Rubrica
L’analisi-inchiesta

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Luciano Vasapollo
Articoli pubblicati
per Proteo (48)

Docente di Economia Aziendale, Fac. di Scienze Statistiche, Università’ “La Sapienza”, Roma; Direttore Responsabile Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES) - Proteo.

Rita Martufi
Articoli pubblicati
per Proteo (36)

Consulente ricercatrice socio-economica; membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali (CESTES) - PROTEO

Argomenti correlati

Privatizzazioni

Profit State

Nella stessa rubrica

Indagine statistico-aziendale sulle privatizzazioni nel modello capitalistico italiano. La via al Profit State europeo
Rita Martufi, Luciano Vasapollo

 

Tutti gli articoli della rubrica: analisi-inchiesta(in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Indagine statistico-aziendale sulle privatizzazioni nel modello capitalistico italiano. La via al Profit State europeo

Luciano Vasapollo

Rita Martufi

Per un’analisi storica ed un approccio critico alle scelte politico-economiche neoliberiste dei processi di privatizzazione

(SECONDA PARTE).

Formato per la stampa
Stampa

Altro esempio. Come si vede dal Graf.12, nel 1996 l’ENEL impiegava 93.879 addetti; è interessante rilevare che il dato se confrontato con quello dell’anno precedente mostra un decremento di oltre 2.400 unità (circa il 2,5%).

E’ importante anche mostrare (Riquadro 4) la ripartizione del personale tra le varie fasce professionali per consentire un rapido confronto tra i due anni ed evidenziare i mutamenti nella struttura occupazionale che si sono segnalati.

Come si vede dal Riquadro 4 sono soprattutto gli operai e poi gli impiegati che subiscono la forte riduzione tra i due anni, mentre l’organico dei quadri e dirigenti è addirittura in aumento.

Si ha la spiacevole, ma prevedibile, sensazione che, al momento, si stia attuando una privatizzazione “sotterranea” dell’azienda, senza discuterne in Parlamento e soprattutto senza alcun tipo di autorizzazione del suo maggior azionista, ossia il Ministero del Tesoro! Nonostante l’espresso dissenso delle strutture sindacali di base extraconfederali, di molte associazioni territoriali di base di consumatori, di alcuni movimenti ecologisti e dalla posizione espressa dal Partito della Rifondazione Comunista sembra che si intenda andare avanti nella privatizzazione ad ogni costo.

Nei prossimi mesi il discorso sarà affrontato chiaramente quando i vertici dell’azienda dovranno chiarire definitivamente le loro intenzioni e confrontarsi con le reazioni dei lavoratori e degli utenti che sono e restano i principali interessati!

 

LE POSTE ITALIANE

L’Amministrazione delle Poste, sorta nel 1861 e dipendente dal Ministero dei Lavori Pubblici, dal 1925 è un’azienda autonoma statale con un bilancio proprio, che permette di rilevare le entrate, le spese e i risultati economici.

Tra i servizi affidati alle Poste oltre la raccolta, il trasporto e la distribuzione della corrispondenza, si hanno anche molte altre attività di evidente interesse industriale e commerciale.

La ex Amministrazione Poste e Telecomunicazioni con la legge del 29 gennaio 1994 (n.71) è stata scissa in due enti distinti, ossia il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni che indirizza, regolamenta e vigila e l’ente pubblico economico Poste Italiane con compiti gestionali di operatore.

Le Poste Italiane rappresentano un’azienda a connotazione mista agendo sia come operatore pubblico sia come operatore privato. Il processo di liberalizzazione avviato con la legge del 1995 è stato indirizzato nelle ufficiali intenzioni alla riorganizzazione economico strutturale, al risanamento dei conti, alla trasparenza e al recupero del servizio.

Negli anni 1994 e 1995 sono stati firmati contratti collettivi di lavoro privatistico con le parti sociali sia per i dirigenti sia per i lavoratori tutti. L’aspetto più importante di tutto il processo di riorganizzazione è stato l’inizio di un piano di informatizzazione e telematizzazione dei servizi interni e di quelli offerti al pubblico.

