L’ALCA: più che un’area di libero commercio, una ridefinizione del progetto egemonico degli Stati Uniti d’America
Marcos Costa Lima
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Il tanto proclamato miracolo messicano e la rapida
triplicazione del valore esportato dal paese, nascondono il fatto che la
concentrazione del reddito e della ricchezza si è aggravata in Messico, che il
salario medio reale dei lavoratori è caduto dal 1994, e che la questione
sociale è gravissima, secondo le dichiarazioni dello stesso presidente Fox. L’economia
si è denazionalizzata e il paese è regredito in termini industriali. Infine,
in virtù dell’ “hard landing” dell’economia nordamericana, le
industrie maquiladoras hanno abbandonato il Messico per l’Asia.
Nel NAFTA, come nell’ALCA, esiste una clausola che obbliga
il settore pubblico a rispettare i diritti dell’iniziativa privata, in materie
che colpiscono la sovranità, come, per esempio, quella di permettere alle
multinazionali e agli investitori stranieri di salvaguardare i propri diritti
nei “tribunali” del NAFTA o dell’ALCA. I governi sono impossibilitati a
processare le imprese mentre queste possono far pagare gli indennizzi.
Questo accordo prevede regole che permettono alle imprese
transnazionali di richiedere compensazioni per qualsiasi misura che minacci una
riduzione dei loro lucri. Sotto il NAFTA, le imprese possono sfidare le
proibizioni contro l’uso di prodotti chimici tossici, o versare rifiuti
tossici in località ad alto rischio di inquinamento dell’acqua potabile [1]. Questo potere, senza precedenti,
conferito alle multinazionali, non permette ai governi di proteggere i diritti
sociali e l’ambiente, e svincola questi investimenti da qualsiasi strategia di
sviluppo. E per quei casi nei quali le regole contenute nell’articolo 11, non
vengono severamente osservate, il NAFTA prevede sanzioni e indennizzi che sono
stabiliti per le strutture autonome degli Stati, “meccanismi di soluzione
delle controversie” che, nella forma nella quale sono stabiliti,
proteggono gli interessi degli investitori internazionali, non considerando le
leggi nazionali e il potere giuridico dei paesi che accolgono l’investimento
straniero. È evidente che sono soprattutto le multinazionali nordamericane che
vengono beneficiate, poiché basta comparare il basso grado di
internazionalizzazione delle imprese latinoamericane con quelle nordamericane o
canadesi [2].
Sempre in relazione alla questione degli investimenti, le
garanzie eccezionali date agli investitori stranieri possono impedire, nella
pratica, che il paese ospitante porti avanti qualsiasi politica di sviluppo
industriale. Il capitolo 11 del NAFTA che, come abbiamo visto, trasferisce ai
tribunali esterni le dispute tra investitori e governi, oltre a eliminare la
protezione ai produttori locali, limita la sovranità e impedisce l’applicazione
delle leggi nazionali, anche in campo ambientale. Anche le forme di indennizzo a
un proprietario straniero, in caso di espropriazione, sono diverse da quelle
stabilite a livello nazionale [3].
L’utilizzo discrezionale dei tribunali internazionali che
non godono di legittimità democratica nei paesi nei quali ha luogo il
conflitto, riduce la sovranità degli stessi, dequalifica la democrazia, e
pregiudica gravemente la società e l’ambiente. Così, per esempio, il Canada
ha dovuto indennizzare l’impresa statunitense Ethyl Corporation,
compagnia chimica con sede in Virginia (produttrice dell’MMT, additivo per la
benzina, considerato cancerogeno), per aver proibito l’uso sul proprio
territorio dell’additivo MMT, un prodotto che pregiudica la salute, e, in
più, ha dovuto revocare la legislazione che proibiva la vendita oltre frontiera
dell’MMT [4].
Gli estratti degli arbitraggi internazionali, informano che c’è
stata una violazione nell’articolo 11 del NAFTA/tlcan, riguardo a decisioni
sovrane come la mancata autorizzazione alla Metalclad Corporation ad
installare un deposito di residui tossici nello Stato di San Luis de Potosì, in
Messico (i cittadini di San Luis De Potosì saranno costretti a pagare 16,7
milioni in compensazioni, per il diritto a non essere contaminati). Restano
pendenti molti casi, come, per esempio, quello della canadese Methanex,
la più grande produttrice al mondo di metanolo, un additivo per la benzina, che
rivendica un indennizzo, da parte dello Stato della California, di circa 1
miliardo di dollari, a causa della proibizione dell’uso di questa sostanza che
sta contaminando le fonti di acqua [5]. In un altro caso, l’americana
United Parcel Service (UPS), sta usando questa norma contro le Poste canadesi,
per il monopolio delle consegne delle lettere. In più, le poste canadesi
consegnano anche le commissioni. E la UPS argomenta che si tratta di un sussidio
incrociato, perché lo stesso camion della compagnia che consegna le lettere con
il beneficio del monopolio, trasporta pure i pacchi.
