Indagine statistico-aziendale sulle privatizzazioni nel modello capitalistico italiano. La via al Profit State europeo
Luciano Vasapollo
Rita Martufi
Per un’analisi storica ed un approccio critico alle scelte politico-economiche neoliberiste dei processi di privatizzazione
(SECONDA PARTE). |
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E’ interessante anche mostrare come era ripartito negli anni
1995 e 1996 il numero dei dipendenti (Cfr. Graf.6).
I dati mostrano chiaramente come l’azienda, ritenuta dal Comitato
di esperti come non più svolgente un pubblico servizio, in realtà sia stata
molto solida e non a caso è stata ritenuta per anni uno dei “gioielli” del Comune
di Roma.
Per consentire, contrariamente ai dati che evidenziavano un
buono stato di salute dell’azienda, un rapido avvio del processo di privatizzazione
è stato istituito nel giugno del 1995 un Comitato di Consulenza e Garanzia con
lo scopo di svolgere una funzione di supporto in relazione alla nomina dei consulenti
specializzati ad assistere il Comune di Roma nella scelta e nella gestione delle
procedure di privatizzazione e trasformazione, e di favorire la “trasparenza”
nelle diverse fasi. Sempre nel 1995 (delibera n.154 del Luglio 1995) il Consiglio
Comunale ha espresso l’intenzione di procedere alla immediata trasformazione
dell’azienda in Società per Azioni e alla sua privatizzazione secondo determinati
principi guida ed in specifico:
1) esame dello scenario di mercato ed industriale in cui
opera l’azienda;
2) valutazione delle possibilità di proteggere adeguatamente
l’occupazione e l’economia locale;
3) consentire il mantenimento della disponibilità del latte
fresco per i consumatori romani.
Il ruolo di Advisor fu assegnato alla società J.P. Morgan che
dopo aver effettuato le proprie valutazioni, nel Marzo 1996, ha messo in evidenza
diversi aspetti critici della realtà aziendale, nonostante il marchio trovasse
dei riscontri molto positivi nel mercato. A questo punto il piano industriale
di risanamento prevedeva il recupero della competitività nel modo più classico:
la riduzione del personale realizzabile attraverso mobilità ed esodo incentivato!
Nel Luglio 1996 è stata costituita appositamente per la dismissione
una società per azioni la “Centrale del Latte Roma s.p.a.” le cui quote erano
così ripartite: il 5% al Comune di Roma, il 75% alla società acquirente e il
restante 20% agli allevatori dell’agro romano.
Tra Novembre e Dicembre 1996 la JP Morgan ha presentato l’azienda
ad alcuni possibili acquirenti tra i quali: Parmalat, Latte Sano, Centrale del
Latte di Firenze e Gruppo Cirio. Nel Gennaio 1997 il gruppo Cirio si è aggiudicato
la gara con un’offerta di 100 miliardi per il pacchetto di maggioranza (la JPMorgan
aveva stimato il valore dell’azienda il 85 miliardi circa).
La privatizzazione della Centrale del Latte è stata molto contestata
sia all’interno del Consiglio comunale sia tra i cittadini. Si è costituito
un Comitato Promotore per un referendum consultivo al fine di interpretare meglio
le esigenze dei cittadini romani. Nonostante i vari disagi dovuti alla mancata
consegna dei certificati elettorali e la poca pubblicità data all’intera operazione
il referendum si è svolto il 6 giugno 1997e il risultato è stato, di strettissima
misura favorevole alla privatizzazione.
Nel Luglio 1997 quindi è stato approvata la Delibera con la
quale è stato assegnato il 75% delle azioni al gruppo Cirio.
A questo punto una considerazione economica e di principio.
Essere fortemente contrari a questa privatizzazione anche del “soddisfacimento
di bisogni primari” (così certamente il latte è da considerare) non significa
negare i problemi che l’azienda poteva e sicuramente ha avuto, ma sicuramente
si può affermare che per risolverli non era necessario procedere ad una privatizzazione
totale. Sarebbe bastato programmare degli interventi mirati a migliorare l’efficienza
e la produttività nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei consumatori,
senza ricorrere al capitale privato, che sicuramente non tiene in alcun conto
i bisogni e le esigenze dei consumatori, dei lavoratori e dei cittadini in generale.


Tutti ricordano il grave problema causato dalla disastrosa
esplosione del reattore di Chernobyl alla fine degli anni ‘80; a quell’epoca
la Centrale del Latte decise di sospendere la vendita del latte fresco per tutelare
nel miglior modo possibile la salute dei consumatori. A questo punto è lecita
una domanda: se un fatto simile si ripetesse oggi che l’azienda è in mano ai
privati quali garanzie avremmo che questa tutela della salute di tutti i cittadini
venga rispettata? Ci viene da pensare che al primo posto oggi ci sarebbe l’eventuale
profitto perduto e non il possibile danno arrecato ai consumatori. La logica
del “profitto ad ogni costo” sarebbe sicuramente prevalente!!
AEREOPORTI DI ROMA SpA
La storia degli Aereoporti di Roma inizia nel 1916 quando viene
inaugurato l’aereoporto di Ciampino come base militare destinata ai dirigibili;
nel gennaio 1961 fu inaugurato invece il “Leonardo da Vinci” a Fiumicino. Nel
1974 è sorta la Società Aereoporti di Roma (ADR) in seno al gruppo IRI secondo
un programma di organizzazione che prevedeva l’affido della gestione ad una
società con capitale sottoscritto dall’IRI direttamente o indirettamente.
Le attività di ADR sono molteplici: oltre allo sviluppo e alla
manutenzione delle varie infrastrutture aereoportuali vengono espletati i servizi
di assistenza a terra ai passeggeri e alle compagnie aeree, servizi di catering
per le compagnie aeree, attività commerciali diverse (pubblicità, parcheggi,
negozi).
Essendo il settore nel quale opera la ADR in notevole espansione,
la società ha avuto una considerevole crescita nelle performances economiche
in questi ultimi anni, come si può rilevare facilmente dalla lettura del Graf.7.


La ADR è il quinto sistema aereoportuale in Europa (dopo Londra,
Parigi, Francoforte e Amsterdam) e il più importante d’Italia [1]. Nel 1996 ha avuto un
incremento di passeggeri dell’8,9% rispetto al 1995 come si rileva dal Graf.8
(inferiore solo a quello ottenuto da Amsterdam pari al 9,7%) nel quale si evidenzia
che negli ultimi 10 anni (1987-1996) il traffico dei passeggeri è aumentato
di circa 10 milioni di unità.
E’ previsto che nel 2000 i passeggeri in arrivo, in transito
ed in partenza dagli scali di Fiumicino e Ciampino supereranno 30 milioni di
unità.
[1] Nel 1996 ADR
ha gestito circa 24 milioni di passeggeri, oltre 100 compagnie aeree di tutto
il mondo, 260.000 aerei, 267.000 tonnellate di merci.