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Osservatorio sindacale internazionale

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José Luis Martín Romero
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Dottore in Scienze Sociologiche. Preside del Dipartimento di studi sul lavoro del Centro di Ricerche Psicologiche e Sociologiche, Istituto cubano appartenente al Ministero di Scienza, Tecnologia ed Ambiente

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La cultura del lavoro a Cuba di fronte al perfezionamento d’impresa

José Luis Martín Romero

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Questa contraddizione caratterizza l’emergenza di un modello di lavoratore e di una soggettività lavorativa in transizione verso un destino ancora incerto, ma che non impedisca la ricerca delle strategie per costruirlo.

Nella nostra cultura del lavoro, con i suoi ancora deboli ruoli istituzionali che non riescono a definire le implicazioni ed il compromesso, si alternano eroismi, professionalità e altruismo, con egoismo, irresponsabilità e indolenza e non necessariamente in diverse persone o collettivi lavorativi.

Siamo precisamente ad un punto in cui le decisioni che si prendono, le azioni che intraprendiamo, la coscienza che sviluppiamo potranno , senza decidere, per lo meno influire fortemente sul nostro intorno “incerto e turbolento” e transitare dal “socialismo reale” al vero socialismo.

Ecco qui il contesto in cui dobbiamo analizzare il Perfezionamento d’Impresa.

3. Il Perfezionamento d’Impresa Cubano. Alcune certezze ma anche alcuni dubbi

Vorrei, prima di tutto, dare una nota succinta del PE per quelli che già lo conoscono perché sappiano come lo intendo io e per quelli che non lo conoscono e sono arrivati sin qui nella lettura perché almeno possano contare sulla mia versione.

Il PE è un programma di trasformazione progressista dell’impresa cubana che è spalleggiato dal Decreto Legge n.187 del 1998 dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba ed anche politicamente spinto dalla Risoluzione Economica del V Congresso del Partito Comunista Cubano. Ha come obbiettivo quello di formare dei meccanismi economici, amministrativi e organizzativi che incentivino e strutturino forme di attuazione tendenti all’efficienza e l’efficacia della gestione impresariale in onore della competitività. Queste sono rispettivamente...

a) ... le mie certezze.

La pietra angolare di tutto il sistema del PE è la ricerca ed il consolidamento di un criterio di identità tangibile nell’impresa cubana che superi l’astrazione tradizionale dell’impresa socialista risultante da un lungo periodo di accentramento statale e di omogeneità amministrativa. Come viene dichiarato nelle sue fondamenta (G.E.P.E. 1998) si tratta di “... concedere [all’impresa statale] le facoltà e stabilire le politiche, i principi e le procedure che tendano allo sviluppo dell’iniziativa, della creatività e la responsabilità di tutti i capi e dei lavoratori” (paragrafo I, Introduzione).

È stato concepito come una serie di principi che si contano fino a 17 e che cercherò di riassumere i cinque parti:

- L’impresa si sostiene nella proprietà sociale con i mezzi di produzione, con l’assunzione da parte dello stato del ruolo di rappresentante della società. L’Alta Dirigenza rappresenta lo Stato ed è il vincolo naturale tra la Società come un tutto ed il collettivo dei lavoratori; le decisioni e la politica impresariale, allora, si prendono nell’impresa, in combinazione “adeguata ed opportuna” con le decisioni statali. Ogni impresa viene strutturata, tuttavia, secondo conviene e disegna il proprio PE come un “vestito su misura”. Ugualmente stabilisce che l’impresa socialista è la molla fondamentale dell’economia cubana.

- Il PE si fonda sull’autofinanziamento di ogni impresa e per questo ognuna di esse può amministrare le sue risorse materiali, finanziarie ed umane, incluso le spese in moneta liberamente convertibile dentro i confini dello Stato che elegga. Tutto ciò viene registrato in un piano elaborato dall’impresa ed è approvato per le proprie affinità statali, sia industriali che territoriali.

- Ai Quadri Direttivi viene consegnato il protagonismo del processo e gli si affida la mobilitazione e l’unione della volontà collettiva. Questa volontà collettiva si esprime attraverso il sindacato, il nucleo di partito dell’impresa ed i giovani comunisti (UJC). In ogni modo viene dichiarato l’orientamento della partecipazione del PE e si cerca di propiziare e sviluppare la partecipazione dei lavoratori alla presa di decisioni come elemento direttivo. In tal senso l’attenzione alle condizioni di vita e del lavoro ed il raggiungimento della miglior motivazione dei lavoratori è un principio basilare.