È possibile prevedere che alcuni paesi [6] minori,
avranno dei vantaggi settoriali, ma saranno sempre più dipendenti da un trade
off disuguale rispetto ai prodotti industrializzati e con maggior valore
aggregato provenienti dagli USA, fenomeno, questo, che ha le stesse dimensioni
del Trattato di Methuen, tra Portogallo e Inghilterra. Inoltre, un paese come il
Brasile ha molto da perdere, a causa della complessità della sua realtà
industriale. Pochi settori esportatori che acquisteranno competitività e
sviluppo tecnologico, come il settore dell’abbigliamento, avranno grossi
vantaggi con l’apertura del grande mercato nordamericano. Nell’insieme, per
quanto riguarda l’industria e il moderno settore industriale, e viste le
fragilità macro economiche nelle quali ci troviamo, sarà un disastro.
Altre clausole presenti nel NAFTA, coerenti coi principi di
non discriminazione, permettono la riscossione degli indennizzi pubblici nel
caso in cui un governo adotti misure di politica economica che mirino alla
riduzione dei lucri. Simili misure, prese a beneficio del settore pubblico, come
le espropriazioni motivate da interesse pubblico, e misure equivalenti a una
espropriazione (in pratica, tutte le modalità di regolamentazione statale),
sono vietate dal citato articolo 11 del NAFTA. Se questo principio fosse stato
in vigore in tutta l’America Latina, la Bechtel Corporation avrebbe ottenuto
un notevole ritorno economico nella sua “Guerra dell’Acqua”, che ha visto
protagonista il movimento popolare di Cochabamba [7],
che rivendicava l’acqua come bene pubblico. Nel NAFTA, le corporazioni
ottengono la protezione per quanto riguarda la riduzione dei lucri nei casi di
regolamentazione statale di alcuni settori, situazione diventata urgente nel
caso del collasso delle privatizzazioni nel settore energetico (particolarmente
grave nel caso brasiliano) e nei sistemi di previdenza (soprattutto in Argentina
e in Cile).
Esattamente come è successo per il NAFTA, il capitolo sugli
investimenti nell’ALCA rappresenta la maggior parte dell’accordo. E il
principale bersaglio sarà il Brasile, perché la maggioranza degli altri paesi
della regione ha ceduto a quasi tutte le esigenze dell’FMI. Hanno ceduto
riguardo questioni come l’”uso della terra” e l’”uso delle acque”,
hanno reso flessibile la legislazione del lavoro e deregolato le proprie
economie in favore degli investitori stranieri, alcuni hanno adottato il dollaro
come moneta ufficiale, pur non avendo una politica industriale. Il Brasile ha
varato leggi sui limiti minimi di componenti nazionali nella produzione
industriale, e leggi che esigono il trasferimento della tecnologia come
condizione per permettere un investimento. Il principale obiettivo degli Stati
Uniti è quello di ridurre il Brasile a una grande riserva di manodopera a buon
mercato e di risorse naturali strategiche (biodiversità compresa), e di
incorporare 175 milioni di persone al mercato industriale e al servizio degli
Usa.
D’altra parte, la struttura industriale e agricola del
paese non è complementare a quella degli Stati Uniti e ha livelli di
integrazione produttiva, di sviluppo tecnologico e di scale di produzione
sensibilmente inferiori, che rendono il paese poco competitivo nei confronti
dell’industria nord-americana. Una liberalizzazione del commercio emisferico,
anche prima di giungere all’eliminazione totale delle tariffe (comprese le
tariffe “invisibili”), anche considerando che per alcuni settori tale
eliminazione entrerà in vigore tra cinque anni, l’impatto per l’industria
brasiliana sarà altamente distruttivo. Secondo l’economista Conceiçao
Tavares [8], anche quelle industrie nazionali che cercheranno di
adeguarsi a un regime di maggiore concorrenza nell’ambito delle importazioni
stimolate dalla politica di liberalizzazione, incluse quelle che operano nell’ambito
del Mercosur, non riusciranno a sostenere l’abbattimento dei dazi.
