avvenuti nella geografia dello sviluppo del nostro Paese fra il 1981 e il 1991.

Pur non soffermandosi in questa sede sugli aspetti di carattere metodologico, si vuole però precisare che la tecnica statistica usata è quella di “cluster analysis”, la quale permette la creazione di gruppi a simile caratterizzazione e profilo, gruppi che nel nostro caso sono appunto le Zone Economiche Omogenee. È opportuno sottolineare che l’utilizzo nell’indagine della cluster analysis non permette di raggiungere risultati oggettivi validi in assoluto, in quanto comporta che a diverse opzioni metodologiche corrisponda la costruzione di Zone in qualche modo differentemente caratterizzate. È importante quindi dichiarare il metodo di clusterizzazione usato, che nel nostro caso è basato sulle procedure SEMIS e PARTI con il criterio di aggregazione di Ward, del pacchetto software SPAD.N, (version 2.5,CISIA,1993). Il metodo, combinando procedure gerarchiche e non gerarchiche, assicura, per grandi masse di dati, una partizione di qualità ottimale rispetto al criterio di omogeneità prescelto. Con tale metodo si sono ottenute partizioni territoriali composte da Zone (gruppi), realizzate senza l’imposizione di vincoli di contiguità geografica, che contengono al loro interno bacini a caratterizzazione simile in termini di struttura occupazionale complessiva. Nell’applicazione proposta non è stata considerata la variabile relativa agli indici di dotazione calcolati per i servizi a destinazione collettiva, in quanto tale attività segue processi di territorializzazione del tutto peculiari, dovuti ad un ammontare e ad una ripartizione localizzativa degli occupati non correlata a dinamiche strettamente derivanti da logiche ed esigenze di mercato.

Le variabili, su cui è stata calcolata la “distanza”, sono rappresentate dagli indici di dotazione, calcolati per ognuno dei 291 bacini e relativi alle attività dell’Agricoltura, Industria, Servizi di rete, Servizi per il sistema produttivo e Servizi per le famiglie. Il modello di clusterizzazione utilizzato è stato sperimentato sia sull’analisi delle cinque variabili non standardizzate sia su quelle standardizzate. Entrambe le scelte hanno una loro logica economica specifica e coerente con l’analisi, anche se ognuna esalta approcci e problematiche diverse. Con la clusterizzazione realizzata su variabili non standardizzate, come nota Martini, si evidenziano delle aree economiche costruite sul reale peso dell’occupazione di ogni attività produttiva, giacché ogni addetto ha, nel processo di caratterizzazione dei profili delle aree, lo stesso peso. In tale modello di analisi si attribuisce, ovviamente, maggiore rilevanza discriminante all’industria ed in parte anche all’agricoltura, poiché si tratta di attività per le quali è più elevata la variabilità. Invece, l’analisi basata sulle stesse variabili, ma standardizzate, smorza il peso delle attività (industria e agricoltura) a maggiore variabilità e permette di costruire i profili delle strutture occupazionali delle Zone in funzione del ruolo svolto dalle singole attività produttive, essendo a ciascuna di queste assegnato lo stesso peso. In pratica, quindi, con tale tipo di analisi si può più nitidamente evidenziare e quantificare l’influenza esercitata, nella determinazione dei profili delle Zone, dalle differenze e caratterizzazioni delle diverse combinazioni delle strutture occupazionali delle tre funzioni del terziario considerate.

In questa sede si è inteso privilegiare l’analisi effettuata sulle variabili standardizzate; ciò allo scopo di ottenere risultati che, non essendo condizionati dal peso fortemente differenziato che l’occupazione presenta tra le cinque attività economiche considerate, fanno più chiaramente emergere la funzione e il ruolo che le singole attività produttive presentano sulla determinazione della variabilità localizzativa delle imprese nelle varie parti del territorio.