- L’incentivo si basa sull’efficienza dell’impresa, si progetta di combinare gli stimoli materiali e morali a partire dai risultati e viene sostenuto dal principio marxista “che ognuno secondo le proprie capacità e secondo il proprio lavoro”. Ciò è valido sia per i lavoratori che per i dirigenti.

- Il PE dichiara la sua volontà di fare dell’innovazione tecnologica un elemento essenziale e, sebbene non sia nei suoi principi dichiarati promuove la gestione per la qualità, la mercatotecnica e inoltre una serie di procedure di controllo economico e finanziario che recupera le migliori tradizioni contabili della gestione impresariale cubana ed internazionale.

In pratica questo programma può essere assunto da un’impresa quando dimostra di avere o poter conseguire investimenti statali, ha un mercato dove poter vendere e comprare e, inoltre, una contabilità “che rifletta i fatti economici” (idem Bases...). Deve iniziare con una “Diagnosi” approvata dal Gruppo Esecutivo del Perfezionamento d’Impresache ha creato il Governo e a partire da questo elabora un “Processo” che gli permetta di sollecitare l’autorizzazione per iniziare ad applicare le misure di perfezionamento, usando l’autonomia, con benefici potenziali significativi per i lavoratori, soprattutto secondo l’ordine di entrate e delle condizioni di vita e di lavoro.

Nell’anno 1998 quasi un centinaio di imprese cubane ha niziato il processo, oggi sono una cifra varie volte superiore [1] e l’aspirazione è che tutte queste imprese statali percorrano questo stesso cammino. L’impossibilità di un parallelismo generalizzato, per le domande finanziarie e materiali che presuppone spingono verso l’alternativa che lo sviluppo di una possa appoggiare l’altra con più difficoltà nei suoi investimenti sul mercato, nella tecnologia, etc. Quindi, determinate fusioni o ristrutturazioni di imprese sono perfettamente prevedibili e questo è un altro argomento per la gradualità di un processo che pretende di evitare tutta la “politica dello scontro” con tutta la sequela degli scioperi, sofferenze e frustrazioni per interi segmenti dell’universo lavorativo. Sembra chiaro che stiamo cercando un riaggiustamento o una ristrutturazione socialista, orientata a preservare gli spazi per lo sviluppo economico della maggioranza popolare. Non credo che debba soffermarmi a spiegare che qualunque altra strategia basata sul cambiamento più spettacolare, in mezzo alla realtà del blocco economico nordamenricano dovrà passare per una retroazione politica che, nella nostra esperienza storica, significano sacrifici della sovranità di qualunque progetto di sviluppo nazionale.

Concludo questa veloce rassegna, dove sono andato intercalando le mie certezze su tutto questo processo del PE, con l’inventario dei meriti che posso attribuirgli: il PE, più di tutto, è una promozione culturale in materia di gestione d’impresa sospinta dalla direzione del paese che introduce nozioni e pratiche sulla qualità, l’innovazione tecnologica e altre che oggi formano il corpo intellettuale e tecnologico che per se stessi portano al cambiamento organizzativo come uno stato permanente di esistenza dell’impresa. Anche quando questo sarà giunto ad un discreto livello vorrà dire mettere l’impresa cubana nella situazione di vantaggio comparativo rispetto alla maggioranza delle imprese della sua zona geografica, suscettibile di convertirsi in vantaggi competitivi nello scenario a medio termine. Abbiamo già detto che non c’è solo l’introduzione, ma recupero di pratiche tradizionali relative al controllo economico, che erano state sistematicamente dimenticate nella sfera contabile dell’impresa cubana.

Ugualmente ed implicitamente il PE darà luogo ad un mercato (forse questo è il suo merito maggiore); ma vediamo che non sarà solo un mercato che giunga per la mano delle transnazionali -sebbene non sono incluse nella partecipazione ad esso- né che sarà il prodotto di transizioni involutive verso il capitalismo che stiamo vedendo in questo mondo. Sebbene i documenti del PE danno un’idea più chiara di ciò che non diventerà il mercato a Cuba invece di quello che sarà, sembra ovvia la natura del mercato
 strumento con un’alta regolazione politica per preservare la società da esclusioni ingiuste ed estranee al nostro progetto di nazione, di impatto ambientale e forse -sebbene sia il più insicuro- dell’emergenza e l’eventuale preponderanza della soggettività posta nell’egoismo.