La Direttiva del Governo approvata nel novembre 1997 ha posto l’Ente in condizione di elaborare un Piano Triennale d’Impresa con lo scopo di trasformare le Poste in s.p.a. Le azioni programmate per perseguire questo obiettivo sono state, nelle intenzioni, principalmente tre: il miglioramento della qualità del servizio, gli investimenti e lo sviluppo di nuovi servizi. Si è ritenuto, cioè, infatti che solo garantendo un miglior servizio si potrà portare l’azienda ad acquisire una maggiore fiducia dalla clientela. Anche le azioni di razionalizzazione e di sviluppo nelle linee programmatiche sono destinate alla riqualificazione tecnologica e all’aumento di redditività, attraverso un programma di investimento molto impegnativo che prevede un importo complessivo di 6635 miliardi di lire nel quinquiennio 1997-2001. [1]

Il risultato reale al momento sicuramente segnalabile è, oltre al peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro, rilevabile nel fatto che la preparazione alla vera privatizzazione e il massiccio ricorso ad una innovazione tecnologica usata in chiave antioccupazione e aumentando incredibilmente i ritmi di lavoro ha fatto si che il personale delle Poste italiane dalla data dell’istituzione dell’Ente è diminuito di circa 34 mila unità passando dalle 222.157 unità del dicembre 1993 a 187.899 del marzo 1996, tendenza confermata anche per il 1997 e il 1998.

 

ENI 4

Ci si è occupatati già del caso studio ENI nel numero precedente di PROTEO e dell’intero approccio al processo di privatizzazione di questo Ente. Ci sembra opportuno tornare sull’argomento per parlare della quarta fase di questa dismissione che si è svolta in questi ultimi mesi.

In primo luogo è bene evidenziare che il gruppo ENI nel primo semestre 1997 ha realizzato cessioni per un incasso complessivo del valore di 108 miliardi di lire, mentre nel secondo semestre del 1997 le operazioni hanno portato ad un incasso complessivo di 983 miliardi di lire.

In specifico nel mese di Febbraio 1997 è stata effettuata la cessione dell’intero pacchetto azionario della società editrice Il Giorno s.p.a. e della Nuova Same alla Poligrafici editoriale s.p.a.; nel Giugno 1997 è stata venduta alla Solmar S.r.l. il 100% del pacchetto azionario della società operante nella produzione e commercializzazione dell’acido solforico, la Nuova Solmine; tra le altre operazioni si ricordano la cessione dell’Agip Servizi, dell’Atriplex ,ecc.

 

Per tornare alla quarta tranches di vendita (chiamata ENI4) si ricorda che il 22 giugno 1998 ad un anno dalla terza tranche di vendita, ha preso il via la fase successiva nella quale il Tesoro ha ceduto il 13,7 del capitale sociale in suo possesso (la quota di partecipazione è ora del 36,7%).

Anche in questa occasione l’IMI e il Credit Suisse First Boston hanno assunto il ruolo di global coordinator, mentre la funzione di advisor e valutatore è stata svolta dalla NM Rothschild & Sons.

Gli obiettivi dichiarati sono sempre gli stessi: da un lato la volontà di continuare sulla strada della privatizzazione (soprattutto in vista di un miglioramento d’immagine, nell’ottica neoliberista, dell’ammissione alla moneta unica europea), dall’altro l’intento di ridurre il debito pubblico destinando i proventi dell’intera operazione (al netto degli oneri) al risanamento del bilancio statale. Si prevede infatti che le cessioni al mercato daranno anche per i prossimi tre anni un consistente contributo al piano di rientro del debito con lo 0,75% del PIL ogni anno, per un totale di quasi 45.000 miliardi tra il 1999 e il 2001.

Va ricordato che l’ENI anche per il 1997 ha presentato dei risultati di bilancio ottimi, con 5.118 miliardi di utile (nel 1996 erano 4.451), un fatturato di 60.718 miliardi di lire e un aumento del dividendo del 16,7%.

La vendita dell’ulteriore quota del 13,7% è stata altamente significativa soprattutto perché il Tesoro dopo questa dismissione ha fatto scendere la propria quota di partecipazione al di sotto del 50%. Questa operazione giustamente criticata dai lavoratori, da molte associazioni di base e ambientali, da intellettuali e da esponenti politici (soprattutto da quelli del Partito della Rifondazione Comunista) è pericolosa soprattutto perché essendo il settore nel quale opera l’ENI altamente strategico è, così sottoposto sempre di più al rischio di scalate al governo e controllo aziendale, da parte delle peggiori espressioni del capitalismo nazionale ed internazionale.


[1] Il programma degli investimenti è finalizzato:alla realizzazione della nuova infrastruttura informatica di telecomunicazione e di automazione dei servizi finanziari (2004 miliardi); alla riqualificazione tecnologica della rete postale (1733 miliardi), al recupero del patrimonio immobiliare con riguardo particolare all’ammodernamento delle agenzie postali (2898 miliardi).