Non è stato un caso che, nell’Aprile del 2001, ventinove
corporazioni degli Stati Uniti dei settori petrolchimico e faramaceutico, tra
gli altri, hanno firmato un documento diretto alle alte autorità del governo,
manifestando il proprio sostegno all’utilizzazione del modello del NAFTA per
la regolamentazione dell’ALCA [9]. E, nonostante le critiche rivolte al NAFTA, l’ALCA ha lo
stesso suo orientamento, sia per quel che riguarda gli investimenti quanto la
proprietà intellettuale, quest’ultima rafforzata da una raccomandazione dell’OMC
relativa al TRIPS-Trade Related with Intelectual Properties- che consente
il brevetto per gli esseri viventi (piante, animali, micro-organismi e materia
biologica o geni), che è molto severa nel proteggere gli interessi delle
corporazioni.
In altri importanti capitoli, come quello sull’agribusinnes,
gli interessi delle grandi corporazioni nord-americane si scontrano,
soprattutto, con la proibizione dei prodotti transgenici (OGM). Recentemente,
multinazionali come la Monsanto hanno esercitato forti pressioni facendo sì che
il presidente Lula permettese la produzione di soya transgenica, scatenando la
reazione delle forze sociali organizzate e all’interno dello stesso Partido
dos Trabalhadores [10].
Le aspettative brasiliane sul trattamento senza rappresaglie
di acciaio, limoni, soja, carne, alluminio, calzature, etanolo, zucchero, tra
gli altri, che sono state sistematicamente ignorate nelle relazioni commerciali
con gli USA, sono state disattese. Sulle aperture commerciali necessarie al
Brasile, il governo Bush non può cedere, perché il 2004 sarà l’anno delle
elezioni e il presidente degli USA dipende dai voti dello Stato della Florida,
che ha problemi riguardo alla produzione di limoni e di carne bovina;degli Stati
della Dakota del Sud e del Nord; dello Stato del Montana, con problemi legati
all’alluminio, alla soja e alla carne bovina; degli Stati dell’Ohio, della
Pensilvania, dell’Illinois, dell’Indiana e del West Virginia, dove il
problema centrale è quello dell’acciaio. Dall’altra parte, il Partito
Democratico potrebbe cedere su queste questioni e in altri contenziosi col
Brasile, perché non dipende dall’appoggio delle lobbyes dei laboratori
farmaceutici, delle Banche e delle Compagnie di Assicurazione, tutte in mano ai
Repubblicani.
Nella XII Riunione del Comitato per le Negoziazioni
Commerciali e nella VII Riunione dei Ministri dell’ALCA, che si è tenuta a
Quito, nell’Ecuador, tra il 28 Ottobre e il 1° Novembre 2002, si sono svolte
attività decisive, tra le quali la presentazione della 2° bozza di Accordo
Generale, l’inizio delle negoziazioni sull’accesso ai mercati, la
presentazione, da parte dei paesi coinvolti, delle liste dell’offerta
nazionali o regionali dei prodotti agricoli e industriali, dei servizi, degli
investimenti e della spesa pubblica. Basti segnalare, riguardo questo ultimo
capitolo, il fatto che il governo Nord-Americano esige, da parte degli stati
contraenti, un’apertura alla svendita del settore pubblico che vada oltre il
livello federale, contemplando anche i singoli stati brasiliani e gli stessi
municipi [11]. Dà da pensare il
fatto che grandi aziende di servizi di New York o di Chicago, capitalizzate e
avanzate tecnologicamente, che lavorano nella rete mondiale, con tassi di
interessi estremamente favorevoli, passeranno a competere con le analoghe
aziende nazionali. È un processo estremamente iniquo, che provocherà una
razzìa tra le medie aziende di servizi in settori come quello ingegneristico,
informatico, di telecomunicazioni, pubblicità, salute, urbanizzazione,
costruzioni civili, per limitarci solo ad alcuni. La migliore via d’uscita è,
in questo momento, quella di garantire il single undertaking, che deve
essere lo strumento dell’Itamaraty, vale a dire di non negoziare sulle singole
tematiche, e di concludere le trattative solo quando tutte le questioni pendenti
saranno risolte. Questa strategia, probabilmente prolungherà le negoziazioni
sull’ALCA.
Nel settore dei servizi, le corporazioni Nord-Americane
pretendono di introdursi nelle attività finanziarie e assicurative, e in quelle
di distribuzione dell’acqua, come anche nell’educazione e nella sanità.
Queste ultime sono particolarmente redditizie, la classe medio alta della
Regione tende a ricorrere a prestazioni private, data la precarietà dei servizi
offerti dal governo. Per quel che riguarda gli investimenti, la legislazione
concederà alle compagnie straniere il diritto di ricorrere ai tribunali
internazionali, a cui verranno attribuite competenze maggiori di quelle dei
tribunali nazionali, come già avviene nel NAFTA, dove vengono dati indennizzi
in favore delle imprese che hanno contenziosi col Messico o col Canada.