Non può passare inosservato, è un presupposto sociale ed ideologico, che il PE scommette sull’uomo, su ciò che può rappresentare i suoi interessi e la volontà di perfezionarsi. Riconosce e si pone dentro tali fortezze come l’istruzione e la qualifica dei lavoratori e dei quadri direttivi e presuppone di affrontare i vizi e le cattive abitudini a partire da meccanismi economici efficaci. Con qualsiasi mezzo possa materializzarsi, la sola scommessa è lodevole.

b) ...ed i miei dubbi.

Prima di puntualizzarli è bene che metta in chiaro alcune proposte e convinzioni che stanno alla base dei miei dubbi.

In primo luogo, l’orientamento della mia analisi è il processo di lavoro che pretende mettere in pratica il PE e lo farò da una prospettiva sociologica, ossia, dalla comprensione, spiegazione e previsione dei fatti, processi e fenomeni di carattere sociale. In questo senso, la funzione sociale del lavoro non è generare beni e servizi materiali o spirituali -è una funzione naturale che, certamente, ha anche una natura sociale per quanto il lavoro è da sempre un processo sociale- ma le società non si definiscono essenzialmente per il tipo di beni e servizi che creano. La funzione di tutto il processo sociale del lavoro è definire la collocazione dei diversi gruppi sociali rispetto al potere, sia economico come politico, è confermare o no una classe/i o tutta la società, se fosse il caso, nel controllo della proprietà dei mezzi di produzione fondamentali e definire il suo ruolo come dirigente o diretta in tutto il processo di lavoro e in tutta la società. Chiaro che questa conferma ha molto a che vedere con la qualità e la sufficienza dei beni e servizi che possano creare, ma soprattutto dipende dalle relazioni che riproduce.

Con ciò cerco di esprimere che me riferirò al tipo di relazioni di lavoro che promuovono le basi del PE considerando in che maniera questo programma riafferma o no i lavoratori cubani come padroni collettivi dei mezzi di produzione.

È chiaro che l’efficienza, l’efficacia e la competitività sono tratti, più che utili, imprescindibili, di tutto l’affare economico d’impresa di qualunque segno politico. Per parlare dell’economia basata sulla proprietà sociale deve esistere l’economia. Di più, l’efficienza è la conditio sine qua non del socialismo. Ora, a differenza del capitalismo, l’impresa socialista è tale solo se oltre ad essere efficiente è sociale e politicamente efficace, ossia, deve promuovere un processo di lavoro inalienabile che permetta l’incontro dell’uomo con se stesso a partire dai valori materiali e spirituali che si è creato. Si richiede non solo di far sparire qualsiasi sfruttamento dell’uomo per l’uomo, ma di fare del lavoro un mezzo per arricchire la formalità dell’uomo e della donna che interviene in esso, riuscire a far sì che tutte le relazioni di lavoro siano eticamente edificanti e inoltre (oggi deve essere avvertito con forza) ecologicamente responsabile.

Se alla luce di questi presupposti, esaminiamo le “BASI” del Perfezionamento d’Impresa possiamo vedere che l’impresa statale socialista mantiene il paradigma tradizionale della direzione unipersonale, come nell’esperienza est-europea. Il collettivo dei lavoratori non viene dichiarato come la massima autorità d’impresa e non si progetta questo come aspirazione, come si fa con la qualità, la competitività, la disciplina e altri elementi dei desideri del PE In conseguenza nel paradigma unipersonale, la partecipazione dei lavoratori alla direzione non rende conformi i sottosistemi ma sì “i metodi e gli stili di direzione”.

Si potrebbe capire che un altro sottosistema, quello dell’"Attenzione all’uomo" (o attenzione al proprietario?) nel quale viene definito con molto ardore che uno dei suoi componenti è “la possibilità di sviluppare l’iniziativa e di partecipare alle decisioni del collettivo...”, riferendosi al lavoratore, è colui che considera la partecipazione... come un sotto sistema. In realtà non è così, il centro di questo sottosistema è “l’attenzione alle necessità” e la creazione di nuovi valori nel lavoratore”, l’idea è di utilizzare la partecipazione come saldatura, come un “elemento direttivo”.

Il mio dubbio è: perché il PE ripropone una comprensione della partecipazione dei lavoratori nella direzione che non si separa essenzialmente da quella che fa l’impresa capitalista moderna e non promuove una visione autenticamente socialista del ruolo del lavoratore nell’impresa?

Il socialismo non si accontenta di una forma di direzione, un modo di vivere, una proposta civilizzatrice, la partecipazione non è un elemento “né una saldatura”, è la natura sociale e politica dell’impresa nel socialismo. Certo è che le imprese nel socialismo est europeo non riescono mai a mettere in pratica questo principio, ma: sarà stato innocuo questo procedere lungo la disfatta storica come tecnologia politica?

