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La transizione difficile

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Annamaria Crescimanni
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Professoressa di Teoria dell’inferenza Statistica, Fac. di Scienze Statistiche, Università “La Sapienza”, Roma; membro del Comitato Scientifico di CESTES-PROTEO

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Verso quale università?

Annamaria Crescimanni

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Autonomia, flessibilità, competizione, il tutto trova chiarezza d’intenti nel “sistema di valutazione nazionale.. strumento di misura che permetta un confronto obiettivo ed affidabile tra le diverse parti del sistema”, strumento su cui per fortuna nulla si dice nel documento.

Mi sembra davvero che ci sia molto bisogno di dialogo, non un dialogo tra interlocutori privilegiati, come quello virtuale attivato dal ministero in un apposito sito Internet, un dialogo reale tra tutti quanti hanno interesse all’argomento. Mi si dirà che in realtà il dialogo è alto se a discutere sono solo i gruppi elitari, gli esperti?!

In passato l’Università ha sempre saputo trovare i luoghi per discutere di se stessa, non so se sia sempre stata una discussione “alta”, certo è stata spesso una discussione focosamente partecipata, anche se trasformata a volte in un tremendo tormentone (basti pensare alla questione del docente unico e trino). In questo momento invece, certo anche per la condivisione delle responsabilità governative della parte maggioritaria della vecchia sinistra, si salta totalmente la fase del dialogo e addirittura scompaiono pressoché totalmente i luoghi tradizionali della discussione.

In questa fase dei patteggiamenti entro e fra le coalizioni, patteggiamenti che a volte vengono realizzati spiazzando l’antagonista con lo scavalcarne le posizioni, è addirittura ovvio che a risentirne sia anche la politica dell’istruzione.

E’ indubbio infatti che quello dell’istruzione dovrebbe essere, ma non è, un punto nodale di attrito tra le diverse culture che in questa coalizione governativa si sono unite.

La soluzione migliore sarebbe forse mettersi quieti ed aspettare visto che ..ha da passà la nottata, ma purtroppo l’ansia di rinnovamento del nostro Ministro e dei suoi consiglieri non si concede soste.

Vogliamo un ultimo brevissimo esempio? Senza che, al contrario di quanto accadeva ai tempi bui della 1° repubblica, nell’Università di Roma si aprisse mai un dialogo o si trasmettesse informazione, il 4 settembre si è siglato l’accordo tra il Governo, nella persona del Ministro Berlinguer, e il senato accademico della Sapienza sulle modalità di decongestionamento dell’ateneo più grande d’Europa. La Sapienza non sarà più un mega ateneo ma un CAMPUS.

Ma cos’è un campus? “Un ateneo a rete” o meglio “un sistema di atenei su base federativa”. È’ il ministro che parla, in un’intervista al Messaggero del 5 settembre 1998 e bisogna convenire che, se è una federazione, è sicuramente in linea con i tempi.

Il Ministro ha assicurato che il campus resterà pluridisciplinare, ma contemporaneamente ha detto che “Ingegneria si è candidata come campus autonomo e Architettura sta prevedendo qualcosa del genere”(e i colleghi di Giurisprudenza che devono ancora applicare la riforma del 1980, che cosa faranno?).

Ogni campus sarà dotato di senato accademico e di un apparato amministrativo, ma non avranno libertà d’azione, al vertice della federazione vi sarà una snella ed efficiente commissione centrale, ovviamente “scientifica”, non si sa da chi nominata, che distribuirà le risorse tra i campus; sono stata membro della commissione scientifica del mio ateneo e ho buon motivo di temere un ruolo troppo rilevante per una commissione con questo nome.

 

 

DM istitutivo del Gruppo di lavoro

su Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio

di livello universitario e post-universitario

 

 

IL MINISTRO DELL’UNIVERSITà E DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA

 

VISTA la legge 9.5.1989, n. 168, la quale all’art. 1, nell’istituire il MURST, gli attribuisce compiti di indirizzo e coordinamento nei confronti delle università e degli enti di ricerca:

 

RAVVISATA l’esigenza di nominare un gruppo di lavoro finalizzato a:

1. verifica dello stato di attuazione della legge 341/1990 di riforma degli ordinamenti didattici universitari, delle esperienze realizzate e dei problemi emersi con particolare riferimento ai diplomi universitari, nonché delle ragioni che hanno determinato il tendenziale allungamento dei corsi di studio;

2. analisi e previsione del fabbisogno formativo di livello universitario e post-universitario e proposte per il riordino complessivo dell’istruzione terziaria, con particolare riferimento alle esigenze di innovazione e diversificazione della didattica, nel quadro della prevista autonomia didattica degli atenei, al fine soprattutto di ridurre il tasso di abbandono degli studi universitari;

3. individuazione dei “criteri generali” per l’attuazione dell’autonomia didattica delle università, con particolare riferimento alle esigenze di assicurare l’omogeneità del livello culturale della preparazione universitaria e professionale sul territorio nazionale, la mobilità degli studenti tra gli atenei, il rispetto della normativa e delle equipollenze in ambito comunitario, nonché la più ampia informazione sugli ordinamenti degli studi.