Nella Riunione di Quito fu fissato il termine del 15 Febbraio
2003 per la presentazione, da parte delle delegazioni nazionali, delle proprie
proposte (con le eccezioni del Mercosur, del Caricom-Comunidade de Caraibe e
della Comunità Andina, che hanno scadenze differenti) per comunicare le quote
di base rispetto ai seguenti temi: accesso ai mercati; agricoltura, servizi,
investimenti e spesa pubblica. Le discussioni, che punteranno a un
alleggerimento tariffario, si terranno nell’ambito di un programma che prevede
quattro fasi di abbattimento delle barriere doganali: i) immediata; ii) entro
cinque anni; iii) entro dieci anni; iv) periodi superiori: oltre a ciò saranno
trattati, tra gli altri, i temi delle certificazioni di origine, della
salvaguardia, delle norme tecniche e delle barriere.
Altra questione fondamentale, dato che in una struttura
industriale la conoscenza è privilegiata, è quella della proprietà
intellettuale, per la quale abbiamo ricevuto forti pressioni dai nord-americani,
sia nell’ambito dell’ALCA, sia nell’ambito dell’OMC. Obiettivi come
quelli del “Codice per il Trasferimento delle Tecnologie” previsti
nel Nuovo Ordine Economico Internazionale (UNCTAD), che, per lo meno, potrebbero
essere messi nell’agenda delle negoziazioni, non saranno considerati nel
contesto dell’ALCA. Le restrizioni alla libera circolazione dei capitali, una
definizione dei settori nei quali permettere gli investimenti stranieri e di “requisiti
di disimpegno”, espedienti ora utilizzati da alcuni paesi come misure di
politica economica, saranno considerati degli “ostacoli” e saranno
radicalmente rimossi, sotto la pena di severe sanzioni.
Dall’altro lato, è deplorevole che non siano stati
proposti articoli sul modello europeo, o che limitino il potere della realpolitik
nord-americana. Possiamo finora rimarcare il forte protezionismo degli Stati
Uniti rispetto a prodotti provenienti dal Brasile che hanno vantaggi competitivi
e per i quali non si è parlato di una maggiore apertura, come nel caso della
soja brasiliana (prodotta per 40$ a tonnellata, prezzo molto più basso di
quello nord-americano), oltre a quelli del succo d’arancia, etonolo, grande
acciaieria, calzature.
[1] L’impresa
nordamericana BECHTEL, sta processando la Bolivia nel tribunale di arbitraggio
della Banca Mondiale. Reclama un indennizzo di 25 milioni di dollari per la
cancellazione, nel 2000, della concessione del servizio dell’acqua a
Cochabamba, dopo la protesta per l’aumento delle tariffe, occasione nella
quale ci furono nove morti, e che portò il governo a decretare lo stato d’assedio.
Il governo boliviano argomenta che l’impresa non ha investito più di 500 mila
dollari. Esiste al momento una campagna internazionale per fare pressione sulla
Betchel perché desista dall’azione.
[2] Vedere il caso in maniera dettagliata nell’Appendice1.
[3] In: Public Citizen’s World Watch.
[4] Cf. Piano Puebla-Panama, che coinvolge una grande area che va da
Puebla, Messico, a Panama. In: Le Monde Diplomatique, Déc 2002, pp.14:15
[5] CHAVEZ, (2003).
[6] Op. cit.
[7] ASC., op. cit., p.2
[8] Queste pressioni vengono attribuite alle grandi corporazioni dell’agribusinnes
biotech come la Del Monte, la Green Giant, la Cargill, la Monsanto e la
Archer-Daniels Midland.
[9] Per questa clausola, i governi saranno
obbligati a dare luogo a gare d’appalto internazionali per l’acquisto di
beni e servizi, purché i contratti superino i $50.000 (per beni e servizi) e
$6.5 milioni per gli edifici, se il referente è il governo centrale; $250 mila
per beni e servizi $8 milioni per gli edifici, se il referente è uno dei
singoli stati brasiliani. Per i municipi vanno applicate tariffe in
proporzione.
[10] Il Cile utilizzò questo sistema tra il 1978 e il 1982 e tra
il 1991 e il 1998. Nel secondo periodo, questo strumento ha limitato l’ingresso
dei capitali e ha permesso di migliorare la composizione del conto capitale,
sostituendo i flussi finanziari a breve termine, che si sono ridotti dal 96,3%
del totale ad appena il 2,8% nel 1997, con flussi a lungo termine. In:PUDWELL
(2003), p. 143
[11] www.ustr.gov :United States Trade Representative