La vocazione alla partecipazione del PE, varie volte dichiarata, non viene utilizzata né nell’elezione o rettifica dell’alta direzione dell’impresa (è designata dallo Stato) né nella determinazione degli incentivi (le scale salariali sono previste per le imprese di qualunque ramo e regione) né in altre direzioni che definiscono le relazioni di lavoro nelle organizzazioni lavorative.

A ciò dovrei aggiungere la visione che si ha del sindacato all’interno del PE. Si definisce come “impulso alla gestione impresariale” la cui azione deve “...particolare importanza al raggiungimento dell’appoggio necessario al processo della presa di decisioni e nell’ulteriore realizzazione delle stesse”.

Il sindacato nel socialismo non può conformarsi ad un ruolo simile. Il suo ruolo è qualificare l’opinione collettiva (con informazioni, confronto, fondare la specializzazione) e mobilitare i lavoratori verso l’esercizio responsabile e compromesso della loro condizione di padroni collettivi dei mezzi di produzione; non è un appoggio dell’alta direzione, ma lo strumento della direzione collettiva, un soggetto di direzione assolutamente legittimo, dei lavoratori! Per far valere il consenso generale di tutte le voci come una sola. La sua logica del funzionamento non può più essere quella di “carrucola trasmettitrice” (cinghia di trasmissione), ma, in tutti i casi -per continuare con questa metafora fisica- quella dei “vasi comunicanti”.

Un altro dubbio lo pongo in quello che chiamo “la scommessa funzionale del PE” (prima ho parlato di una che mi soddisfa). Per me tutta la promozione di una nuova cultura di gestione per l’impresa cubana ha due pilastri basilari: il controllo economico nelle sue diverse sfaccettature e l’incentivo al lavoro. Sembrerebbe che la scommessa sia: razionalità economica + incentivo = riuscita. Confesso che non è una scommessa irrazionale e a breve termine potrebbe dare dei frutti.

Non c’è niente di più socialista che incorporare la razionalità economica alla cultura del lavoro a Cuba. L’incentivo non ha niente di male se è basato sulla giusta misura del disimpegno individuale e collettivo e nei risultati dell’impresa, come si prefigge il PE. Da “Le BASI...” si deduce inoltre che la combinazione armonica tra stimoli materiali e morali è qualcosa che ogni impresa deve raggiungere a partire dal talento collettivo, l’iniziativa, etc.

Nonostante tutto e malgrado la sincera vocazione decentralizzatrice del PE, si stabiliscono scale salariali che uniscono premi e incentivi che sono omogenei per tutte le imprese. L’impresa ottiene il diritto alla retribuzione, il salario viene decentralizzato, ma la somma di ciò che può retribuire per mezzo del salario è definito centralmente. Non è straordinario? Perché non è determinato dal collettivo? Il collettivo è visto come una identità irresponsabile che si auto incentiva più di quello che spetta all’impresa? Forse un buon controllo economico non può qualificare questa decisione ed una buona dirigenza orientarla? Che altri incentivi non salariali stiano fuori dalla definizione non termina questa decisione, il salario è il motore centrale di tutta l’ingegneria incentiva.

Le scale previste (si può guadagnare fino a $700, che triplica il salario medio attuale e potrebbe ridare al lavoro, in buona misura, il suo carattere di mezzo per vivere) garantiscono aumenti salariali per tutte le categorie di lavoratori. Vedendole posso supporre che quasi tutte queste categorie duplicheranno almeno le entrate salariali. Tuttavia, la relazione tra le maggiori e le minori è curiosamente somigliante a quella prevalente per molti anni (4:1). Bisogna ricordare che nelle nostre ricerche sulla Sfera Lavorativa dello Stile di Vita a Cuba (1986- 1990) abbiamo dimostrato che per la stragrande maggiorana dei lavoratori intellettuali (tecnici, dirigenti e amministratori) il sistema di incentivazione allora vigente aveva smesso di essere un motivo per lavorare (Martín e collaboratori,1989).


[1] Nell’attività di 895 imprese -circa il 30% di quelle esistenti nel paese- 26 organismi rami transitano per i diversi passi del processo di perfezionamento, di esse 170 avevano la certificazione della contabilità alla chiusura di settembre, 150 avevano presentato la diagnosi, 12 avevano concluso il processo e 5 avevano l’autorizzazione per iniziare l’impianto del P.E. “Giornale Granma” 13.10.99 pg. 8.